Borsa cinese come le montagne russe. Piazze asiatiche in forte perdita

Continua l’altalena finanziaria di Shanghai (-8%), ma questa volta anche gli altri titoli asiatici seguono a ruota, con Tokio (-4%) e Hong Kong (-4%) in forte calo. Da gennaio a giugno la Borsa in Cina è aumentata del 59 per cento, eppure molti osservatori pensavano che il mercato cinese fosse sull’orlo della catastrofe.

Molti cinesi credevano che bene o male il regime fosse realmente in grado di controllare il mercato ed evitare il crollo. Con il senno di poi ci si rende conto che questa previsione è stata sia giusta che sbagliata.

Il regime non è riuscito a prevenire un crollo di circa il 30 per cento avvenuto tra giugno e luglio. È riuscito però a contenere il danno rendendo possibile una piccola ripresa ed è stato sicuramente attivo nel mercato mercoledì 19 agosto: le azioni erano scese del 5 per cento prima di riprendersi miracolosamente e chiudere con un rialzo del 1,2 per cento.

Forse per le autorità il crollo di più del 10 per cento in due giorni è stato troppo pesante da digerire.

Secondo Reuters, è stato il ‘team nazionale’ costituito da broker, società di investimento a capitale variabile e la società controllata dallo Stato China Securities Finance Corp, a intervenire per tamponare la situazione. In genere questo tipo d’interventi sono sufficienti a convincere la maggior parte degli investitori a ricominciare a vendere poiché è il Governo stesso che compra.

Questo è il motivo per cui Goldman Sachs stima che il ‘team nazionale’ abbia immesso nel mercato solo 123 miliardi di euro in azioni sin dall’inizio del crollo della Borsa, nonostante i fondi riservati al supporto del mercato azionario si aggirino intorno ai 260 miliardi di euro.

Altre misure per sostenere il mercato azionario di questa estate sono state:

  • la sospensione arbitraria dell’intermediazione finanziaria (a un certo punto metà dei titoli quotati a Shanghai sono stati sospesi);
  • il controllo e il divieto di vendita per sei mesi ai membri a capo delle compagnie e agli azionisti;
  • minacce di arresto a coloro che svendevano le azioni;
  • congelamento delle offerte pubbliche iniziali;
  • le banche sono state costrette a prestare denaro ai broker sia per comprare azioni che per incrementare i margini a prestito.

Martedì 18 agosto la Banca Popolare cinese ha sicuramente contribuito, immettendo nel sistema bancario una liquidità di circa diciassette miliardi di euro.

Mentre questo tipo d’interventi sono generalmente un successo a breve termine, non funzionano a lungo termine ed evidenziano un fatto importante: il mercato azionario cinese è sempre stato e rimane controllato dalla politica e ha ben poco a che fare con i fondamentali economici.

        Per saperne di più:

Articolo in inglese: ‘China’s Stock Market Is Closer to a Rollercoaster Than a Real Market

 
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