La verità sulla danza classica cinese

Di Catherine Yang

L’occidente ha familiarità con il balletto classico. È noto chi l’ha inventato e chi sono state le sue stelle più importanti, così come i classici di repertorio. Sono note le cinque posizioni del balletto, che sono rimaste le stesse da quando è nato. La danza classica cinese, tuttavia, che è il suo corrispettivo sistema orientale altrettanto complesso, ha un’origine decisamente più complicata; tanto che persino la scuola cinese che sostiene di averla inventata non ha chiarezza sull’origine dei movimenti.

Ufficialmente patrocinata dal regime cinese, l’Accademia di Danza di Pechino rivendica di aver inventato la ‘danza classica cinese’, semplicemente perché è una credenza comune. E, dato il vasto curriculum di danza dell’Accademia, le giovani generazioni di ballerini e di studiosi suppongono erroneamente che sia davvero così.

Ma naturalmente non è stato così. «Quello che l’Accademia di Danza di Pechino ha è un programma, una pedagogia e un sistema di movimento che riorganizza la danza classica cinese, e l’ha portata nel sistema delle accademie. Questo è tutto», sostiene Guo Hua Ping, un’istruttrice di danza classica cinese a New York.
«Come può un moderno sistema di insegnamento diventare improvvisamente ‘classico’ con una storia di 5 mila anni?», chiede Guo.

Per comprendere meglio la formazione di questa disciplina, radicata in una tradizione che risale a 5 mila anni fa, abbiamo parlato con esperti che hanno dedicato la loro vita a preservarla.

Formazione operistica

Guo Hua Ping, ora ottantenne, è nata in Cina nel 1935 ed è cresciuta a Pechino. Durante la sua carriera ha visto la forma d’arte svilupparsi, crescere in popolarità e trasformarsi in qualcosa di completamente diverso.

Insegnante Shen Yun
Guo Hua Ping. (Copyright Shen Yun Performing Arts)

«Devo aver iniziato a danzare quando avevo circa 13 anni, e da allora non ha fatto altro. Come altro si può chiamare se non predestinazione?», racconta Guo.

Questa era la Cina comunista degli inizi, prima della rivoluzione culturale. Tra i primi ricordi che Guo ha di allora ci sono gli eventi di Capodanno nei templi, con danze e spettacoli di arti marziali.
«C’erano due templi vicino a dove sono cresciuta», racconta Guo. Questi erano luoghi di riverenza per il cielo, grandi sale costruite dagli imperatori per porgere gli omaggi al divino. E durante le principali festività, erano anche luoghi di celebrazione, dove la gente accorreva per pregare e bruciare gli incensi alle divinità e assistere a spettacoli.

«C’erano gruppi che rappresentavano l’Opera di Pechino e mettevano in scena spettacoli: i costumi, la recitazione, la danza, gli oggetti di scena, i vari movimenti dell’Opera di Pechino. Era tutto lì», aggiunge Guo. «Ero molto giovane e mi piaceva molto. Tornavo a casa e copiavo quello che avevo visto, solo per gioco».

Più tardi avrebbe capito che questi scorci dell’Opera di Pechino che aveva visto erano la vera essenza, un’arte tradizionale di lunga data che era stata tramandata e sviluppata attraverso i secoli.

«Questa era in realtà la danza cinese», sostiene; realtà che è diventata un punto di riferimento importante per lei in seguito.

Più avanti nella sua vita, Guo è entrata in un istituto militare di arti dello spettacolo, che a un certo punto si è chiamato Compagnia di Teatro Zhongnan; lo Stato aveva iniziato a reclutare giovani militari e così hanno visto che lei dimostrava talento nelle piccole scenette e rappresentazioni a scuola.

Nell’istituto d’arte militare, gli studenti imparavano da esperti dell’Opera di Pechino, come quelli che avevano studiato con Mei Lanfang, il famoso artista che per primo divulgò l’opera cinese fuori dalla Cina. Gli studenti potevano specializzarsi in varie attività o in vari ruoli, ma l’opera cinese era la base fondamentale di tutto, e tutti seguivano queste lezioni.

Secondo quanto raccontato da Guo, non si iniziava con una teoria separata o un corso di tecnica sull’allenamento vocale o sul movimento dei piedi; si studiavano invece intere storie trasmesse tramite dimostrazioni dagli insegnanti agli studenti. Gli insegnanti prendevano scene da opere famose e le insegnavano nella loro interezza: i passi, la messa in scena, i gesti, le canzoni, persino come riscaldarsi in ogni lezione. Gli stessi esperti provenivano da compagnie teatrali che generalmente possedevano una sorta di sistema di apprendistato, con un ballerino principale che guidava un certo numero di studenti.

«Come la compagnia d’arte di cui facevo parte all’epoca, molti gruppi di danza professionali in tutto il Paese stavano imparando e organizzando stili e tecniche di danza da opere tradizionali come l’Opera di Pechino e l’Opera di Kunqu, che generalmente venivano chiamate danza classica cinese».

Per fare un esempio, Guo ha dimostrato un distinto giro della testa, il modo in cui le dita erano posizionate e le mani si muovevano, l’inflessione nel tono. «Tutti lo sapevano», afferma, descrivendo diversi passi fondamentali con i loro nomi. Guo ha ricordato allo stesso tempo come diversi tipi di nuovi personaggi salivano sul palco con un’introduzione, e come venivano usati diversi oggetti di scena come le doppie lame. Ha descritto una scena d’opera in particolare, che veniva insegnata alle prime classi, raffigurante una giovane donna che consola un imperatore con una canzone. Era una forma d’arte sistematica con un vocabolario sviluppato di movimenti e un repertorio prestabilito.

Pochi anni dopo che Guo ha iniziato a studiare all’istituto, fu formata dallo Stato nel 1954 la Scuola di Danza di Pechino, poi rinominata Accademia di Danza di Pechino (Bda). Questa scuola ha dato inizio a uno dei più grandi cambiamenti della danza cinese stessa.

La formazione della scuola come prima cosa comportò l’intervistare molti esperti dell’Opera di Pechino per decidere come meglio insegnare sistematicamente la danza cinese. Poi gli insegnanti di danza dell’Unione Sovietica furono invitati a condurre le lezioni, il che introdusse un altro livello di cambiamenti in quella che era conosciuta come danza cinese.

«I ballerini dell’Unione Sovietica […] hanno creato una sorta di forma ibrida di balletto cinese», spiega Guo.

Il balletto ibrido

All’epoca, gli Stati comunisti della Cina e dell’Unione Sovietica avevano buone relazioni, e così anche se la Cina non aveva ancora iniziato ad ‘aprirsi’ al mondo, invitò molti esperti di danza dell’Unione Sovietica a servire da istruttori.

Guo ha spiegato come la Accademia di Danza di Pechino (Bda) abbia usato la pedagogia del balletto fin dall’inizio. Con l’aiuto di esperti sovietici di balletto e di sistemi di insegnamento del balletto, cercarono di riorganizzare la danza classica cinese, attingendo alla danza operistica cinese con un sistema di insegnamento corrispondente.

Tuttavia, era impossibile per gli istruttori cogliere, e tanto meno essere in grado di insegnare, qualcosa che si era sviluppato in modo completo in migliaia di anni. Con l’introduzione del linguaggio della danza classica, alcuni elementi sono scomparsi automaticamente dal vocabolario, in particolare le tecniche di volteggio come le capriole a mezz’aria o i salti mortali all’indietro.

Tanto per iniziare, si sono perse cose più fondamentali in questo uso della pedagogia straniera, perché il carattere di ogni forma di danza è diverso.

«Ci sono molte differenze […] La danza tradizionale cinese ha partenze esplosive e una sorta di modo circolare di muoversi, movimenti arrotondati», ha spiegato Vina Lee, un’istruttrice di danza classica cinese che è cresciuta allenandosi in questo periodo della forma ibrida balletto-cinese. All’epoca era così mischiata che non avrebbe riconosciuto quali parti erano tratte dal balletto e quali dalla danza tradizionale cinese.

Presidente Shen Yun
Vina Lee. (Copyright Shen Yun Performing Arts)

Lee, ora presidente del Fei Tian College a nord di New York, ha anticipato che probabilmente solo dopo essere arrivata negli Stati Uniti ha iniziato a capire la danza classica cinese, sebbene fosse stata istruttrice di danza classica per molti anni.

Anche se questo ibrido balletto-cinese ha dominato la scena per alcuni decenni prima di cedere il passo ad altre forme, la sua introduzione ha giocato un ruolo significativo nella perdita della danza classica cinese.

«Siccome [l’accademia di danza di, ndr] Pechino stava usando questo ibrido balletto-cinese, tutto il Paese si è allineato e l’ha replicato. Hanno messo i ballerini sulle punte», spiega.

«Ma usare il balletto per esprimere cose cinesi, in realtà non funziona. Stai usando una lingua occidentale per trasmettere il contenuto di un’altra cultura», sostiene la Lee. Per esempio, si pensi a quanto sia difficile tradurre correttamente un modo di dire in una lingua e mantenerne il significato: questa difficoltà è moltiplicata di molte volte, nella danza.

La traduzione tra le lingue per le cose di tutti i giorni potrebbe essere un compito semplice, ma questa è arte e arte con profonde radici culturali. L’Oriente non ha il concetto di ‘Pietà’, per esempio, e l’Occidente non ha immediata familiarità con l’idea di ‘coltivazione spirituale’.

Pietà di Michelangelo
Ci sono differenze fondamentali tra l’Oriente e l’Occidente. L’Oriente non ha il concetto di “Pietà”, per esempio, mentre l’Occidente non ha un chiaro modello di auto-coltivazione. La “Pietà” di Michelangelo conservata nella Basilica di San Pietro in Vaticano. (CC-BY-SA 3.0)

«Ogni gesto, ogni giro della testa, ogni sguardo – sono distintamente culturali». Per spiegarlo, la signora Lee fa una dimostrazione, proprio in piccole cose come l’angolo della testa, o come tenere le braccia o il posizionamento delle dita. La differenza è netta e immediata. Piccoli cambiamenti apportati ad ogni passo lungo la strada possono aggiungere molto: «Oppure, se la parte superiore del corpo è danza cinese ma i piedi sono sulle punte, cosa trasmette?».

«Non è che il balletto non sia bello o completo, ma è una forma completamente diversa», spiega Lee. «Il balletto è fatto di belle linee lunghe e salti e atterraggi puliti. Come si fa a mischiare tutto questo? E i balletti rivoluzionari [approvati dal Partito Comunista Cinese, ndr] avevano un messaggio propagandistico molto forte, non del tutto compatibile con il balletto classico».

Ma il più grande danno allo sviluppo della danza cinese non è stato quello di aver mescolato qualche passo di danza classica. È stato che ha rimosso la tradizione dall’equazione e ha aperto le porte ad un’ulteriore ibridazione. La danza tradizionale cinese, che proveniva in gran parte dall’opera cinese, con radici nelle corti imperiali delle antiche dinastie, non era mai stata trasmessa e insegnata su vasta scala nazionale. Non come l’ibrido balletto-danza cinese. In pochi anni, la gente ha dimenticato o è stata costretta a dimenticare il significato dei movimenti e delle storie tramandate attraverso l’opera cinese, e le cose che non sono significative vengono poi facilmente rimosse.

La rivoluzione

La Cina e l’Unione Sovietica alla fine si separarono; gli esperti se ne andarono e la rivoluzione culturale ebbe luogo poco dopo.

«O seguivi il Partito o venivi spedito a lavorare nei campi», ha dichiarato la Lee. «Quindi c’è stata una pausa nello sviluppo artistico per un periodo di tempo».

Poster della Rivoluzione Culturale
Questo poster, esposto alla fine del 1966 a Pechino, mostra alle Guardie Rosse come trattare un cosiddetto nemico del popolo durante la Rivoluzione Culturale. Durante questo periodo sanguinoso, l’arte fu usata solo per ‘rieducare’ la gente. (Jean Vincent/AFP/Getty Images)

Durante questo periodo, c’erano quelle che venivano chiamate ‘Otto Opere Modello’. Questo insieme di opere e balletti fu ideato dalla moglie del leader comunista Mao Zedong, Jiang Qing, e aveva lo scopo di glorificare la rivoluzione comunista e inaugurare il culto della personalità di Mao.

Guo, che ha danzato per tutta la vita, ricorda che nessuno osava eseguire altre opere in quel periodo. Mao voleva sostituire il vecchio con il suo nuovo; persino Confucio fu buttato fuori. Chi avrebbe osato provare a sviluppare contenuti in quella direzione?

«Che cosa avremmo potuto eseguire?», ha mostrato alcuni movimenti bruschi, del tipo che un bambino potrebbe inventarsi per scherzo per deridere Hitler o Stalin in una marcia, e poi ha fatto una smorfia. Se date uno sguardo a il ‘Distacco rosso delle donne’, il più famoso Balletto di gruppo odierno, è effettivamente così. Dei temi marxisti violenti comunicati attraverso l’elegante balletto classico assomigliano a un sorta di Frankenstein della danza.

Dopo la Rivoluzione culturale, gli istituti di tutta la nazione furono sostituiti da varie compagnie di arti dello spettacolo, molte delle quali cambiarono nome diverse volte con la ripianificazione dei territori dei distretti cittadini. C’erano ancora scuole di danza classica, afferma Guo, ma non c’era nulla che si chiamasse ‘danza tradizionale cinese’ o ‘danza classica cinese’. Vari elementi della danza tradizionale cinese, come le tecniche di volteggio o i calci acrobatici, erano usati da chiunque e in qualsiasi modo volessero, in particolare nelle competizioni di ginnastica e di acrobatica. La danza era un miscuglio con poca filosofia dietro, eccetto forse quella di abbagliare e impressionare e attirare tutto il pubblico possibile. Non c’era altro modo per un artista di guadagnarsi da vivere in una società che aveva eliminato la cultura.

«È stato un periodo molto confuso», aggiunge Guo. «La parte peggiore è stato probabilmente che i cinesi non potevano più riconoscere nelle arti quali aspetti fossero cinesi. Non potevamo riconoscere la nostra tradizione».

Riscoprire la cultura cinese

Lee ricorda di non essere mai stata particolarmente orgogliosa di essere cinese finché non ha iniziato a imparare la danza classica cinese e, per estensione, la cultura tradizionale cinese.

«Prima non avevo capito, e francamente non ero interessata, alle arti cinesi. Non sapevo come apprezzarle», afferma Lee. «Ho dovuto capire cosa fosse la cultura».

Lo ha descritto come un processo di apprendimento che risale ai fondamenti, sia della mente che del corpo.

Proprio come il balletto è stato, nel corso dei secoli, espressione di varie culture occidentali, la danza classica cinese può essere ben compresa come un’espressione della cultura tradizionale cinese che avviene mediante movimenti gradevoli alla vista.

Dobbiamo prendere in considerazione la linea temporale: questa è una civiltà che risale a 5 mila anni fa, con figure culturali formative come Confucio e Laotzu, quasi contemporanee di Socrate, considerato il padre della filosofia in Occidente, due civiltà fa. Ed è passato solo meno di un secolo da quando la presa di potere comunista della Cina ha vibrato una mannaia per rompere la lunga linea ininterrotta della tradizione.

Laozi
“Laozi a cavallo di un bue”, dinastia Ming (1368-1644), di Zhang Lu. Museo Nazionale del Palazzo. (Pubblico dominio)

Allora, in cosa consiste la cultura tradizionale cinese? Alla sua base c’è l’idea dell’armonia tra cielo e terra, e la riverenza per il divino. Si dice che sia ‘ispirata dal divino’, perché gli antichi cinesi credevano che la vita stessa fosse data dal divino, insieme alla maggior parte degli aspetti della cultura cinese.

Prima che la prima dinastia fosse stabilita, c’erano i Tre Sovrani o semidei: Suiren, che inventò il fuoco; Fuxi, che inventò la caccia e la pesca; e Shennong, l’inventore dell’agricoltura. Poi ci furono i primi imperatori, che si credeva avessero capacità divine o potessero comunicare con esseri divini. Tutto, dalla lingua scritta all’abbigliamento e al modo in cui gli imperatori governavano, aveva una qualche connessione, una connessione esplicita, con il divino.

Negli scritti degli studiosi e degli storici che coprono i millenni, ci sono costanti menzioni del divino e del vivere virtuosamente, in accordo con il Cielo, in modo che le persone possano ricevere benedizioni dagli dei. Le lezioni della storia, attraverso le numerose dinastie, si intendono distillate nelle cinque virtù cardinali: benevolenza, rettitudine, correttezza, saggezza e fedeltà. Inestricabili dalla cultura sono anche le tre religioni del buddismo, del taoismo e del confucianesimo.

Lee continua a spiegare che questo sistema di valori è una componente importante per capire cos’è la danza classica cinese, in parte perché, conoscendo questo, si comincia a vedere il motivo per cui ci si muove in questo o quel modo per trasmettere un’idea o un sentimento. La danza classica cinese è tipicamente una forma d’arte narrativa, e per ritrarre o capire grandi figure storiche come l’imperatore Kangxi, il generale Yue Fei, o il poeta Li Bai, si deve capire il contesto culturale delle loro storie. Se si rimuove la cultura dalla danza cinese, non è davvero una danza cinese.

Ballerino di Shen Yun
La performance di danza di Tony Xue “Han Xin da ragazzo”, un omaggio al grande generale cinese, gli ha fatto guadagnare parte del primo premio nella divisione maschile junior della New Tang Dynasty Television’s 2009 International Classical Chinese Dance Competition. (Edward Dai/ The Epoch Times)

Trovare i movimenti

Con le campagne comuniste che hanno rovinato la cultura tradizionale cinese, gli artisti avevano poco su cui contare, anche se volevano mettere insieme qualcosa di autentico.

Ma secondo questi ballerini, se si comprende la cultura tradizionale, si possiedono già molti tasselli per costruire qualcosa di originale e tradizionale.

Ad esempio esistono chiari concetti di femminilità e mascolinità, sostiene Lee, e non è difficile capire se la propria danza li esprime. Si inizia anche a capire che cosa è l’arte tradizionale cinese e si può capire quando un pezzo non è adatto; una linguaggio prima estraneo diventa più semplice da decifrare.

«Nella cultura tradizionale cinese, nell’arte, molto viene da un luogo chiaro e calmo della mente. Una sorta di pace che è proprio un’oasi nella nostra vita frenetica e moderna», spiega Lee.

Avere la comprensione fondamentale della cultura tradizionale cinese diventa utile per riconoscere anche la tecnica e il sistema di movimenti inerenti alla forma di danza.

Ad esempio molti dei movimenti sembrano simili alle arti marziali, che si sono sviluppate in concomitanza con l’arte estetica della danza nel corso di 5 mila anni. Lee fa notare che in cinese le due parole condividono un carattere omofono. Le arti marziali si chiamano ‘wushu’ e la danza ‘wudao’, nonostante il carattere «wu» sia scritto diversamente per ciascuna parola.

Ballerino di danza classica cinese
Uno dei concorrenti del concorso internazionale di danza classica cinese di NTDTV. (Dai Bing/The Epoch Times)

Queste forme, infatti, condividono molti movimenti. Lee mostra un pugno, e poi lo fa di nuovo ma con un inizio più veloce e un finale più morbido, concludendo con una rotazione della mano. «Quando li si usa nella danza, i movimenti vengono abbelliti», aggiunge.

Prima di essere smembrati pezzo per pezzo dopo la fine dell’ultima dinastia, i movimenti della danza classica cinese erano stati tramandati per migliaia di anni attraverso le corti imperiali e le produzioni operistiche regionali. Ma i movimenti delle arti marziali non sono stati danneggiati allo stesso modo.

Anche quando le arti marziali hanno subito un calo di popolarità, o quando hanno perso la loro componente spirituale, i movimenti e le serie di movimenti non sono cambiati, e quei vecchi praticanti di arti marziali nelle montagne hanno continuato a tramandarli.

«Non puoi cambiare i movimenti perché sono funzionali», afferma Lee. «Se li cambi, non sono più efficaci». Se qualcuno ti colpisce, devi comunque schivare. C’è ovviamente un modo migliore o peggiore di usare una lancia o una spada. Non si può inventare mentre si va sul campo di battaglia.

Così, molti dei movimenti e anche il modo in cui si combinano è stato mantenuto, e molti lo vedono come una benedizione.

Questi movimenti conservati nelle arti marziali, insieme al modo di muoversi tratto dall’opera cinese, creano un linguaggio molto vivo.

Come spiegano gli esperti, la danza classica cinese è così espressiva perché è il significato dietro un movimento che spinge il corpo a muoversi.

Questo viene chiamato ‘yun’, o portamento del ballerino, che può incarnare un preciso imperatore o un eroe leggendario, o un personaggio meno specifico, come uno studioso della dinastia Tang, o una principessa della corte della Manciuria.

L’impatto della cultura

Ecco perché la tecnica non basta. Puoi essere un ballerino con i calci più alti e i salti più impressionanti, ma se non hai il vocabolario – il metodo di movimento, la comprensione culturale – quando sali sul palco, non puoi rappresentare in modo convincente nessuno.

Ballerino di danza classica cinese
Prova generale al Fei Tian College Middletown, l’unico college della nazione che offre corsi di danza classica cinese BFA e MFA insieme a corsi di danza classica. (Fei Tian College Middletown)

«Quando si comprende a fondo la danza classica cinese, è come, ‘Oh! Da solo è un linguaggio ricco e complesso», dichiara Lee.

Se si parla con i ballerini cinesi classici di oggi, Lee compresa, molti paragonano il processo creativo dell’apprendimento della danza classica cinese a quello dell’apprendimento di ciò che significa essere umani. Questo è dovuto in parte al fatto che, come artista dello spettacolo, si funge spesso da traduttore della profondità e della genialità dell’esperienza umana. Proprio come i musicisti classici interpretano per gli ascoltatori le partiture di compositori ormai scomparsi ma geniali, i ballerini cinesi classici stanno effettivamente interpretando la cultura e la storia divinamente ispirate dell’antica Cina.

«Queste storie hanno tutte un contesto culturale», spiega Lee. «Se non capisci la purezza e la calma, non puoi esprimerle».

«Per imparare la danza classica cinese, è necessario avere quel fondamento morale e culturale: è per questo che la gente sente che è bella», sostiene Lee. Sente spesso dire dal pubblico che è così bella, ma si chiedono come, o perché sentono quella calma quasi eterea.

È perché questi artisti perseguono la bellezza di una natura trascendente. Basta una leggera torsione dello sguardo o una leggera rotazione del corpo per trasformare quella bellezza trascendente in una bellezza di tipo meramente sensoriale… da qualcosa di sincero a qualcosa di ironico o, peggio, volgare.

«Deriva dalla tua mentalità», ribadisce Lee: l’intenzione guida il movimento, e attraverso un linguaggio così ricco ed espressivo, il pubblico sicuramente capirà cosa viene trasmesso. Anche se la forma in sé non è illimitata, può trasmettere cose illimitate.

Questo è un tipo di espressione in cui l’anima stessa dell’artista è in mostra.

Verso la tradizione

Guo e Lee sono state entrambi manager della compagnia Shen Yun Performing Arts, la compagnia di New York che ha portato la danza classica cinese alla ribalta.

Alcune scuole in Cina, sprovviste della comprensione della cultura tradizionale, hanno cercato di mettere insieme movimenti e stili decisamente meno riusciti. Ma coloro che hanno lavorato con Shen Yun riconoscono che sia diventata la migliore compagnia di danza classica cinese a livello internazionale, anche se affermano di non essere stati spinti da questo obiettivo.

«Queste tradizioni di 5.000 anni sono molto preziose e devono essere custodite», afferma Guo. «La tradizione non può essere separata dalla nostra responsabilità. Ognuno di noi [artisti, ndr] ha una responsabilità».

«Stiamo tornando verso la tradizione e i valori tradizionali: non è facile. Anche il sistema di valori qui è diverso, quindi tutto ciò che esprimiamo [rispetto ad altre scuole, ndr] sembra diverso. Che si tratti di Han Xin, o Yue Fei, o Wu Song, come si possono interpretare queste figure con la sensibilità moderna? Sarebbero irriconoscibili», afferma. «E cosa si cerca di dare al pubblico? Qualcosa di significato, di valore… Non siamo qui per vendere biglietti, ma per dare al pubblico le cose migliori, il meglio della cultura umana, della saggezza e delle relazioni».

Anche se non esiste un ‘repertorio classico’ per quanto riguarda la danza classica cinese, e forse la pedagogia è stata reinventata da varie scuole negli ultimi decenni, i gesti, il sistema di movimenti, la tecnica, le storie e l’anima espressiva della forma d’arte sono cose che nascono da 5 mila anni di civiltà di ispirazione divina.

Coloro che percorrono la via della danza classica cinese oggi non sono alla ricerca di «spettacoli storicamente informati», ma cercano di riconnettersi profondamente a una cultura che è stata violentemente strappata via al popolo cinese meno di cento anni fa. Gli sviluppi della danza cinese che Guo ha visto nel corso della sua vita sono, in realtà, sviluppi dettati dallo Stato o un risultato della spinta dell’ideologia marxista dello Stato, e per niente cambiamenti organici guidati dagli artisti. Fino ad oggi, naturalmente.

 

Articolo in inglese: The Truth About Classical Chinese Dance

 
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