Obama: nessun riscatto pagato all’Iran

Il 4 agosto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha tenuto a precisare che il versamento di 400 milioni di dollari nelle casse iraniane (pagamento in contanti avvenuto in concomitanza con il rilascio di quattro americani prigionieri a Tehran) non ha niente a che vedere con il pagamento di un riscatto.

La puntualizzazione è arrivata in risposta a un report di inizio settimana del Wall Street Journal, in cui si affrontava l’argomento dei cittadini americani rilasciati a gennaio, proprio nello stesso momento in cui l’amministrazione Obama inviava il contante con un aereo cargo non contrassegnato.

I funzionari americani riferiscono che i 400 milioni erano la prima rata di un accordo che l’amministrazione Obama ha raggiunto con l’Iran, per risolvere una disputa decennale su un affare di armi sfumato (era stato firmato appena prima della disfatta di Shah Mohammad Reza Pahlavi nel 1979). L’intesa era stata raggiunta davanti a un tribunale internazionale nello stesso weekend in cui gli Stati Uniti e le altre potenze mondiali trattavano un accordo sul nucleare con l’Iran.

In risposta al rilascio dei cittadini americani, gli Stati Uniti hanno a loro volta rilasciato sette cittadini iraniani e ritirato la richiesta di estradizione per altri 14 di loro. «Abbiamo annunciato questi pagamenti a gennaio – si è giustificato Obama in una conferenza diretta streaming –  Non era un segreto».

Obama ha aggiunto che la sua amministrazione aveva già spiegato come l’Iran avesse presentato reclami a un tribunale internazionale, e come gli Usa, per evitare accuse e a seguito di consulenze legali, avessero concordato con la Repubblica Islamica un pagamento di 1,7 miliardi di dollari per risolvere la disputa: «Dopo l’accordo sul nucleare e i prigionieri rilasciati, era tempo di risolvere anche questa controversia».

Anche se a gennaio Obama non aveva rivelato l’effettivo pagamento in contanti di 400 milioni di dollari, aveva comunque fatto capire che gli Stati Uniti avrebbero dato del denaro all’Iran: «Gli Stati Uniti e l’Iran stanno ora risolvendo una controversia che va avanti da tempo, che include delle richieste al governo degli Stati Uniti. All’Iran verranno restituiti i fondi che gli spettano, compresi gli interessi, ma molto meno di quanto l’Iran ha richiesto; questo accordo ci evita di perdere i miliardi di dollari che l’Iran avrebbe potuto chiedere».
E mercoledì Obama ha chiarito: «Non abbiamo pagato un riscatto per gli ostaggi», aggiungendo che diversi americani sono tenuti in ostaggio in tutto il mondo e che gli Stati Uniti d’Amerirca non pagheranno mai nessun riscatto.

Per il presidente Usa infatti, sarebbe «contro ogni logica» pagare un riscatto all’Iran così platealmente. Obama ha spiegato che la ragione per cui il pagamento è arrivato in concomitanza con il rilascio dei prigionieri e con l’accordo nucleare, è che Stati Uniti e Iran hanno ripreso i rapporti diplomatici dopo molti anni.
Il presidente Usa ha anche spiegato che il denaro è stato consegnato in contanti perché gli Stati Uniti sono «molto rigorosi rispetto alle sanzioni», e perché il Paese non ha «relazioni bancarie» con l’Iran.

Ma una fonte intervistata dal Wall Street Journal, riferisce che i funzionari del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America (Doj) hanno inviato i 400 milioni di dollari in contanti mentre l’Iran rilasciava i detenuti americani: «si sapeva quello che sarebbe potuto accadere: si temeva che l’Iran lo avrebbe potuto considerare il pagamento di un riscatto»

Sempre secondo quanto riportato dal Wsj, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti non ha contestato l’accordo di 1,7 miliardi di dollari con l’Iran, ma era preoccupato per eventuali altri accordi con l’Iran: i procuratori del ministero non erano convinti del rilascio dei detenuti iraniani e di come così tante indagini penali in corso (contro individui sospettati di aver violato le sanzioni) fossero state improvvisamente troncate.

Ma nonostante questo, secondo quanto riferito da un funzionario della Giustizia al Wall Street Journal, il ministero ha «pienamente supportato la decisione finale dell’amministrazione per risolvere i diversi problemi con l’Iran», incluso l’accordo e «il rimpatrio dei cittadini statunitensi detenuti in Iran».

La liberazione dei prigionieri è stata interpretata dal segretario di Stato Usa John Kerry e l’amministrazione Obama come una svolta diplomatica. Tra gli americani rilasciati figura anche il giornalista del Washington Post Jason Rezaian, il parroco dell’Idaho Saeed Abedini e l’ex sergente dei marines Amir Hekmati.

Articolo in inglese: Obama on $400 Million Given to Iran: “It Wasn’t a Secret”

 
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