La riforma del codice di procedura penale «è allo studio e mira a ripristinare i principi liberali voluti da Giuliano Vassalli, eroe delle Resistenza e non sospetto di autoritarismi, il cui codice del 1988-89 è stato imbastardito e snaturato. Speriamo di farcela in questa legislatura».
Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel corso di un’intervista a La Stampa. «La riforma costituzionale – ha spiegato – riguarda due aspetti: la separazione delle carriere e la composizione del Consiglio superiore della magistratura (Csm) con la costituzione di un’Alta Corte disciplinare completamente nuova. La separazione è la logica conseguenza del processo accusatorio voluto da Vassalli 40 anni fa, che si ispira al modello anglosassone, dove pubblici ministeri e giudici appartengono a parrocchie diverse. Vederci un intento punitivo verso la magistratura è un’interpretazione divinatoria di puro intento polemico. Ma credo che l’Associazione nazionale magistrati (Anm) veda l’intento punitivo non tanto nella separazione delle carriere quanto nel sorteggio del Csm e nell’istituzione dell’Alta Corte disciplinare. E questo è sintomatico della riluttanza del sindacato a perdere un potere correntizio che ha esercitato, e malamente per decine di anni. Gli stessi magistrati denunciano la degenerazione delle correnti, e nel caso Palamara hanno usato espressioni forti come ‘verminaio’ o ‘mercato delle vacche’». Ecco, questa riforma «ridurrà di molto il potere delle correnti. Se questa sia punizione, o il ripristino della vera indipendenza della magistratura, lo diranno gli elettori nel referendum che seguirà all’approvazione».
Il caso Palamara «è emblematico. Nessuno – ha osservato il ministro – può ragionevolmente credere che si sia limitato all’ex presidente e ai pochi consiglieri che sono stati costretti allora a dimettersi. Se avesse voluto fare un’opera di vera trasparenza, la sezione avrebbe dovuto fare un’indagine molto più esaustiva, esaminando tutte le intercettazioni di Palamara, e non valorizzando solo quelle che facevano comodo». Il ministro è accusato di comportamento contraddittorio: aveva promesso una depenalizzazione dei reati minori, e invece il governo ha moltiplicato i reati: «Perché i tempi mutano, come i comportamenti e le tecnologie. C’era un notevole vuoto di tutela in alcuni settori, si vedano l’occupazione abusiva di immobili, la violenza alle donne, le truffe informatiche, e lì siamo intervenuti. La tanto criticata norma sui rave party ha sanzionato un fenomeno intollerabile, che infatti è cessato. Abbiamo anche eliminato alcuni reati, come l’abuso di ufficio, con enormi benefici alla pubblica amministrazione, restituendo serenità soprattutto ai sindaci», ha concluso Nordio.