Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha ricevuto in via Arenula una delegazione del Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa, composta dal presidente Alan Mitchell, dal Capo-Delegazione Juan Carlos Da Silva e dal Funzionario Christian Loda. Per la delegazione italiana erano, tra l’altro, presenti il Consigliere diplomatico del ministro, ambasciatore Andrea Ferrari, e il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Stefano Carmine De Michele. Il Comitato, dopo una serie di visite in alcuni penitenziari-campione lungo tutta la penisola, ha riportato le criticità legate al sistema carcerario italiano, in particolare «il sovraffollamento e i suicidi, le scarse attività lavorative e le condizioni sanitarie», auspicando una soluzione a breve e rappresentando che la condizione dei detenuti è strettamente connessa al miglioramento delle condizioni della polizia penitenziaria.
Il ministro, nell’accettare le richieste della Delegazione, ha dettagliato una precisa volontà che inerisce all’accelerazione del Piano di edilizia carceraria e, soprattutto, alla graduale risoluzione del sovraffollamento negli istituti di pena. In questo caso, il suo impegno punta sulla progressiva diminuzione dei detenuti in attesa di primo giudizio, di quelli stranieri e di quelli tossicodipendenti «che sono più malati da curare che criminali da punire», ha detto Nordio. «Siamo ben consapevoli delle criticità rilevate dal Comitato. E la consapevolezza sta anche nell’impegno a risolvere le stesse criticità nel più breve tempo possibile e di relazionare su questo nei nostri prossimi incontri», ha risposto il Ministro alla delegazione. «Mi hanno molto colpito, in particolare, le soluzioni prospettate dal Ministro per risolvere il problema del sovraffollamento della popolazione carceraria, dato che molte volte la costruzione di nuovi edifici non è la soluzione del problema», ha commentato il Presidente Mitchell, rimarcando di ragionare nell’ottica della collaborazione e del supporto comuni. È stato anche trattato il tragico tema dei suicidi negli istituti, la maggior parte dei quali verificatisi a fine pena e determinati spesso da «depressione, dovuta a solitudine, isolamento e mancanza di prospettive». Quella dei suicidi, sempre secondo il Ministro, rappresenta una problematica che può essere attenuata anche col ricorso allo sport e, in particolar modo al lavoro («Come diceva Voltaire il lavoro ci affranca e libera di due pericoli della vita: l’ozio e il bisogno») ottenuto ancora prima di uscire di prigione, come dimostrato dai risultati positivi del progetto «Recidiva Zero». L’incontro si è svolto all’insegna di reciproca soddisfazione, stima e consapevolezza per gli impegni futuri.