Usa-Cina, i nemiciamici

Il viaggio del segretario di Stato americano Rex Tillerson a Pechino ha portato a due risultati: la conferma della volontà della Casa Bianca di rinunciare alla vecchia retorica anti-Cina di Donald Trump e l’intenzione di organizzare nel prossimo futuro un incontro tra i leader dei due Paesi. Se non altro, questa è la sintesi del più importante quotidiano economico-finanziario russo, il Kommersant.

Durante il soggiorno a Pechino, a Tillerson sono state chieste spiegazioni sulle dichiarazioni anti-cinesi di Trump e sulla sua politica dura nei confronti della Cina. Il segretario di Stato ha evitato accuratamente i temi scottanti, e ha fatto solo brevi accenni ai diritti umani e alla libertà religiosa in Cina.
Xi e Tillerson hanno mostrato ai giornalisti che fra loro vi è un clima calmo e disteso: «Hai detto che le relazioni sino-americane non possono che essere amichevoli, e questo lo apprezzo – ha dichiarato il leader cinese – La nostra cooperazione va nella direzione di un ulteriore sviluppo. Entrambi attendiamo con ansia una nuova era di impegno costruttivo».

ATTACCHI ALLA CINA

Il cambio di potere alla Casa Bianca è stato accompagnato dalle dichiarazioni forti di Donald Trump e di Rex Tillerson contro la Cina. Ancora in gara, Trump affermava, parlando del commercio: «La Cina ci sta uccidendo». E proponeva di istituire un dazio del 45 per cento del valore, sulle importazioni dalle ‘Pianure Centrali’. Prometteva inoltre di restituire agli americani i posti di lavoro persi. Riducendo le importazioni dalla Cina e aumentando le esportazioni in direzione opposta, Trump pianificava di riequilibrare il saldo di bilancia commerciale, dato che negli ultimi 30 anni di commercio con la Cina, sul piatto delle importazioni sono gravati 100 miliardi di dollari in più che su quello delle esportazioni.

Le tensioni con Pechino si sono poi rafforzate a seguito della telefonata di Trump al presidente di Taiwan Tsai Ing-wen a dicembre del 2016. I rapporti tra i due Paesi si erano interrotti dal 1979, e la telefonata ha quindi dato ragione di credere che gli Stati Uniti volessero negare l’idea di «una sola Cina», prevalsa in tutti questi anni, riconoscendo invece l’indipendenza di Taiwan, isola democratica rimasta in mano ai nazionalisti cinesi, sconfitti nella guerra civile contro i comunisti (anni 30 e 40 del ‘900).

Anche Tillerson ha contribuito a infastidire la Cina, definendo illegale la costruzione di isole da parte del Dragone nel Mar Cinese Meridionale, e sostenendo che gli Usa avrebbero dovuto inviare un «segnale chiaro» circa l’inammissibilità del comportamento cinese sulle isole, arrivando anche a dire che sarebbe stato opportuno negare alla Cina l’accesso a tutte le isole del Mar Cinese Meridionale. In risposta, la Cina ha affermato di voler continuare a far valere le sue pretese di sovranità sulle stesse.

IL PARERE DEGLI ESPERTI

Secondo gli esperti, la politica di Trump si è sempre più allontanata dalla retorica anti-cinese, diventando simile a quella di Barack Obama. L’immagine di una Cina come principale nemico degli Stati Uniti ha lasciato il posto all’immagine di una Cina-alleato, perché, secondo l’esperto indipendente Brian Ng, «da un punto di vista economico, la Cina vale troppo per poterla ignorare».

Un parere simile è condiviso da Alexander Lomanov, capo ricercatore del Dipartimento degli Studi sull’Estremo Oriente dell’Accademia Russa delle Scienze. Secondo l’esperto, la politica di Trump ripropone i precedenti approcci alla soluzione della crisi coreana (ovvero il fare pressione su Pyongyang) nonché la cooperazione con la Cina, specialmente «in assenza di segni visibili di una normalizzazione rapida delle relazioni con la Russia», con il risultato che con ogni probabilità Trump si incontrerà con il leader cinese prima ancora che con Putin.

In parte diversa la visione di Aleksandr Larin, ricercatore dello stesso istituto, intervistato dal The Independent: «Le posizioni di Cina e Stati Uniti – afferma – sono in contrasto tra loro, e pare che nessuno sia disponibile a fare concessioni. I toni nelle relazioni tra i due Paesi sono sembrati più morbidi, ma su molte questioni nessuno dei due rinuncia a seguire il proprio corso. Gli americani dispiegano difese anti-balistiche in Corea del Sud, e Trump intende mantenere tutte le sue promesse pre-elettorali». Ma la Cina, secondo Larin, non imporrà sanzioni troppo severe contro la Corea del Nord, perché «altrimenti gli osservatori potrebbero dire: i cinesi hanno ceduto alle pressioni degli americani».

La visita di Xi Jinping negli Stati Uniti è in programma nel mese di aprile, ma la data esatta non è stata determinata. Il segretario di Stato americano, tuttavia, ci ha tenuto a far sapere che Trump vuole incontrare il leader cinese «al più presto possibile».

Articolo in russo: ????? ?? ????????? ????? ???????????? ? ???????? ???

Traduzione di Vincenzo Cassano

 
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