Tutto per potere, la storia di Jiang Zemin (P.1) – Adottato da un morto

L’ex leader del Partito Comunista Cinese Jiang Zemin è morto il 30 novembre 2022. Jiang ha governato il regime cinese per più di un decennio e per un altro decennio è stato il manipolatore nascosto di molti eventi. Durante questi decenni, Jiang ha portato danni incalcolabili alla Cina. Ora che Jiang è morto, Epoch Times ripubblica la serie ‘Tutto per il potere: la vera storia di Jiang Zemin’, pubblicata originariamente nel 2011 in inglese.

 

Quando Jiang Zemin era sindaco di Shanghai, in giro si diceva che fosse l’incarnazione di un rospo. Che le persone credessero in questa storia è sorprendente, considerando che Shanghai era una città hi-tech e molto sviluppata, sotto la diretta giurisdizione del governo centrale. Oltre che il luogo che ha visto la scalata al potere di Jiang.

L’associazione con il rospo lo seguì poi a Pechino, dove si trasferì nel 1989. I residenti della capitale cinese presero a chiamarlo ‘il Grosso Rospo Jiang’. E Jiang, in effetti, a un rospo ci assomiglia davvero. Questa associazione con l’animale è comprensibile, alla luce del contesto culturale cinese: simili legami tra umano e animale hanno una lunga tradizione nella storia del popolo asiatico; molti ricordano in Cina quell’anima di volpe che – si dice – si reincarnò in una bella concubina, gettando nel caos la corte imperiale [1]. Che l’incarnazione di una rana potesse diventare sindaco di Shanghai, in un certo senso, non era un concetto del tutto nuovo.

Tornando al mito sulla genesi di Jiang, il rospo, che aveva inalato quel qi antico e malvagio, era una creatura dipendente dall’acqua per la propria sopravvivenza. Dopo la morte, il rospo si reincarnò in una famiglia ricca dal cognome Jiang, che viveva nella via di Tianjia, città di Yangzhou, provincia del Jiangsu. Gli venne dato il nome di ‘Zemin’, che significa letteralmente ‘colui che sopravvive sull’acqua’.

La famiglia in cui nacque Jiang Zemin consisteva nel nonno Jiang Shixi, nel padre Jiang Shijun, nella madre Wu Yuewing, nella sorella maggiore Jiang Zefen, nella sorella minore Jiang Zenan e nel fratello minore Jiang Zekuan.

Nel 1915 Jiang Shixi (nonno), allora quarantacinquenne dottore di medicina cinese, era entrato in affari, diventando direttore assistente presso l’ufficio di Yangzhou della compagnia di spedizioni Dadaneihe. Dopo essersi arricchito, si trasferì nella via Tianjia, distretto di Qiongguan, un’area residenziale periferica per i ricchi.

Jiang Shixi aveva sette figli, due dei quali morti giovani. Il sesto figlio, Jiang Shihou (anche chiamato Jiang Shangqing) si unì al Partito Comunista nel 1928 e morì in guerra nel 1939 all’età di 28 anni. Lasciò la moglie, della stessa età, e due figlie, Zeling e Zehui. Il quinto figlio, Shixiong, morì di ictus alla fine degli anni ’60, durante la Rivoluzione Culturale. Il settimo figlio, Jiang Shufeng, insegnante universitario a Yangzhou, è morto a Pechino a novembre 1993. Il figlio più grande Jiang Shijun, tradì la patria durante la guerra di resistenza contro il Giappone (1937-1945), portando disgrazia al cognome Jiang.

Un traditore o un collaborazionista è sempre disprezzato dal pubblico, indipendentemente da chi sia a tenere il potere. Jiang Zemin, figlio di Jiang Shijun, ha fatto quindi tutto il possibile per evitare di menzionare suo padre. Dopo essere divenuto segretario generale del Partito Comunista Cinese (Pcc), Jiang Zemin ha promosso fedeli e confidenti, concedendo loro posizioni importanti, mentre chiudeva un occhio sulla loro corruzione. Ma non alzava nemmeno un dito per aiutare suo fratello e le sue sorelle, evitava ogni contatto con loro e nemmeno li riconosceva.

Questo incredibile fatto è divenuto noto solo dopo la morte di Deng Xiaoping: dopo aver ottenuto il potere, Jiang ha rapidamente messo su una squadra di scrittori per comporre la sua biografia. Nonostante il gruppo si fosse messo alla ricerca dei conseguimenti e successi di Jiang, ne avevano trovati ben pochi. E invece sono stati scoperti molti fatti ignoti e che mettevano in dubbio Jiang, tra cui il suo tentativo di nascondere la sua vera storia familiare. Furioso nei confronti del gruppo, Jiang ne ordinò lo smantellamento.
Ma non poteva chiudere la bocca a tutti, e con il tempo le voci sul suo passato vergognoso hanno cominciato a diffondersi.

Nel novembre del 1940, Jiang Shijun, padre di Zemin, si unì al governo di Wang Jingwei a Nanchino: un regime fantoccio fedele ai giapponesi. Cambiando il suo nome in Jiang Guanqian, Shijun venne nominato vice ministro della Propaganda nel governo di Wang, e messo a capo del comitato editoriale dell’istituzione. Lavorò anche sotto Hu Lancheng, il principale redattore nel China Daily, ex marito di Zhang Ailing. Assieme a Zhou Zouren, Hu (quello con cui Shijun ha lavorato) era uno dei più noti scrittori collaborazionisti in Cina. Hu scrisse Il subbuglio della Storia, dopo aver lasciato la Cina per il Giappone: un’opera in cui parla della collaborazione con Jiang Shijun.

Volendo che il figlio più grande superasse in prestigio gli altri, Shijun mandò Zemin in una scuola costosa (la scuola superiore Yangzhou) e poi all’Università Centrale, gestita dal governo fantoccio di Wang. Fin da giovane Jiang Zemin frequentò lezioni di pianoforte. La ricchezza che si accumulò nella famiglia Jiang in quegli anni, grazie ai maneggi di un traditore, fu straordinaria, in un epoca in cui i cinesi faticavano ad arrivare a fine mese. Jiang Zemin fu all’altezza delle aspettative del padre: imparò a cantare, danzare, suonare e persino qualcosa dell’Opera di Pechino e di Zhejiang.

Dopo l’ascesa al potere, Jiang Zemin, tornato nella sua città natale di Yangzhou per presentare i suoi rispetti agli antenati, ha speso in tutto circa 1,5 milioni di yuan (201 mila euro) di soldi pubblici per rinnovare la tomba di famiglia. I giornalisti hanno scoperto qualcosa di particolare, però: Jiang parlava sempre di suo nonno, Jiang Shixi, mentre evitava con cautela ogni riferimento a suo padre, il traditore Jiang Shijun, nonostante quest’ultimo avesse fatto molti sacrifici per sostenerlo.

Il Partito Comunista ha sempre dato importanza al passato familiare di una persona e non ha mai esitato a classificare la gente in ‘categorie di classe’. Così Jiang Zemin, che aspirava a scalare le cime del Partito Comunista, fin dal primo giorno scrisse il nome di Jiang Shangqing (suo zio che era più grande di lui di soli 15 anni) quando doveva indicare, su dei moduli, il nome del proprio padre.
Lo zio Shangqing, infatti, aveva partecipato alla rivoluzione e, inoltre, in quanto defunto e ‘martire’ non poteva di certo commettere crimini politici. Il suo nome era il più comodo da utilizzare. Così Jiang Zemin si trasformò audacemente dal figlio di un traditore al «figlio di un martire rivoluzionario». Da allora Jiang cercò di legarsi sempre più alla sua zia vedova, Wang Zhelan, riempendola di visite e regali.

Jiang Zemin non venne ammesso alla famosa scuola media di Yangzhou dopo le elementari. Venne ammesso, invece, in una scuola media di contea a Jiangdu: un qualcosa che lo fece deprimere. Fu durante il suo secondo anno di scuola che venne trasferito nella scuola media di Yangzhou: una mossa resa possibile dalle conoscenze personali del padre (la scuola era gestita dal governo fantoccio, legato al Giappone).
Il padre di Jiang usò poi un sistema simile per mandarlo all’Università Centrale; fu così che Jiang Zemin scoprì che soldi e potere possono permettere a una persona di ottenere qualunque cosa.
Poco dopo, tuttavia, Zemin scoprì che il governo nazionalista della Cina non riconosceva il regime fantoccio di Wang Jingwei e quindi la sua università; questo annullò, in pratica, l’educazione che Jiang aveva ricevuto. La prestigiosa Università Centrale di Nanchino era stata ufficialmente spostata dal governo nazionalista nel sud-ovest della Cina, dove si trovava la sua sede durante la resistenza. La cosiddetta ‘Università Centrale’ che Jiang frequentò a Nanchino, nonostante il nome, era legata al governo fantoccio e non era la vera università di Nanchino.

Non molto dopo la nomina di Jiang Zemin a segretario generale del Pcc nel 1989, l’università di Nanchino della provincia del Jiangsu scoprì, mentre controllava gli archivi degli studenti, che Zemin aveva studiato presso una delle sue sedi precedenti, dal 1943 al 1945. Trovato il libretto universitario di Jiang e la sua tessera per la libreria, dei membri dell’associazione studentesca dell’università gli avevano inviato, trepidanti, una lettera amichevole. Ma lui non rispose mai, con disappunto dell’università. Questo suggerisce che Jiang stava attento non solo al suo background familiare, trattandolo come un segreto, ma, temendo di venire scoperto, taceva anche sul suo passato scolastico.

Durante il suo tour di ispezione nella provincia del Jiangsu, nei primi anni ’90, Jiang ha fatto una visita speciale all’Università di Nanchino [2]. La scuola, in quell’occasione, ha avuto la cura di predisporre all’interno dell’itinerario di Jiang il dormitorio in cui era stato durante i suoi anni di college. All’arrivo nell’edificio, Jiang si è fermato, guardando il dormitorio, apparentemente immerso nei pensieri. Nell’aria regnava il silenzio, mentre tutti i presenti rimanevano immobili in attesa. I dirigenti universitari non osavano farsi avanti per ricordare a Jiang che quello era il posto in cui aveva dormito da studente. Jiang in quel giorno mancava della sua solida baldanza, mantenendosi insolitamente tranquillo.

Durante il suo ‘mandato’ di presidente della Cina, Jiang ha mostrato un’inclinazione per delle teatralità improvvisate, durante le visite di Stato all’estero. La sua passione per il mettersi in mostra, naturalmente, viene dalla sua costosa educazione familiare: la sua famiglia, contrariamente a quanto Jiang raccontava, aveva i soldi per sostenere i suoi studi in più di uno strumento musicale, tra cui piano e chitarra. Mentre la vita della vedova dello zio Shangqing e delle sue figlie era dura: la seconda figlia, Jiang Zehuai, raccontava a Kuhn (l’autore di L’uomo che cambiò la Cina): «Per i primi 11 anni della mia vita, erano desideri e privazioni senza fine. La nostra famiglia aveva poco da mangiare; a volte proprio niente» [3].

Le parole di Jiang Zehui minano l’affermazione biografica di Jiang Zemin secondo cui egli sarebbe stato adottato. Nata a marzo 1938, Zehui aveva 11 anni in meno di Zemin. Se per un momento accettiamo che Zemin sia stato adottato da un uomo già morto, allora Zehui avrebbe dovuto avere solo un anno al momento dell’adozione di Jiang Zemin. Se, come sostiene il libro, la famiglia di Jiang Shijun era così generosa da dare una mano alla vedova del fratello, allora com’è che la figlia della vedova, Jiang Zehui, dice che a volte non avevano niente da mangiare? Inoltre, dato che Shijun sapeva che sua cognata avrebbe avuto difficoltà a dare da mangiare ai suoi figli, logicamente avrebbe dovuto piuttosto adottare lui le bambine e non di certo dare in adozione alla cognata il proprio figlio Zemin. Davvero avrebbe mandato suo figlio in un’altra famiglia dove rischiava di morire di fame? Qualcosa qui non torna.

Inoltre Jiang Zemin è sia il figlio maschio maggiore che il nipote maschio maggiore nella famiglia Jiang. Ha una sorella maggiore, Zefen, e un fratello minore, Zekuan: secondo la tradizione cinese e le regole ereditarie, normalmente né il figlio maschio maggiore, né il nipote maschio maggiore possono essere ceduti in adozione.

Ancora più sorprendente è la presunta cerimonia di adozione di cui ha parlato Jiang Zemin. Non solo nella storia erano inclusi goffi riferimenti a dei protocolli della società occidentale, ma Kuhn scrive anche: «Jiang Shijun allora disse: “Desidero che suo figlio [adottivo, ndr] possa seguire suo padre [quello nuovo, ndr], e vendicarsi del malvagio nemico”. Il ragazzo aveva 13 anni» [4].

L’assurdità di questo racconto dovrebbe essere ovvia. Shijun aveva giurato alleanza al regime fantoccio di Wang Jingwei, mentre Shangqing (lo zio che avrebbe ‘adottato’ Jiang) era un «martire comunista». Ma allora il «malvagio nemico» contro cui vendicarsi, per Shangqing, non avrebbe forse incluso il governo traditore di Wang Jingwei e quindi il suo stesso fratello Shijun? Shangqing morì nel 1939, quando il Partito Comunista Cinese (Pcc) non era ancora una forza importante, e i suoi membri venivano chiamati ‘banditi comunisti’. Shijun, era già un traditore, e sicuramente l’ultimo gruppo con cui avrebbe mai voluto avere a che fare erano i banditi comunisti. Come avrebbe potuto, invece, donare suo figlio a un comunista morto, chiedendogli di vendicarsi contro sé stesso?

Quello che Jiang Zehui, cugina di Jiang Zemin, dice dell’adozione, in una intervista con Kuhn, si dimostra ancora più incredibile. Kuhn infatti scrive: «Per il resto della sua vita, il presidente Jiang ha chiamato la sua madre biologica ‘Mama’ e quella adottiva ‘Niang’ – spiega Zehui – Nella nostra cultura, entrambe significano ‘madre’. Tuttavia, c’è una sottile differenza in termini di intimità e vicinanza. ‘Niang’ è un po’ più intimo, un termine che indica maggiore vicinanza affettiva» [5].

Kuhn poi spiega che «la differenza tra i due termini è simile a quella tra ‘madre’ e ‘mamma’ [6].
Ma gli abitanti di Yangzhou chiamano la madre ‘Muma’ o ‘Amu’: nessuno usa il termine ‘Niang’. Decenni fa a Yangzhou alcune persone chiamavano le loro mogli ‘la mia Niangzi’, ma nessuno mai ha mai chiamato la propria madre ‘Niang’. Questo passaggio nel libro di Kuhn conferma ulteriormente che è altamente improbabile che Jiang Zemin sia mai stato il figlio adottivo della vedova di Jiang Shangqing.

Jiang Zehui ha detto inoltre a Kuhn: «Per comprendere il presidente Jiang Zemin, bisogna apprezzare suo padre adottivo, che è il mio padre biologico, Jiang Shangqing» [7].  Ma Jiang Shangqing era attivamente coinvolto nella rivoluzione comunista e raramente avrà avuto la possibilità di vedere Jiang Zemin. Gli altri familiari, inoltre, non erano d’accordo con le attività di Shangqing. Dopo l’arresto di Shangqing, la difesa della famiglia Jiang presso il tribunale fu che «Shangqing è solo un giovane che è stato spinto a prendere una cattiva strada» [8]. E allora Jiang Zemin era solo un adolescente. Che influenza Shangqing potrebbe mai aver avuto su di lui?

Quando la squadra di scrittori nominata da Jiang Zemin ha trovato delle incongruenze nella sua storia familiare, Jiang, impaurito, ha usato il suo potere politico per convincere il pubblico di essere stato adottato dal suo zio «martire Shangqing», all’età di 13 anni. Parecchie memorie e biografie sono state poi pubblicate, a sostegno di questa affermazione.

Forse la più assurda è stata l’articolo intitolato La moglie di un martire e il suo impegno nel crescere un orfano [9] pubblicato ad ottobre 2002 nel mensile La vita della sezione del Guangdong del Pcc, sponsorizzato dal Dipartimento Organizzativo del Comitato Provinciale del Partito di Guangdong, capitanato da un fedele di Jiang Zemin, capo del Partito nel Guangdong: Li Changchun. L’articolo aveva raggiunto una tiratura di quasi 2 milioni di copie, diffondendo il messaggio di Jiang di «figlio adottivo di un martire».

Un mese dopo, durante il 16° Congresso del Pcc a novembre 2002, Li Changchun è stato promosso a membro del Comitato Permanente del Politburo. Un anno dopo, MediaInChina.com ha riferito che La vita della sezione del Guangdong del Pcc era stato rimosso dalla circolazione il 29 novembre 2003 su opinione di un ufficio che si occupa di supervisionare i giornali e le riviste del Partito e del governo.

Li Changchun non ha risparmiato sforzi per sostenere l’ordine di Jiang, allo scopo di mandare avanti la propria carriera. Kuhn inoltre afferma, nella versione cinese del libro, che la presunta adozione seguì le procedure legali. Il menzionare «procedure legali» potrebbe essere sembrato il miglior modo per ingannare il pubblico, ma Jiang aveva dimenticato qualcosa: negli anni ’30, il capo di un clan familiare prendeva tutte le decisioni e un’adozione non richiedeva alcun documento legale, dato che non vi erano leggi che la disciplinassero.

Jiang Zemin non si accontentava di cambiare la sua storia familiare: doveva avere una conferma da Wang Zhelan, la sua zia vedova e ‘madre adottiva’, e dalla sua famiglia. Jiang ha cominciato quindi a fare loro visita, sapendo di poterle convincere investendo in loro materialmente. Non lo ha mai fatto a mani vuote: Jiang ha sempre portato loro regali, facendo piacevoli sorprese alla zia e alle sue figlie. Le persone hanno sentimenti, e così sono pronte a fingersi ingenue, quando gli altri lo desiderano. E in questo caso le bugie di Jiang riguardo alla sua famiglia, venivano a beneficio di Wang Zhelan e delle sue figlie.

Per Jiang Zemin, mettere nel suo curriculum la provenienza da una famiglia di martiri non era l’obiettivo finale. Questa storia da sola gli avrebbe reso benefici scarsi. Aveva bisogno del supporto di funzionari di alto grado, se voleva fare carriera. È per questa ragione che Jiang cominciò a cercare i comunisti anziani che conoscevano Jiang Shangqing.

Nel 1982, Zemin, che allora era vice direttore della Commissione di Import ed Export della Cina, fu felice di apprendere che il vice premier del Consiglio di Stato, Zhang Aiping, aveva lavorato una volta per il comitato speciale del Pcc della provincia dell’Anhui. Jiang quindi si informò su quali fossero gli hobby e gli interessi di Zhang Aiping. Quando Jiang scoprì che Zhang amava la calligrafia, gli venne in mente un’idea per ingraziarselo. Una volta, alla fine di un incontro, Zhang Aiping sentì qualcuno chiamarlo da dietro: «Vice premier Zhang!». Si girò e vide che era Jiang Zemin, il vice direttore della Commissione di Import ed Export.
Zhang aveva già incontrato Jiang qualche volta per questioni di lavoro. Jiang sveltì il passo per raggiungere Zhang e chiese con attenzione: «Ricordi ancora Jiang Shangqing?». «Certo che mi ricordo. Eravamo buoni amici – rispose Zhang – Che peccato che sia morto giovane». Jiang, assumento uno sguardo pensoso, alzò la sua voce di un’ottava e disse: «Era il mio padre adottivo!» Zhang Aiping fu così sorpreso dall’improvvisa e bizzarra affermazione, da rimanere ammutolito.

Zhang Aiping aveva conosciuto Jiang Shangqing durante la guerra di resistenza contro il Giappone: Jiang Shangqing era stato inviato dal Pcc per lavorare con Zhang al Comitato Speciale della provincia nordorientale dell’Anhui. Jiang Shangqing morì a 28 anni nel 1939, quando Zhang ne aveva 29. Jiang Zemin, sapendo che Zhang era un bravo calligrafo, pensò di onorarlo chiedendo di porre la sua scritta sulla nuova tomba di Jiang Shangqing. Il piano fu così efficace che non solo portò alle lacrime Wang Zhelan e le sue due figlie, ma convinse Zhang Aiping che Zemin era davvero il «figlio adottivo» del suo migliore amico.

Tutti sanno che Jiang Zemin doveva il suo incarico di sindaco di Shanghai a Wang Daohan, che lo aveva raccomandato dopo aver saputo che Jiang diceva di essere figlio adottivo di Jiang Shangqing. Nel periodo iniziale della guerra di resistenza contro il Giappone, o ‘periodo di cooperazione tra comunisti e nazionalisti’, come viene anche chiamato, Jiang Shangqing era il diretto superiore di Wang Daohan. Al tempo, Jiang Shangqing, comunista, venne incaricato di formare un ‘fronte unito’ [10] con il governo e le forze armate locali del Partito Nazionalista nell’Anhui, e i suoi sforzi vennero apprezzati da Sheng Zijin, commissario e comandante della Sicurezza per il sesto distretto amministrativo del governo nazionalista dell’Anhui. Una delle cose che Jiang Shangqing fece fu assegnare un gruppo di comunisti sotto copertura da Shanghai e da Jiangsu, ad ogni contea sotto il nazionalista Sheng Zijin. Wang Daohan era tra loro.

Quando Jiang Zemin lavorava nell’Industria automobilistica n°1 della città di Changchun, Wang Daohan era vice ministro del Primo Ministero dell’Industria Meccanica. Dopo aver saputo del legame tra Wang Daohan e Jiang Shangqing, Zemin si mantenne stretto a Wang e lo chiamava il suo ‘benevolente insegnante’. Con la guida e il sostegno di Wang, la carriera politica di Jiang andò sempre liscia. Eppure quando Jiang ottenne il potere supremo in Cina, si recò a Shanghai a visitare tutti i suoi ‘patroni’, eccetto Wang Daohan. A causa di questo a Shanghai venne fortemente criticato e definito «un pesce cattivo, senza coscienza».

Jiang Zemin non era tuttavia soddisfatto dei legami forgiati con Wang Daohan e Zhang Aiping, ed era determinato a non farsi sfuggire nessuna occasione per avanzare.

Quando Zhao Ziyang era a capo del Partito Comunista, Jiang Zemin si rese conto di mancare dei legami giusti per ingraziarselo, e così iniziò a cercare dei modi meno diretti per approcciarlo. Per esempio cercò di fare amicizia con i segretari di Zhao. Un caso del genere, in cui Jiang trasformò un segretario di Zhao nel suo ‘compatriota’ divenne una barzelletta-tormentone a Zhongnanhai (sede del Pcc). Il generale Hong Xuezhi, ex leader militare della Commissione Militare Centrale del Pcc, proveniva da Jinzhai nella provincia di Anhui. Jiang fece in modo che Hong sapesse che anche lui veniva dall’Anhui, e che quindi erano ‘compatrioti’.
Modellare le parole in base alla propria convenienza è una delle caratteristiche tipiche della vita politica di Jiang Zemin.

Mentre Jiang Zemin, con questi mezzi, si intrufolava sempre più verso il vertice del potere politico, cresceva sempre più la sua paura che il suo vero passato venisse scoperto. Non menzionava mai il suo padre biologico e cercava di star lontano da sua sorella e suo fratello. La sorella maggiore di Jiang era stata etichettata come una persona ‘di destra’ [11] durante la repressione degli intellettuali da parte del Pcc negli anni ’50. Venne rinviata nella sua città natale, in disgrazia, sopravvivendo con 8 yuan al mese [12]. Temendo l’emergere della verità, Jiang non osò nemmeno aiutarla. Secondo Kuhn, Jiang mandava più di 10 yuan al mese ai cugini (figli di Jiang Shangqing); nulla, invece, a sua sorella.

Dopo l’insediamento a Zhongnanhai, Jiang Zemin mostrò una predisposizione al nepotismo, come si è visto nel trattamento esteso ai suoi cugini.
La scuola Bilingue Shiming di Yangzhou, che accetta studenti dall’età dell’asilo fino alla scuola superiore, è una delle scuole più grandi e meglio equipaggiate di Yangzhou. Sebbene ufficialmente sia sponsorizzata dalla Croce Rossa cinese, dietro le quinte è gestita da Jiang Zeling, la figlia maggiore di Jiang Shangqing. Come conferma basta solo osservare come il sito web ufficiale della scuola rechi le dediche di Jiang Zemin. Allo stesso modo, una banca, agendo su direttiva di Jiang Zemin, in un’occasione fornì un prestito a Tai Zhan, figlio di Jiang Zeling, senza chiedere a Tai alcuna garanzia, come invece è richiesto dalla Legge di Garanzia cinese.

Jiang Zemin è stato ancora più spregiudicato nel promuovere Jiang Zehui, seconda figlia di Shangqing, a posizioni elevate. Secondo le notizie ufficiali, Zehui passò dall’insegnare all’Università di Agraria dell’Anhui, alla posizione di vice direttrice del Comitato Permanente del Congresso del Popolo della provincia di Anhui e presidente e capo del Partito dell’Università di Agraria. Poco dopo arrivò alla posizione di presidente dell’Istituto Cinese di Scienze Forestali e membro di un comitato del Partito dell’Ufficio di Stato delle Scienze Forestali. Altri titoli includevano quelli di: membro della Conferenza Consultiva Politica del Popolo; vice direttrice del Comitato sulla Popolazione, le Risorse e l’Ambiente della Conferenza Consultiva; membro del Comitato Permanente dell’Associazione cinese della Scienza e della Tecnologia; direttrice del Comitato di Lavoro sulla Popolarizzazione della Scienza; membro del Comitato per i Titoli Accademici del Consiglio di Stato; co-presidente del Consiglio dell’Organizzazione Internazionale di Bambù e Vino; presidente della Società Floreale cinese; presidente della Società cinese dell’Industria del Bambù, e presidente della Federazione cinese delle Scienze Forestali, più altri titoli.

Quando Jiang Shangqing morì, la sua figlia di tre anni, Jiang Zeling, e la figlia di un anno e quattro mesi, Jiang Zehui, avevano solo un’idea molto vaga del loro padre. Le due sorelle capivano benissimo che non tutti i figli dei ‘martiri rivoluzionari’ del Pcc avrebbero potuto salire a posizioni elevate. Mentre era vivo, il loro padre Shangqing aveva reso ben pochi benefici alle loro vite; e dopo la sua morte le due erano prossime agli stenti. Jiang Zemin, invece, sfruttò a pieno la storia del loro padre, usandola per legarsi a funzionari veterani come Wang Daohan e Zhang Aiping, allo scopo di far carriera, grazie al loro sostegno. Le due sorelle non avrebbero potuto sognarsi lo status di cui godono oggi, se Jiang Zemin non avesse nascosto la verità sulla sua storia familiare. Il titolo di ‘martire comunista’ di loro padre fu a pieno sfruttato dal cugino Zemin. È per questa ragione che le due hanno taciuto e seguito le sue istruzioni.

Ma spesso nella vita, bugie e trucchi vengono svelati, quando una persona si lascia andare. Una volta degli amici stavano chiacchierando con Jiang Zehui, e uno di loro disse: «Sei così fortunata ad avere un fratello come Jiang Zemin. Guarda cosa ti ha portato».

Zehui rispose: «Ti sbagli. È lui quello fortunato. Ha fatto così tanta carriera perché aveva la nostra famiglia alle spalle. Senza la nostra famiglia sarebbe stato inserito in una delle ‘cinque categorie nere’» [14]. Uno dei suoi amici allora chiese timidamente: «Ma non era stato adottato da vostra madre?». Zehui rispose: «La vita era durissima per noi allora. Mia madre sperava persino che i nostri parenti ci adottassero. Come cavolo avrebbe potuto adottare i figli di altri? E poi la sua famiglia era ricca, e la nostra povera. Non ci volevano nemmeno vedere, in quel periodo. Solo dopo la cosa è cambiata, quando hanno scoperto che ci potevano usare […] Allora chi ha tratto beneficio da chi? Noi lo sappiamo bene».

Già considerando la storia stessa che Jiang Zemin traccia, le incoerenze abbondano. Per nascondere il passato familiare da traditore, Jiang affermò di essere stato coinvolto in «attività rivoluzionarie» e nel movimento patriottico, mentre era alle elementari e alle superiori. Ma la verità è che Jiang era occupato, grazie alle ricchezze del padre, nei suoi hobby di musica, scacchi, calligrafia e pittura.
Nel periodo dell’università, Jiang, in modo che poco si addice a un patriota, scelse l’Università Centrale di Nanchino: un’istituzione del governo fantoccio dei giapponesi, anziché l’Università Centrale precedente, che si era dovuta trasferire nella Cina occidentale. La sua scusa è stata che studiando lì le scienze avrebbe «salvato la Cina». Se era sua intenzione mostrarsi come uno che vuole salvare la Cina con la scienza, non interessato alla politica, allora un’affermazione del genere è in contrasto con la biografia di Kuhn, che dipinge Jiang come un partecipante entusiasta delle attività sotterranee del Pcc presso la scuola;

Secondo la biografia Jiang si sarebbe anche unito al Partito a Shanghai, diventandone un attivista. Eppure nessuno dei numerosi «eventi rivoluzionari» a cui Jiang Zemin avrebbe partecipato, e di cui parla il libro di Kuhn, possono essere verificati. Per esempio, che dire della ben nota ‘manifestazione del 23 giugno’ contro Jiang Jieshi [15] organizzata dal Pcc? Era nel giorno del 1946 in cui i comunisti Zhou Enlai, Wu Xueqian, Qiao Shi, e Qian Qichen guidarono una grande marcia di più di 50 mila persona provenienti da 300 gruppi e organizzazioni a Shanghai. Ma a oggi non risultano documenti o testimonianze di alcun tipo che provino che Jiang Zemin, allora un «comunista underground», avesse preso parte alla marcia. Le «esperienze rivoluzionarie» di Jiang Zemin sono state create al bisogno.

È stato il disegno della Storia ad aver attribuito una parentela ignobile a questo pagliaccio; ed è stata la Storia a permettergli di salire al potere con l’inganno e l’ipocrisia. E così, quando la Storia vorrà eliminarlo, dovrà prepararsi a spogliarsi di tutti i fatti nascosti su di lui e sulla sua carriera, in modo che alle generazioni future sia lasciata una lezione e un avvertimento. Questa è la volontà del Cielo, direbbero in Cina.

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Note:

[1] Riferimento a una leggenda cinese della Dinastia Shang, in cui uno spirito di volpe sarebbe stato inviato nel mondo umano, nella forma di una bella concubina, per stregare il re Zhou, un tiranno. Affascinato e fortemente influenzato dalla concubina, il re trascurò i suoi doveri di Stato e divenne sempre più crudele, tanto che i suoi funzionari si ribellarono. La leggenda dice che fu a causa di questo che la dinastia cadde.

[2] Il nome ‘Università di Nanchino’ è una riduzione del nome precedente della scuola, ‘Università Centrale di Nanchino’. Venne rinominata così dopo che il Pcc ottenne il controllo della Cina nel 1949.

[3] Robert Lawrence Kuhn, L’uomo che cambiò la Cina: la vità e l’eredità di Jiang Zemin (New York: Crown, 2004), 32.

[4] Kuhn, L’uomo che ha cambiato la Cina, 31.

[5] Ibid., 31.

[6] Ibid., 31.

[7] Ibid., 31.

[8] Questa frase compare solo nella versione in cinese del libro di Kuhn.

[9] L’«orfano» in questo caso sarebbe Jiang Zemin, il cui zio era morto.

[10] Una conveniente alleanza politica temporanea che favorì gli obiettivi del Pcc. Negli anni il Pcc ha utilizzato strategicamente tali ‘fronti uniti’, spesso in modo manipolatorio.

[11] Il termine, nell’accezione usata nella Cina post-rivoluzionaria, si riferisce a personaggi non comunisti o non fortemente seguaci del pensiero Maoista.

[12] Circa un euro e 10 centesimi.

[13] Kuhn, L’uomo che ha cambiato la Cina, 69.

[14] Si riferisce a cinque gruppi di reietti, etichettati così dal Pcc. Si tratta dei signori terrieri, dei contadini ricchi, dei reazionari, dei cattivi elementi e delle persone di destra. Erano obiettivo di attacchi in varie campagne politiche.

[15] Anche noto come Chiang Kai-shek, l’ex leader dei Nazionalisti (KMT) che si era trasferito a Taiwan (che ha poi governato) dopo aver perso varie battaglie chiave contro il Pcc nella Cina continentale.

 

Articolo in inglese: Anything for Power: The Real Story of China’s Jiang Zemin – Chapter 1

 
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