L’Ue chiede a Pechino di liberare la giornalista Zhang Zhan

Di Alexander Zhang

Martedì l’Unione Europea ha chiesto al regime di Pechino di rilasciare la cittadina e giornalista cinese Zhang Zhan, incarcerata per aver riportato notizie sull’epidemia di Covid-19 a Wuhan.

La reporter è stata condannata a quattro anni di carcere il 28 dicembre, divenendo il primo caso noto di un giornalista condannato da Pechino per aver fornito informazioni di prima mano sulla pandemia del virus del Pcc in Cina.

In una dichiarazione, la delegazione dell’Ue in Cina ha citato «fonti credibili» secondo cui la Zhang ha subito torture e maltrattamenti durante la sua detenzione e le sue condizioni di salute sono gravemente peggiorate.

«È fondamentale che riceva un’adeguata assistenza medica – ha dichiarato un portavoce della delegazione dell’Ue – Le restrizioni alla libertà di espressione, all’accesso all’informazione, l’intimidazione e la sorveglianza dei giornalisti, così come le detenzioni, i processi e le condanne dei difensori dei diritti umani, degli avvocati e degli intellettuali in Cina, sono in crescita e continuano a essere fonte di grande preoccupazione».

La delegazione europea ha inoltre espresso preoccupazione per l’incarcerazione di Yu Wensheng, avvocato di spicco nel campo dei diritti umani. Il 13 dicembre, infatti, l’Alta Corte del Popolo del Jiangsu ha confermato la decisione del tribunale di primo grado sul caso di Yu, confermando una condanna a quattro anni senza dare ai suoi avvocati difensori la possibilità di presentare documenti per la difesa.

Il portavoce dell’Ue ha quindi chiesto l’immediato rilascio di Zhang e Yu, e degli «altri difensori dei diritti umani detenuti e condannati», così come di «tutti coloro che si sono impegnati a fare giornalismo in merito a questioni di pubblico interesse».

La Zhang, un ex avvocato di 37 anni, era arrivata a Wuhan, epicentro della pandemia cinese, all’inizio di febbraio, e aveva iniziato a pubblicare i suoi reportage sui social media. Ha anche spesso criticato le misure adottate dalle autorità cinesi per fermare la diffusione del Covid-19.

La prima volta è scomparsa a maggio, prima che le autorità cinesi confermassero il suo arresto solo un mese più tardi. Il suo atto d’accusa, che è diventato di dominio pubblico a metà novembre, mostra che la Zhang è stata incarcerata perché avrebbe «diffuso informazioni false tramite testi, video e altri mezzi di comunicazione», a detta delle autorità.

L’atto del tribunale accusava Zhang anche di aver «speculato maliziosamente» sulla pandemia di Wuhan «parlando con i media stranieri Radio Free Asia ed Epoch Times». Di fatto, la Zhang è stata intervistata più volte dall’edizione in lingua cinese di Epoch Times.

La Zhang stava portando avanti lo sciopero della fame da mesi, prima della sua comparizione in tribunale del 28 dicembre. In un post sui social media del 17 dicembre, il suo avvocato Ren Quanniu aveva scritto che la Zhang era così magra per i patimenti da non essere quasi riconoscibile.

Rimane ignota invece la sorte di altri tre cittadini giornalisti cinesi che hanno diffuso informazioni senza censura nella prima fase dell’epidemia: Chen Qishui, Fang Bin e Li Zehua, sono tutti scomparsi ormai da diversi mesi.

 

Articolo in inglese: EU Urges China to Free Citizen Journalist Jailed for Reporting on COVID-19

 
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