Oms: la Cina non condivide le informazioni sul Covid

di REDAZIONE ETI/Lily Zhou
1 Luglio 2025 8:22 Aggiornato: 1 Luglio 2025 8:22

Un gruppo di esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato di non poter ancora trarre conclusioni sull’origine della pandemia di Covid-19, a causa della persistente mancanza di collaborazione da parte del regime cinese. Nel rapporto pubblicato venerdì, il Gruppo consultivo scientifico per le origini dei nuovi agenti patogeni — istituito nel novembre 2021 dal direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, e composto da 27 specialisti — ha esortato i governi, in particolare quelli in cui sono stati confermati i primi casi, a rendere accessibili i dati disponibili.

«Tutte le ipotesi devono restare aperte, compresa quella del salto di specie e quella della fuga da laboratorio», ha affermato Ghebreyesus in conferenza stampa, ribadendo l’appello rivolto alla Cina e ad altri Paesi affinché condividano con trasparenza le informazioni utili a chiarire l’origine del virus, nell’ottica di prevenire future pandemie.

Secondo i dati dell’Oms, tra dicembre 2019 e maggio 2023 il Covid-19 — causato dal virus Sars-CoV-2 — ha provocato oltre 7 milioni di vittime a livello mondiale. I primi contagi documentati sono emersi a Wuhan, nella Cina centrale. Tuttavia, non è mai stato individuato il cosiddetto paziente zero. Le autorità sanitarie locali avevano inizialmente individuato nel mercato ittico di Huanan la possibile origine del virus, sostenendo che «la maggior parte» dei primi pazienti fosse legata a quel luogo. Una ricerca pubblicata su The Lancet nel gennaio 2020 aveva però evidenziato che circa un terzo dei primi casi non aveva alcun legame con quel mercato.
Sempre a Wuhan ha sede l’Istituto di virologia, destinatario di oltre un milione di dollari di fondi statunitensi per ricerche sui coronavirus dei pipistrelli. La presenza di quel laboratorio, unita all’occultamento delle fasi iniziali del contagio da parte delle autorità cinesi e ad altri indizi indiretti, ha alimentato l’ipotesi che il virus possa essere fuoriuscito da lì accidentalmente. Nel maggio 2023, George Gao, ex direttore del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha dichiarato alla Bbc che erano state condotte indagini sul laboratorio di Wuhan per accertare l’eventuale responsabilità nella diffusione del virus, senza però rilevare irregolarità.

Nel rapporto diffuso venerdì, il Gruppo consultivo scientifico per le origini dei nuovi agenti patogeni, ha indicato che le prove attualmente disponibili suggeriscono un possibile passaggio del virus dagli animali all’uomo, «direttamente dai pipistrelli o tramite un ospite intermedio». Tuttavia, in assenza di informazioni complete, non è possibile stabilire né le circostanze né il momento in cui questo sarebbe avvenuto.

L’Oms e il comitato di esperti hanno pertanto chiesto alla Cina ulteriori dati, tra cui oltre 500 sequenze genetiche riferite ai primi pazienti, informazioni dettagliate sugli animali venduti nei mercati di Wuhan, nonché documentazione relativa ai laboratori della città. Tra i dati richiesti figurano anche i registri sanitari del personale, le misure di biosicurezza e di sicurezza biologica adottate presso l’Istituto di virologia e il laboratorio della Sanità cinese. Nel testo si rileva che, in mancanza di tali elementi, non è stato possibile esaminare in modo adeguato la pista della fuga da laboratorio, che quindi non può essere esclusa.

Nel gennaio di quest’anno, la Cia ha valutato che l’origine della pandemia sia «più probabilmente» riconducibile a un laboratorio, allineandosi così alle posizioni già espresse in precedenza dall’Fbi e dal ministero dell’Energia statunitense. Nel mese di aprile, l’amministrazione Trump ha rafforzato tale ipotesi modificando il sito ufficiale della Casa Bianca sul Covid-19, definendo il laboratorio «l’origine più probabile» del virus.


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