La riforma del premierato riceve il via libera al Senato, ma la strada è ancora lunga

Il 18 giugno la Camera del Senato ha dato la sua approvazione alla riforma Costituzionale che prevede, tra le altre cose, l’elezione diretta del presidente del Consiglio.

«La riforma sul premierato passa in Senato. Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati», ha dichiarato la premier su X.

Al contempo le opposizioni hanno dimostrato la loro posizione in merito, scendendo in piazza e sostenendo l’unione: «Mi appello a tutte le forze di opposizione: basta divisioni», ha dichiarato la segretaria del Pd Elly Schlein.

Il premierato

Il premierato fa parte di un disegno di legge volto a modificare la Costituzione, rafforzando i poteri del presidente del Consiglio, grazie all’elezione diretta. In altre parole, i cittadini avrebbero il diritto di esprimere in maniera diretta la scelta del premier che, attualmente, avviene tramite i voti dei membri del parlamento, i quali sono eletti dai cittadini.

Il premier non sarebbe più incaricato dal presidente della Repubblica, sulla base del risultato elettorale e le possibili maggioranze in parlamento, ma i cittadini lo sceglierebbero direttamente.

In aggiunta, per evitare la possibilità di avere un unico governo a tempo indefinito, i mandati per il presidente del Consiglio sono ristretti a due, così anche da facilitare una rotazione politica.

La legge elettorale rappresenta uno degli aspetti problematici della proposta. Con il premierato è necessaria una legge elettorale coerente che si integri all’elezione diretta del premier, garantendo al capo del governo una maggioranza stabile e un numero di seggi al Senato e alla Camera sufficienti perché la coalizione vincitrice possa formare un governo.

Nella proposta di legge, si vuole annullare il semestre bianco, cosicché le camere possano essere sciolte dal Quirinale in ogni momento, secondo circostanze straordinarie. Si elimina, in questo modo lo stop di sei mesi prima delle elezioni.

I dibattiti

Approvare disegni di legge che modificano la Costituzione prevede degli iter con tempistiche prolungate rispetto al consueto.

In più, è necessario un sostegno parlamentare maggiore del solito. Quindi, è davvero probabile che per molti mesi questo tema sarà ancora discusso nel Paese.

Infatti sono stati consegnati quasi tremila emendamenti in Aula dalle opposizioni.

La Meloni suggerisce prudenza a un referendum che divida in merito alla Costituzione, enfatizzando al contempo il peso del coinvolgere in maniera diretta la popolazione, in quelle che sono scelte cardine inerenti il futuro dell’Italia.

La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha replicato alla premier, chiedendo di fermare questa accelerazione legislativa.

Il percorso che si prospetta

L’approvazione del Senato costituisce una delle varie tappe per questo disegno di legge, prima dell’approvazione definitiva.

La proposta affronterà l’esame della Camera, inizialmente dalle commissioni parlamentari competenti e poi l’Aula, dove potrà eventualmente essere modificata.

Ogni approvazione è distanziata da un arco temporale di tre mesi, da parte della Camera e del Senato.

Il disegno di legge, con contenuto invariato, ovvero senza modifiche, dovrà essere nuovamente approvato da entrambe le camere.

Qualora nella seconda votazione sia Camera che Senato approvino a maggioranza dei due terzi dei componenti la proposta, questa sarà approvata in modo definitivo; oppure si potrà sottoporre a referendum, e gli elettori decideranno se approvare o meno il disegno di legge.

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