Cina, caccia alla donna

Negli ultimi sei mesi, le autorità cinesi si sono particolarmente interessate ai processi giudiziari di Yang Xiuzhu, un funzionario in fuga che ha presentato richiesta di asilo negli Stati Uniti. Come parte della campagna anti-corruzione che sta avvenendo in Cina, il regime spera di riportare in patria i fuggiaschi, per recuperare i loro numerosi e spesso illeciti beni, che vengono nascosti in qualche parte nel mondo.

Il giorno prima che il tribunale di New York emanasse il verdetto sulla richiesta di asilo della Yang, l’ex funzionario cinese ha rilasciato alcune dichiarazioni – pubblicate il 3 ottobre –  nelle quali afferma che le accuse contro di lei, così come i tentativi del regime nell’ottenere la sua estradizione, abbiano delle motivazioni politiche. La Yang sostiene che l’ex leader del Partito Jiang Zemin l’abbia presa di mira per non aver concluso un accordo con il suo secondo figlio.

I funzionari come la Yang, che ha lasciato la Cina nel 2003, sono diventati sempre di più un bersaglio. Questo soprattutto nell’ultimo anno, dopo che la campagna anti-corruzione ordinata dal leader cinese Xi Jinping si è espansa all’estero con ‘Sky Net’ e ‘Fox Hunt’, programmi volti ad acciuffare i membri corrotti del Partito che scappano dalla Cina. Il caso del rimpatrio della Yang, che si è guadagnata il triste primato di essere dichiarata la ‘numero uno dei funzionari donna corrotti’, è stato uno dei più clamorosi del Partito.

La Yang ha riferito al World Journal, un quotidiano in lingua cinese pubblicato negli Stati Uniti, che Xi è irremovibile riguardo all’ottenere la sua estradizione, e questo a causa delle informazioni potenzialmente incriminanti che ha su di lui. Quando la Yang rivestiva la carica di vice sindaco della città di Wenzhou, Xi era il segretario del Comitato del Partito della provincia dello Zhejiang, in cui è situata la città.

«Xi potrebbe preoccuparsi del fatto che ho delle prove contro di lui», ha detto la Yang nell’intervista con il World Journal. «Tuttavia, in tutto questo tempo non ho mai detto niente».

Nel 2003, secondo un rapporto delle autorità di Wenzhou, la Yang, che ha anche rivestito la carica di vice capo dell’ufficio provinciale delle costruzioni dello Zhejiang, è stata accusata di essersi appropriata indebitamente di circa 36 milioni di euro. In seguito, la Yang ha lasciato la Cina ed è fuggita nei Paesi Bassi, dove però le è stata negata la richiesta di asilo politico.

Arrestata negli Stati Uniti nel 2014, l’ex funzionario ha confidato al World Journal che il regime cinese non la stava perseguendo per i suoi crimini in ambito economico, ma perché durante il suo mandato aveva offeso il figlio dell’ex capo del Partito Comunista Jiang Zemin.

Per quanto riguarda le accuse di appropriazione indebita, la Yang ha affermato nella sua intervista con il World Journal che le cifre erano state distorte in modo da includere i suoi subordinati nell’etichetta della corruzione. «Come potrei mai sapere quanto denaro hanno sottratto?», ha detto la Yang.

«Io lavoro con rigore e in conformità della legge», ha aggiunto la Yang e «a causa di questo ho offeso molte persone».

Secondo lei, i guai sono arrivati dopo aver rifiutato le numerose richieste di Jiang Miankang, il secondo figlio di Jiang Zemin, per un terreno di circa 32 ettari sul quale voleva edificare. Dopo aver respinto le richieste per i terreni e i progetti di altre ‘persone importanti’ imparentate con Jiang, la Yang ha ricevuto un breve ma chiaro messaggio: «Sei spacciata».

«Hanno cominciato a procedere con il mio caso soprattutto perché ho offeso Jiang», ha raccontato la Yang, la quale ha raccontato che mentre si trovava in Olanda, un suo amico cinese le ha dato della pazza per essersi opposta al figlio dell’ex capo del Partito, ben noto per la sua politica clientelare.

LE SPERANZE DI ESTRADIZIONE

Quando alla fine del 2012 l’attuale leader cinese Xi Jinping ha preso le redini del Partito, ha anche dato avvio a un’estesa campagna anti-corruzione, mirata principalmente ai suoi rivali politici nel regime, nelle industrie statali e nelle forze armate.

La fazione politica affiliata a Jiang Zemin, che dopo le dimissioni dal suo incarico nei primi anni del 2000 ha continuato a esercitare il potere sugli affari del regime ancora per molto tempo, ha subito pesanti colpi in conseguenza delle indagini e delle cause avviate nei confronti di personaggi come Zhou Yongkang, il boss dell’intero apparato cinese della sicurezza.

Lo scorso aprile, oltre un decennio dopo la fuga della Yang, il quotidiano statale cinese Global Times ha riferito che il suo processo legale era cominciato. Gli Stati Uniti non hanno alcun trattato di estradizione con la Cina e questo ha complicato gli sforzi del regime.

Secondo quanto dichiarato in un’intervista con Voice of America dall’avvocato Li Jinjin di New York, che si occupa di casi relativi all’immigrazione, la richiesta d’asilo di Yang Xiuzhu è stata respinta, ma l’ex funzionario ha ancora la possibilità di evitare l’espulsione nel caso il giudice decidesse di concederle una protezione dalla tortura, punizione che molti detenuti cinesi si trovano ad affrontare quando finiscono nelle mani delle autorità comuniste.

Secondo quanto riferisce l’agenzia anti-corruzione del Partito, il fratello della Yang, Jinjun, è stato rimpatriato in Cina il 18 settembre. Questo fa di lui la prima persona a essere stata estradata fra oltre un centinaio di persone, i cui nomi sono inclusi nella lista dei principali latitanti cinesi.

Nell’intervista con il World Journal, la Yang afferma che la sua famiglia le ha chiesto di tornare in Cina, ma lei vuole rimanere negli Stati Uniti. «Sono solo un funzionario di secondaria importanza. Non ho alcuna fiches da giocarmi nei negoziati con il Partito Comunista e dal momento che sono stata via per così tanto tempo, non c’è nessuno che garantisca per me. Tornare in Cina significherebbe entrare in un vicolo cieco».

Articolo in inglese: ‘Escaped Chinese Official Says She Was Targeted for Offending Former Party Leader

 
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