Se l’armonia tra i popoli è nel mantenere le tradizioni, non nel rinnegarle

Un sacerdote racconta al Timone che in una scuola cattolica del Bergamasco, una famiglia musulmana aveva scelto per il proprio figlio una scuola cattolica, credendo potesse essere il posto giusto per solidificare la Fede: «Di comune accordo mamma e papà avevano scelto quella scuola per il figlio perché avevano avuto modo di convincersi della bontà dei metodi e contenuti dell’istituto d’ispirazione cattolica. Questo benché la famiglia fosse islamica e la scuola privata, il che imponeva alla famiglia non pochi sacrifici».

Tuttavia un giorno, i docenti per favorire le richieste di alcune famiglie, hanno deciso di sostituire la recita pasquale su Gesù con «un ecumenico spettacolo di musiche, canti e poesie all’insegna dei più universali valori di pace, solidarietà e fratellanza».

Ma «dopo le vacanze pasquali il figlio della coppia musulmana non si era più visto»

Dopo 4 giorni la scuola ha chiamato i genitori: «Vostro figlio è assente da giorni: cos’è successo?».

La famiglia risponde: «Lo abbiamo iscritto a un’altra scuola».

E il dirigente: «Se si tratta di problemi economici, siamo lieti di potervi dare una mano».

Il padre dell’alunno successivamente spiega le motivazioni: «Avevamo scelto la vostra scuola perché aveva una chiara impostazione religiosa, ma il teatro di Pasqua ci ha fatto capire che voi avete così poco rispetto del vostro Dio da permettervi di ‘censurarlo’. E così ci siamo resi conto di non poterci più fidare di voi. Ecco perché abbiamo deciso di cambiare».

Il Timone conclude: «Basti pensare come oggi si faccia un continuo parlare di “valori universali” e non si testimonia Gesù come Via, Verità e Vita. Certo, così facendo forse pensiamo di ottenere consensi o applausi, ma finiremo per restare con un pugno di mosche».

Musulmani partecipano alla messa di Natale

Un altro fatto è accaduto alla notte di Natale dello scorso anno nel carcere di Belluno.

Il Corriere delle Alpi ci riporta ciò che è avvenuto, raccontato in cattedrale dal vescovo Renato Marangoni, la notte di Natale.

Egli racconta che nella messa celebrata nella casa circondariale si sono presentati due giovani con una preghiera: «Preghiamo per tanta salute e che le distanze non spengano gli amori, ma che ci divampino in un’anima sola. Che il Signore crei un unico ponte per poter far abbracciare le persone di culture e colori diversi e di altri credo, unendoli senza più rancori, guerre, ma solo speranze e voglia di vivere questa fantastica vita».

Alla fine della messa, «si sono avvicinati a me i due giovani che avevano scritto e pronunciato questa preghiera e mi hanno detto: “Noi siamo mussulmani”. E hanno ringraziato per aver potuto pregare insieme».

Queste due storie mostrano un’idea insolita: anziché rinnegare le tradizioni per non offendere gli altri, a volte la tradizione può unire. Mediorientali e occidentali, per quanto riguarda Gesù hanno un filo comune, dato che, per esempio, quello che è avvenuto nei Vangeli è avvenuto in Medio Oriente.

Inoltre, ad esprimere un messaggio d’unione che abbraccia anche il resto del mondo e delle culture è stato, a detta di molti lettori, anche il fondatore del Falun Gong, il signor Li Hongzhi, in un articolo pubblicato su Epoch Times e linkato qui di seguito:

Perché il Creatore vuole salvare tutte le vite

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