Scienziati confermano la presenza di microplastiche nel corpo umano

Alcuni ricercatori hanno confermato per la prima volta, grazie ad una ricerca mirata, la presenza di pezzi di plastica nelle feci umane: la scoperta suggerisce che micro particelle di plastica potrebbero essere presenti in grandi quantità nella catena alimentare.

Sebbene lo studio fosse di piccola entità (soli otto partecipanti, provenienti da Europa, Russia e Giappone) in ognuno dei campioni prelevati per le analisi sono state trovate microplastiche.

I risultati hanno sorpreso i ricercatori della Medical University di Vienna e dell’Environment Agency Austria, che hanno registrato nove differenti tipi di microplastiche nei campioni; i più comuni sono stati il polipropilene e il polietilene tereftalato.
Il ritrovamento di venti particelle di microplastiche in ogni dieci grammi di feci sta ad indicare che gli esseri umani stanno ingerendo plastica attraverso il cibo.

Nove dei partecipanti allo studio sono vegetariani e sei mangiano pesce. Nei loro diari sul tipo alimentazione condotta (tenuti per l’apposito esperimento) scritti nella settimana precedente alla deposizione dei campioni di feci, i ricercatori hanno osservato come tutti fossero stati esposti a cibi imballati con plastica e come tutti abbiano bevuto da bottiglie di plastica.
«Le implicazioni per la nostra comprensione delle malattie gastrointestinali sono significative», ha affermato il ricercatore Dr. Philipp Schwabl, che però precisa come sia ora necessaria una ricerca su vasta scala: «Questo è il primo studio di questo genere e conferma quello che abbiamo a lungo sospettato: che le plastiche raggiungano alla fine della digestione gli intestini umani.  In particolare, per quel che riguarda noi, in coloro che sono affetti da problemi gastrointestinali […] Sebbene negli studi sugli animali la più alta concentrazione di plastica sia stata trovata negli intestini, le più piccole particelle di microplastiche sono in grado di entrare nella circolazione sanguigna, nel sistema linfatico e possono essere trovate addirittura nel fegato».

Impatto sul sistema immunitario

Gli scienziati non conoscono ancora gli effetti delle microplastiche sul corpo umano, ma i ricercatori pensano che potrebbero avere effetti nocivi sul sistema immunitario dell’apparato digerente, favorendo le malattie o la trasmissione e il diffondersi di agenti chimici tossici nell’organismo.

Secondo Schwabl, «ora abbiamo la prima prova della presenza delle microplastiche all’interno dell’uomo e abbiamo bisogno di condurre nuove ricerche per comprendere cosa questo comporti per la salute umana».

Per microplastiche si intendono microscopici pezzettini di plastica dalle dimensioni inferiori ai 5 millimetri. Sono il prodotto di varie lavorazioni nelle industrie, ma possono prodursi anche dall’effetto degli agenti atmosferici sui prodotti fatti di plastica (che si deteriorano in determinate condizioni).

Gli scienziati hanno scoperto che le microplastiche agiscono come spugne che assorbono l’inquinamento chimico già presente nell’acqua, come il Ddt, un pesticida responsabile del danneggiamento del sistema riproduttivo umano e per questo già bandito da decenni in Occidente, ma ancora usato in alcuni Paesi come la Cina.

È stato stimato che dal 2 al 5 per cento di tutte le plastiche prodotte finiscono negli oceani. Qui vengono inghiottite e assorbite dalla fauna marittima ed entrano così nella catena alimentare. Una grande e significativa quantità di microplastiche è stata trovata nel tonno, nelle aragoste e nei gamberetti.

Attualmente è impossibile rimuovere queste plastiche dalla catena alimentare, ma molti governi stanno cercando di limitare l’uso di plastica da parte dei consumatori o la produzione, delle microplastiche stesse.
All’inizio di quest’anno, il Parlamento Europeo ha approvato un bando a livello UE sulle microplastiche nei cosmetici, sulla scia di una legge degli Stati Uniti, firmata nel 2015 dall’allora presidente Barack Obama, che vieta il loro uso nei cosmetici. Inoltre, molte città degli Stati Uniti stanno vietando le cannucce di plastica e gli oggetti monouso come i cotton fioc e gli agitatori per le bevande, che possono produrre microplastiche.

Secondo Frank Kelly, professore di salute ambientale britannico, alcune microplastiche sono così minuscole da poter essere inalate con il respiro.

Tuttavia il professor Alistair Boxall dell’Università britannica di York ha dichiarato all’Independent di non essere preoccupato dopo il nuovo studio: «Le microplastiche sono state trovate nei tappi di bottiglia, nel pesce, nei tessuti di cozze e persino nella birra. Saremo esposti alle particelle della polvere domestica, ai materiali di imballaggio e alle bottiglie di plastica. È inevitabile che alla fin alcune di queste finiranno nei nostri polmoni e nel nostro apparato digerente».

 

Articolo in inglese Microplastics Found in Human Feces for the First Time

 

 
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