Secondo gli esperti di commercio internazionale, eventuali ostacoli giudiziari difficilmente impediranno al governo statunitense di continuare la propria politica commerciale.
Il 28 maggio un tribunale federale per il commercio ha annullato gran parte dei dazi reciproci introdotti dall’amministrazione, tra cui un dazio base del 10% applicato alla quasi totalità delle importazioni. Ma il giorno successivo, la Corte d’Appello per il Circuito Federale ha temporaneamente sospeso tale decisione, ripristinando le misure commerciali.
Nonostante la battaglia legale in corso e la possibile reintroduzione del blocco, gli analisti sottolineano che i governi stranieri non dovrebbero considerare concluso il processo di riequilibrio commerciale avviato dagli Stati Uniti. L’amministrazione dispone infatti di diversi strumenti legali per imporre dazi mirati e incentivare la ripresa dei negoziati: il presidente può avvalersi di diversi strumenti normativi per imporre dazi specifici o più ampi in risposta a pratiche ritenute scorrette o a minacce alla sicurezza nazionale. Ma naturalmente, secondo gli esperti oltre a valutare gli strumenti presidenziali, è opportuno collaborare immediatamente con il Parlamento affinché entrino in vigore delle leggi ordinarie, che metterebbero fine alla diatriba fra i poteri esecutivo e giudiziario in corso negli Stati Uniti.
Il 28 maggio il Tribunale per il Commercio Internazionale ha ritenuto illegittime diversi dazi “Liberation Day” annunciati il 2 aprile, giudicandoli un superamento dei poteri presidenziali. In seguito alla sentenza del 28 maggio, i mercati azionari statunitensi hanno registrato un marcato rialzo nelle contrattazioni serali. Gli indici Dow Jones Industrial Average e Nasdaq Composite hanno guadagnato fino a 500 punti. Ma all’apertura della Borsa di New York il 29 maggio, l’entusiasmo si è attenuato, con il Dow Jones stabile, il Nasdaq in crescita di oltre 100 punti e l’S&P 500 in aumento dello 0,4%. I rendimenti dei titoli di Stato americani sono diminuiti, con il Treasury decennale sotto il 4,46%. Bill Adams, capo economista di Comerica Bank, ha commentato che gli ultimi sviluppi accentuano «l’incertezza che grava sull’economia quest’anno», osservando che «l’incertezza sui dazi induce molte imprese a rinviare investimenti e assunzioni in attesa di maggiore chiarezza».
Ma alcuni analisti ritengono che l’amministrazione possa comunque mantenere una posizione di forza nei confronti dei partner commerciali, grazie alla possibilità di sostituire o modificare i dazi attraverso altri strumenti legali. Un rapporto di Goldman Sachs ha segnalato come la sentenza «potrebbe non modificare l’esito finale per i principali partner commerciali degli Stati Uniti». Ed è stata suggerita una soluzione immediata: sostituire i dazi universali del 10% con uno simile, fino al 15%, ai sensi della Sezione 122.
Intanto, Kevin Hassett, direttore del Consiglio Economico Nazionale, si è detto fiducioso nel successo degli appelli presentati dalla Casa Bianca, ritenendo che i tribunali confermeranno i dazi: «Eventuali intoppi dovuti a giudici politicizzati non dovrebbero destare preoccupazione e non influiranno sui negoziati» ha dichiarato in un’intervista a Fox Business Network il 29 maggio. Hassett ha inoltre confermato che sono stati finalizzati diversi accordi commerciali in attesa di revisione presidenziale.
Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, ha definito la sentenza del tribunale di New York un rischio per «la posizione degli Stati Uniti nel commercio internazionale», ribadendo che i partner commerciali sono consapevoli delle altre autorità commerciali a disposizione del presidente, come la Sezione 232, per tutelare gli interessi nazionali. È stato inoltre confermato che i negoziati con i partner commerciali proseguiranno.