Praticanti del Falun Gong difendono i diritti umani davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Di Catherine Yang

Durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 19 settembre a New York, i manifestanti hanno protestato contro il Partito Comunista Cinese.

La Cina è stata eletta nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 2020 nonostante la sua storia di violazioni dei diritti umani contro minoranze etniche e credenti religiosi. Così, un folto gruppo di praticanti del Falun Gong ha esposto striscioni che condannano la pratica del prelievo di organi da persone vive da parte del Pcc. Hanno inoltre esposto cartelli che promuovono il movimento globale «lascia il partito» o «tuidang», che ha portato più di 419 milioni di persone a ritirare la propria adesione al Pcc.

Presentato al pubblico all’inizio degli anni ’90, il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, si è diffuso rapidamente attraverso il passaparola. La pratica spirituale insegna ai suoi aderenti a seguire i principi di verità, compassione e tolleranza e include cinque esercizi meditativi. All’epoca il numero di aderenti risultava ufficialmente tra i 70 e i 100 milioni, prima che nel 1999 il Pcc, guidato dall’allora capo del partito Jiang Zemin, lanciasse una campagna di persecuzione, ancora in corso, per «sradicare» il Falun Gong. Il Pcc aveva inizialmente sostenuto la pratica ma alla fine ha ritenuto la sua popolarità intollerabile e una minaccia al controllo del regime sulla società.

«Stiamo dalla parte della giustizia»

La praticante You Ling ha raccontato a Epoch Times che suo marito è stato condannato a otto anni di prigione dopo essere stato arrestato illegalmente il 23 aprile 2021: «Sono venuta alle Nazioni Unite per denunciare al mondo la persecuzione di mio marito. Mio marito pratica il Falun Gong e crede nella verità, nella compassione e nella tolleranza. Non c’è niente di sbagliato in questo, ma è stato condannato a otto anni di prigione. Continuerò sempre a combattere. Spero che le persone presenti all’incontro delle Nazioni Unite vedano la verità e si schierino dalla parte della giustizia e della coscienza, sostengano il Falun Gong e i praticanti del Falun Gong nella loro lotta contro la persecuzione. Questo non è solo per mio marito ma anche per la giustizia».

Minghui, un sito web con sede negli Stati Uniti che segue la persecuzione del Falun Gong, afferma che molti cittadini di età compresa tra 14 e 88 anni sono stati imprigionati illegalmente. Secondo i rapporti delle organizzazioni per i diritti umani, i prigionieri di coscienza sono poi regolarmente soggetti a lavoro forzato, tortura e test medici forzati per determinare se i loro organi sono idonei per i pazienti che necessitano di un trapianto.

Tutta la famiglia perseguitata

Qi Meiying, una praticante del Falun Gong proveniente dalla Cina, racconta di non aver capito cosa significasse la libertà fino al suo recente arrivo negli Stati Uniti: «Prima del 1999, 11 membri della mia famiglia praticavano la Falun Dafa. Abbiamo imparato cosa significa essere una brava persona. La nostra salute fisica e mentale è migliorata ed eravamo felici. Ma dopo l’inizio della persecuzione nel 1999, tutta la nostra famiglia è stata presa di mira. Un parente veniva arrestato oggi, un altro domani: sono stati tutti imprigionati illegalmente. Nel 2000, mia madre, mia nonna e mio marito sono stati tutti incarcerati per tre anni». Anche lei è stata imprigionata per tre anni, a partire da quando sua figlia aveva solo 2 anni: «Sono stata in isolamento senza luce per sette giorni di fila».

Dopo aver sopportato per molti anni lo stress della situazione di vita in Cina, la nonna di Qi è morta. Anche sua sorella maggiore dopo essere stata imprigionata è morta: «Vogliamo che i governi internazionali siano consapevoli di ciò che il Pcc sta facendo ai praticanti del Falun Gong. Per poter venire in America e stare qui oggi, imploro i governi del mondo di capire cosa sta facendo il Partito Comunista Cinese alle persone che seguono il Falun Gong, la persecuzione che continua e ciò che sopportano i cittadini cinesi, tutti coloro che sono ancora detenuti, perseguitati e separati dalle loro famiglie. Non abbiamo fatto nulla di male»

Zhang Mingyu racconta che non vede suo padre da quando è stato arrestato dalle autorità cinesi quattro anni fa: «Spero che i capi di Stato riuniti per l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite possano prestare maggiore attenzione alla questione dei diritti umani in Cina e alla persecuzione dei praticanti del Falun Gong. Spero che implorino il Pcc di rilasciare tutti i praticanti illegalmente detenuti, come mio padre, in modo che possano tornare a casa».

24 anni di persecuzione

Ren Soroush, iraniano residente a New York, racconta di aver iniziato a praticare il Falun Gong nel 2010 e che gli ha «cambiato completamente la visione» e la «vita» , rendendolo sano e felice.

Ma dopo anni di pratica ha appreso che il governo iraniano aveva ceduto alle richieste del Pcc mettendo al bando il Falun Gong e arrestando gli aderenti per non aver rinunciato alla loro fede: «Siamo qui per dire alla gente di tutto il mondo quanto sia crudele questa persecuzione. Le persone innocenti che credono nella verità, nella compassione e nella tolleranza sono sotto questa dura persecuzione dal 1999 ad oggi: 24 anni».

In Cina e in Iran le persone non possono parlare apertamente di questa persecuzione, quindi le persone all’esterno, nelle società libere, devono parlarne: «Dobbiamo […] dirlo alla gente [così che, ndr] possano capire la persecuzione, possano capire il Falun Gong, possano firmare una petizione, condividerla in tutto il mondo con i membri della famiglia, con gli amici».

 

Articolo in inglese: Falun Gong Adherents Stand Up for Human Rights Outside UN General Assembly

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