Trump su Russiagate: «Quando riavrò indietro la mia reputazione?»

Di Eva Fu

L’ex presidente Donald Trump ha definito l’indagine contro di lui in merito a presunti legami con la Russia «uno dei più grandi scandali politici della storia». Questo in seguito alla testimonianza del tribunale del 20 maggio che ha rivelato che Hillary Clinton aveva dato l’approvazione per diffondere le affermazioni che collegavano Trump a una banca russa.

«Questo è uno dei più grandi scandali politici della storia», ha detto Trump a Fox News il 21 maggio. «Per tre anni, ho dovuto respingerla e combattere quelle persone disoneste, e non riavrò mai completamente la mia reputazione. Come posso recuperare la mia reputazione?».

Trump ha affermato che le risorse riversate per scoprire se lui e i membri della sua campagna avessero cospirato con la Russia per influenzare le elezioni del 2016, avevano distolto l’attenzione su quello che «avrebbe potuto essere un vero pericolo legato alla Russia».

Robby Mook, ex manager della campagna elettorale di Clinton, ha detto a un tribunale federale il 20 maggio di essere stato informato per la prima volta delle accuse di un presunto canale segreto tra gli affari di Trump e la banca russa Alfa, dal principale avvocato della campagna di Clinton, Marc Elias.

La campagna non ha agito immediatamente in base alle accuse, per paura che non fossero credibili, ha riferito Mook, sottolineando che i funzionari della campagna non avevano l’esperienza in materia per valutare le affermazioni. Dopo approvazione della Clinton, però, il gruppo ha deciso di condividere le informazioni con i media: «Le abbiamo detto che avevamo queste informazioni e volevamo condividerle con un giornalista. Lei ha acconsentito».

«Tutto quello che posso ricordare è che era d’accordo con la decisione. Pensava che avessimo preso la decisione giusta».

Nonostante non fosse «totalmente fiducioso» nelle accuse, lo staff della campagna in seguito ha passato le informazioni a un giornalista, aspettandosi che le avrebbe controllate. «La nostra speranza era che le avrebbe analizzate, che sarebbe stato sostanziale e accurato», spiega Mook.

Slate ha pubblicato un articolo il 31 ottobre 2016 e la Clinton l’ha evidenziato in un post su Twitter più tardi quella sera: «Apparentemente gli scienziati informatici hanno scoperto un server segreto che collega la Trump Organization a una banca con sede in Russia», scriveva.

Nel frattempo, Michael Sussmann, un ex avvocato della campagna elettorale di Clinton, aveva consegnato separatamente all’Fbi una chiavetta Usb e un white paper a sostegno delle accuse Trump-Russia.

L’ex consigliere generale dell’Fbi James Baker, un attore centrale nelle indagini sulla Russia, ha affermato che avrebbe agito diversamente se avesse saputo che dietro le affermazioni c’era l’avversario di Trump. Probabilmente non si sarebbe incontrato con Sussmann se avesse saputo che stava agendo per conto della campagna di Clinton: «Avrebbe sollevato domande molto serie, certamente, sulla credibilità della fonte» e sulla «verità delle informazioni», ha affermato Baker (che ora lavora come vice consigliere generale di Twitter), in una testimonianza alla corte federale il 19 maggio.

Sussmann è stato accusato di aver mentito all’Fbi dicendo a Baker che non lavorava per nessun cliente quando ha presentato le accuse all’agenzia. Sia Elias che Mook hanno affermato che Sussmann ha agito senza ottenere il previo permesso della campagna.

Alla domanda se la Clinton avesse approvato l’incontro di Sussmann con l’Fbi, Mook ha risposto di non esserne a conoscenza.

 

Articolo in inglese: Trump Asks ‘Where Do I Get My Reputation Back?’ After Revealing Testimony From Clinton Campaign Manager

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