Ue, verso la sorveglianza delle chat private per «combattere gli abusi sessuali»

Le chat private di tutti i cittadini potrebbero essere presto sorvegliate per il fine ultimo di «combattere gli abusi sessuali su minori online», questo è quanto proposto dalla Commissione europea.

La proposta di legge, da alcuni definita ‘controversa’ per comprensibili ragioni legate alla privacy – ma che si costruisce su uno scopo almeno all’apparenza nobile, combattere la pedopornografia – diventa ancora più concreta ora che anche la conferenza dei ministri dell’Interno dell’Unione europea ha dato il suo appoggio, annunciando la discussione finale sul regolamento ‘chatcontrol’ per il 3-4 marzo 2022.

Ma il fatto stesso che l’attuazione di tale proposta di legge sia stata più volte rimandata (sarebbe dovuta entrare in vigore a fine 2021) la dice lunga sugli attriti e le discussioni che sta generando negli ambienti politici dei vari Paesi Ue.

Va precisato che alcuni provider dei servizi di messaggistica online stanno già di loro spontanea volontà comunicando alle autorità le conversazioni con sospetti contenuti pedopornografici. Tuttavia, secondo l’attuale normativa europea sulla privacy (2002/58/CE) non potrebbero farlo, o mancherebbe loro una base giuridica per farlo; questo perché la normativa tutela proprio la riservatezza delle conversazioni e dei dati personali nelle comunicazioni elettroniche. E proprio per questo motivo si renderebbe necessaria una deroga alla normativa vigente, prevista da questa nuova proposta di legge volta a «combattere gli abusi sessuali».

La nuova proposta di legge inserirebbe quindi una deroga «temporanea» della durata di 3 anni, nell’attesa di una «adozione della legislazione a lungo termine». Tra le critiche mosse alla legge c’è l’obiezione di limitare potenzialmente la privacy e la libertà di tutti i cittadini europei a causa di un piccolo gruppo di criminali.

In un primo momento rimarrebbe a discrezione dei provider di servizi di messaggistica se utilizzare o meno tali strumenti di controllo, che andrebbero a setacciare le conversazioni alla ricerca di quelle parole chiave incriminate, e tramite un apposito algoritmo il tutto verrebbe spedito direttamente alle autorità di polizia.

Tuttavia, si legge nel regolamento 2020/0259 che tale base volontaria potrebbe diventare presto un obbligo per i fornitori dei servizi di messaggistica. Tradotto significa che servizi mail, o di messaggistica istantanea come Whatsapp, Telegram ecc., potrebbero presto essere costretti a sorvegliare le conversazioni: anche le chat con crittografia end-to-end.

 
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