La guerra al terrorismo in Cina rischia di degenerare

Il Partito Comunista cinese potrebbe creare una profezia che si auto avvera, quando si tratta di creare nuove leggi per combattere l’estremismo religioso. Nayim Yassen, un alto funzionario del Partito nel regione del Xinjiang, ha annunciato il 13 gennaio che i funzionari locali del Partito stanno stilando delle normative per «combattere il terrorismo e l’estremismo religioso» in questa regione, secondo quanto affermato dal China Daily, il media statale portavoce del regime. E in questi giorni di gennaio, Zhang Chunxian, capo di Partito del Xinjiang, ha anche promesso di «intensificare la campagna di colpire duramente il terrorismo».

Ma il portavoce dei diritti degli Uiguri (una minoranza musulmana di lingua turca) è preoccupato, poiché ritiene che le nuove politiche mirino direttamente contro di loro: «le credenze religiose uigure sono altamente politicizzate dalla Cina – ha scritto Dilxat Raxit, portavoce del Congresso Mondiale degli Uiguri, che ha sede in Germania – Le credenze ortodosse vengono ormai considerate alla stregua dell’estremismo religioso».

Dopo l’attacco di al-Qaeda alle Torri Gemelle nel 2001, il regime comunista cinese sostiene che anche la Cina, come l’Occidente, sia vittima di gruppi estremisti jihadisti. Queste comunicazioni sono aumentate a seguito degli attacchi di Parigi, dove il regime ha ricordato al mondo ancora una volta le sue presunte lotte al terrorismo, accusando un gruppo terrorista, presumibilmente collegato dagli Uiguri musulmani, di aver compiuto numerosi attacchi di coltello. E i media statali hanno anche pubblicato delle foto di poliziotti cinesi mentre facevano delle incursioni armate nel Xinjiang, una provincia cinese in cui vivono gli Uiguri. Precisamente il regime cinese ha attribuito ai terroristi uiguri sporadici casi di violenti attacchi di coltello nelle stazioni ferroviarie; ma gli esperti hanno spiegato che questi semplici attacchi sembravano più essere l’opera d’individui furibondi e disperati che avevano reagito alla repressione – rispetto ad attacchi terroristici, solitamente studiati e con una forte matrice ideologica alle spalle.

Secondo alcuni analisti, l’eventuale emanazione delle leggi anti-terrorismo in Xinjiang potrebbe far cessare le ostilità del gruppo per lo più pacifico degli Uiguri, ma è importante fare qualche considerazione. Almeno uno studioso di politica internazionale, il professore associato della George Washington University Sean Roberts, ha messo in dubbio in un articolo di giornale la versione ufficiale del cosiddetto Movimento Islamico del Turkestan orientale (Etim), un gruppo separatista uiguro che il regime cinese ritiene responsabile di molti attentati. Secondo invece Max Abrahms, esperto di terrorismo e professore presso la Northeastern University, la Cina «non è irragionevole nel predicare che il terrorismo possa esserci nel suo Paese». Ma nel caso del Xinjiang, le autorità cinesi «probabilmente reagiranno in modo eccessivo piuttosto che contenuto» quando approveranno le sue norme anti-terrorismo. Abrahms ha spiegato in un’intervista telefonica che la maggior parte dei Governi preferisce una definizione più ampia di terrorismo, per servire i propri interessi politici. E il regime cinese «utilizza un ampio raggio per descrivere tutti i tipi di avversari politici come terroristi, anche se non soddisfano il criterio standard». Questo approccio, tuttavia, è «in realtà una strategia politicamente rischiosa e generalmente controproducente».

Dilxat Raxit teme che questa proposta di legge verrà utilizzata per «reprimere e colpire» gli Uiguri «che cercano di preservare la loro libertà religiosa», dando luogo a «maggiori conflitti» tra gli Uiguri e le autorità cinesi. Il portavoce del Congresso Mondiale degli Uiguri ha aggiunto che se il regime «riflette sulle proprie politiche e rispetta la cultura, le credenze e lo stile di vita tradizionale degli Uiguri», non scaturirà alcun conflitto che potrebbe derivare da questa proposta di legge.

Gli Uiguri hanno già molti motivi per essere arrabbiati con il regime. Alcune città del Xinjiang hanno vietato agli uomini uiguri di farsi crescere la barba e alle donne di indossare il velo. I bambini uiguri a malapena conoscono la loro lingua madre, poiché solo il cinese mandarino viene insegnato nelle scuole. Nel frattempo i cinesi dell’etnia Han migrano continuamente nel Xinjiang, cambiando la composizione della società uigura, e svolgono comodi lavori di Governo.

Per saperne di più:

Cina sfrutta attacchi di Parigi per promuovere la persecuzione degli Uiguri

La segregazione del regime cinese contro il popolo uiguro

Articolo in inglese: ‘China’s Fight Against Terrorism in Xinjiang Could Stir Social Unrest

 
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