Il prelievo forzato di organi umani gestito dal regime comunista cinese, inizialmente diretto contro i praticanti del Falun Gong, si è trasformato in una crisi sociale di portata crescente, con ripercussioni mondiali a dir poco allarmanti. Gli esperti dell’Associazione internazionale di Taiwan per la cura dei trapianti di organi hanno messo in luce come recenti vicende — dalla morte sospetta di un medico interno all’uso di reni di neonati per trapianti — abbiano rivelato il funzionamento raccapricciante del sistema cinese dei trapianti, caratterizzato da condotte che si possono solo definire mostruose.
Un caso emblematico, che ha sconvolto il Secondo Ospedale Xiangya dell’Università della Cina del Sud, si è verificato nel maggio 2024: Luo Shuaiyu, un medico internista specializzato in trapianti renali, è morto precipitando da un edificio a poche settimane dalla specializzazione. Il 17 giugno, il padre del giovane ha reso pubblici documenti e registrazioni audio che evidenziano un sistema organizzato di prelieco illegale di organi all’interno dell’ospedale: sul computer del dottor Luo sono state trovate prove che collegano la struttura a un traffico illecito di organi. Il padre, tramite un post su Weibo, ha denunciato che il figlio si era opposto alle richieste dell’ospedale di procurare organi di origine non tracciabile. Gli esperti considerano questo episodio indicativo di una prassi diffusa nelle strutture sanitarie cinesi, dove il personale medico subisce pressioni per individuare donatori, perfino tra i bambini ricoverati. Le registrazioni diffuse dalla famiglia del medico morto, documentano precise direttive dell’ospedale, tra cui l’ordine impartito al dottor Luo di trovare 12 “donatori” pediatrici di età compresa tra i 3 e i 9 anni, pena conseguenze sulla sua carriera accademica.
Il 21 maggio 2024, l’Università Fudan di Shanghai ha inaugurato un centro dedicato ai trapianti pediatrici. Sebbene l’obiettivo dichiarato sia salvare bambini malati, molti genitori cinesi temono che i propri figli siano diventati bersagli per il prelievo di organi. Li Qian, emissario del Partito comunista cinese presso l’ospedale pediatrico, ha dichiarato a Sina che «In poco più di un anno, i trapianti pediatrici hanno superato i 100 casi»; tra questi figurano interventi complessi, come trapianti di reni da “donatori” di peso inferiore a 5 kg. Quindi neonati.
La prassi di trapiantare reni di neonati in adulti è consolidata in Cina. Già nel 2017, il Primo Ospedale Affiliato dell’Università Sun Yat-sen di Guangzhou riferiva che il 90% dei reni di bambini era destinato a pazienti adulti. Uno studio del 2023, condotto dall’Ospedale Renji dell’Università Jiao Tong di Shanghai e pubblicato sull’American Journal of Transplantation, ha descritto due casi di trapianti di reni prelevati da neonati nati a 29 settimane, destinati a donne adulte con insufficienza renale terminale. Gli organi sono stati prelevati nei primi giorni di vita (ogni commento sarebbe superfluo). Il professor Shabih Manzar, docente di pediatria clinica presso la Louisiana State University, ha contestato nel merito queste procedure sulla stessa rivista, rilevando che uno dei neonati non presentava condizioni tali da giustificare la scelta di sospendere le cure salvavita. Gli esperti sottolineano che, con le attuali tecnologie mediche, i neonati pre-termine di 29 settimane hanno elevate probabilità di sopravvivenza e devono essere assistiti con ogni mezzo disponibile. Ma i dati dalla Cina indicano un uso sistematico di questi neonati come donatori.
IL BUSINESS DEI TRAPIANTI IN CINA
A partire dal 1984, una normativa della dittatura cinese ha legalizzato il prelievo di organi da prigionieri giustiziati, inclusi prigionieri politici e di coscienza. Ma è stato con l’inizio della persecuzione del Falun Gong nel 1999 che il settore dei trapianti ha conosciuto un’espansione vertiginosa, perché i praticanti del Falun Gong, bollati come “nemici di classe” dall’allora Segretario generale del Pcc, Jiang Zemin (con ogni probabilità, il peggior criminale della Storia) sono diventati le principali vittime del prelievo forzato di organi. Secondo i dati raccolti dall’Organizzazione mondiale per l’indagine sulla persecuzione del Falun Gong, basati su fonti ufficiali cinesi, prima del 1999 si registravano solo 135 trapianti di fegato in oltre 20 anni, con una media di 5-6 casi annui. Tra il 1999 e il 2006, i trapianti di fegato sono saliti a 14.085, con una media annua superiore a 1.700 casi, un incremento di 180 volte. Gli esperti descrivono questa crescita come la trasformazione dei trapianti in un’industria miliardaria, alimentata da una domanda mondiale e da enormi interessi commerciali.
Nel marzo 2006, un’ex dipendente dell’Ospedale di Shenyang, ha denunciato a The Epoch Times il prelievo forzato di organi dai praticanti del Falun Gong. Questa rivelazione ha avuto un impatto significativo: secondo il Registro cinese dei trapianti di fegato, citato dal Quotidiano del Popolo, i trapianti di fegato sono scesi da 2.970 nel 2005 a 1.822 nel 2007: un calo di circa un terzo. Gli esperti attribuiscono questa flessione alle denunce del 2006, che hanno reso più complesso per il Pcc e le strutture sanitarie da esso controllate continuare a utilizzare gli organi dei detenuti su scala industriale, anche a causa delle incessanti ricerche dei familiari delle vittime. Un declino che testimonia anche l’effetto positivo delle pressioni internazionali e interne.
LE NUOVE VITTIME: UIGURI, GIOVANI E BAMBINI
Con l’intensificarsi dell’attenzione internazionale sulla persecuzione del Falun Gong, il racket del prelievo di organi ha iniziato a colpire i musulmani uiguri, altre minoranze etniche, adolescenti e neonati. Gli esperti osservano che, a differenza di molti Paesi dove i donatori sono spesso anziani, in Cina la domanda di organi da parte di pazienti ricchi ha spostato i prelievi su individui sempre più giovani, in particolare bambini. Negli ultimi anni, diverse province cinesi hanno registrato un aumento di sparizioni misteriose di adolescenti. Nonostante la rete di sorveglianza più avanzata al mondo — con telecamere, big data e riconoscimento facciale — molti casi restano irrisolti, alimentando sospetti che i giovani vengano fatti sparire dal regime per prelevarne gli organi. Un caso fra molti: nell’agosto 2023, Wang Sijun, una bambina di 8 anni con un raro gruppo sanguigno Rh-negativo, è morta durante un controllo di routine all’Ospedale della Croce Rossa dello Yunnan. La famiglia, tramite video pubblicati su Douyin, la versione cinese di TikTok, ha denunciato che la piccola è deceduta nel reparto di nefrologia. L’autopsia ha rilevato uno shock emorragico e tracce di enoxaparina sodica, alimentando il sospetto di un prelievo non autorizzato. Sebbene manchino prove definitive, gli esperti sottolineano che accuse simili, sempre più frequenti, stanno generando un clima di profonda inquietudine.
Un caso documentato rende molto pesanti questi sospetti: tra il 2017 e il 2018, nella città di Bengbu, nella provincia di Anhui, sei imputati, tra cui quattro medici, sono stati condannati per aver ingannato le famiglie dei pazienti e prelevato illegalmente organi da almeno 11 persone. Gli esperti descrivono il racket del prelievo forzato di organi che avviene in Cina come un folle sistema del tutto fuori controllo, guidato dall’ideologia del regime comunista cinese e segnato da una società caratterizzata un livello morale generale ormai azzerato.
L’Occidente, Italia inclusa, sta reagendo – a diversi livelli e in diversi modi – a questa mostruosità, che probabilmente batte tutti i (numerosi e inenarrabili) crimini contro l’Umanità perpetrati dalla dittatura comunista cinese, da quando ha preso il potere nel 1949. Ma ancora non basta: finché anche “una sola” persona sarà vittima di questa bestiale follia del regime cinese, vorrà dire che non si è fatto abbastanza per fermarla.