Investire (e andare) in Cina è ora ancora più rischioso

Approvata in Cina una revisione alla legge contro lo spionaggio: ora il Pcc potrà accedere facilmente alle conversazioni su computer e telefoni cellulari: a rischio anche i turisti.

Il nuovo codice amplia la definizione di spionaggio, specificando che atti come l’esecuzione di attacchi informatici contro organi statali, organizzazioni riservate o infrastrutture per le informazioni cruciali sono da considerarsi atti di spionaggio.

Inoltre, il provvedimento estende la portata degli oggetti di spionaggio, introducendo la protezione di tutti i documenti, i dati, i materiali e gli articoli che riguardano la sicurezza e gli interessi nazionali.

La legge riveduta consente alle autorità che conducono un’indagine antispionaggio di accedere a dati, apparecchiature elettroniche e informazioni sui beni personali e di vietare l’attraversamento delle frontiere. È compreso l’accesso ai telefoni cellulari e ai computer portatili.

Questa vaga e ampia interpretazione della normativa accentua i rischi per gli stranieri in Cina, in particolare per chi raccoglie, crea, utilizza o elabora dati: in breve, per molti fornitori di servizi professionali.

Tipiche attività lavorative come la raccolta di dati commerciali, potrebbero potenzialmente rientrare nell’ambito coperto dalle leggi.

Un agente di polizia cerca di impedire a un fotoreporter di scattare foto, in una strada fuori da un complesso di centri commerciali a Pechino il 13 ottobre 2020. (Nicolas Asfouri/AFP via Getty Images)
Un agente di polizia cerca di impedire a un fotoreporter di scattare foto, in una strada fuori da un complesso di centri commerciali a Pechino il 13 ottobre 2020. (Nicolas Asfouri/AFP via Getty Images)

Anche prima delle nuove leggi, le aziende straniere erano state prese di mira dal Partito Comunista Cinese (Pcc).

Di recente, l’ufficio di Shanghai della società globale di consulenza aziendale Bain & Co ha subito un’incursione e il suo personale è stato interrogato. Questo segue ad azioni simili contro Deloitte e Mintz, altre due società globali. Cinque dipendenti cinesi di Pechino del Gruppo Mintz, un’importante società legale che si occupa di analisi sulle imprese, verifiche sui bilanci e accertamenti sulla corruzione, sono infatti stati arrestati.

Nel 2013, un ispettore aziendale britannico, Peter Humphrey, e la sua moglie americana, che dirigevano ChinaWhys, un’attività di consulenza sui rischi, sono stati arrestati, dopo aver lavorato per la casa farmaceutica Gsk. Alla fine sono stati rilasciati dopo circa due anni di detenzione.

«Sono a conoscenza di altre piccole società di consulenza occidentali che sono attualmente oggetto di molestie e che non sono ancora sui giornali», ha scritto Humphrey dopo la notizia delle azioni contro Bain & Co.

La Cina non ha inoltre rinnovato gli abbonamenti delle entità straniere a Wind, una società di informazione che fornisce database di registrazioni societarie, brevetti, documenti di appalto e statistiche ufficiali.

Secondo un nuovo rapporto di Safeguard Defenders, il Pcc ha ulteriormente allargato il quadro normativo per l’imposizione di divieti alla partenza e ne sta intensificando l’uso contro tutti: dai difensori dei diritti umani ai giornalisti stranieri.

Controllo sempre più diffuso in patria e all’estero

Il servizio Trapped: China’s expanding use of exit bans presenta dati ufficiali ed esamina le nuove leggi.

Contiene interviste con alcune vittime, per capire come il Paese ricorra sempre più spesso al divieto di espatrio per punire i difensori dei diritti umani e le loro famiglie; come tenga in ostaggio le persone, per costringere coloro che si trovano all’estero a tornare in Cina; come controlli i gruppi etnico-religiosi, si impegni nella diplomazia degli ostaggi e intimidisca i giornalisti stranieri.

La Cina ha inoltre approvato emendamenti che impongono il divieto di espatrio a tutti coloro che sono indagati (cinesi e stranieri) e che sono considerati un potenziale rischio per la sicurezza nazionale.

Tra il 2018 e il luglio di quest’anno, non meno di cinque leggi nuove o modificate prevedono l’uso del divieto di espatrio, per un nuovo totale di almeno 15 leggi.

L'ambasciatore australiano in Cina, Graham Fletcher (a sinistra), non viene fatto entrare dai funzionari del tribunale e dalla polizia, mentre cerca di assistere al processo del giornalista australiano Cheng Lei presso il Tribunale intermedio del popolo numero 2 di Pechino, in Cina, il 31 marzo 2022. (Kevin Frayer/Getty Images)
L’ambasciatore australiano in Cina, Graham Fletcher (a sinistra), non viene fatto entrare dai funzionari del tribunale e dalla polizia, mentre cerca di assistere al processo del giornalista australiano Cheng Lei presso il Tribunale intermedio del popolo numero 2 di Pechino, in Cina, il 31 marzo 2022. (Kevin Frayer/Getty Images)

«In assenza di dati ufficiali trasparenti ed escludendo i divieti di espatrio basati sull’etnia, che sono milioni, stimiamo che almeno decine di migliaia di persone in Cina siano sottoposte a divieti di partenza in qualsiasi momento», riferisce l’organizzazione.

«A decine di stranieri viene inoltre impedito di lasciare la Cina se lavorano per un’azienda coinvolta in una controversia civile. La formulazione volutamente vaga della Legge sulla procedura civile fa sì che soggetti che non sono nemmeno collegati alla controversia, rimangano intrappolati in Cina».

Per esempio, all’uomo d’affari irlandese Richard O’Halloran è stato impedito di lasciare la Cina per più di tre anni (dal 2019 al 2022), perché la compagnia per cui lavorava era coinvolta in una controversia commerciale. Anche se non stava nemmeno lavorando per l’azienda quando la disputa è iniziata.

Un altro studio ha rivelato che a 128 stranieri è stato impedito di lasciare il Paese tra il 1995 e il 2019.

È ora di aggiornare la guida ai rischi di viaggio

In alcuni casi, il prendere di mira gli stranieri fa parte della diplomazia degli ostaggi di Pechino, di una ritorsione contro un governo straniero o di una tattica per estorcere concessioni. Spesso l’azione è più grave, come la detenzione arbitraria, o talvolta si ricorre al divieto di espatrio nelle fasi iniziali.

Nel dicembre 2018, due canadesi, Michael Kovrig e Michael Spavor, sono stati arrestati in Cina come ritorsione per l’arresto della direttrice amministrativa di Huawei, Meng Wanzhou, in Canada.

L'ex diplomatico Michael Kovrig abbraccia la moglie Vina Nadjibulla al suo arrivo all'aeroporto internazionale di Toronto Pearson il 25 settembre 2021. (DND-MDN Canada/Cpl. Justin Dreimanis)
L’ex diplomatico Michael Kovrig abbraccia la moglie Vina Nadjibulla al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Toronto Pearson il 25 settembre 2021. (DND-MDN Canada/Cpl. Justin Dreimanis)

Kovrig era un ex diplomatico canadese e consulente dell’International Crisis Group, mentre Spavor era un consulente che si occupava di Corea del Nord. Sono stati incriminati in base alla vaga legge di Pechino sul segreto di Stato.

Quando Meng è stata rilasciata dopo aver accettato un accordo di rinvio dell’azione penale, in relazione alle accuse di frode bancaria negli Stati Uniti, i due Michael sono stati rilasciati.

La situazione sotto il Pcc è che gli avvocati, i giudici e i tribunali sono strumenti del regime.

In una direttiva del Comitato centrale del Pcc, pubblicata a febbraio, le scuole di legge, gli avvocati e i giudici sono stati istruiti a «opporsi e resistere a visioni occidentali errate come il ‘governo costituzionale’, la ‘separazione dei tre poteri’ e l’’indipendenza della magistratura’».

Due importanti avvocati per i diritti umani, Xu Zhiyong e Ding Jiaxi, sono stati recentemente condannati a più di dieci anni di carcere dopo essere stati accusati di sovversione del potere statale in seguito a dei processi a porte chiuse.

Non che i processi in Cina siano imparziali: hanno un tasso di condanna di oltre il 99 percento!

Da diversi anni ormai, la guida ai viaggi in Cina del Dipartimento di Stato americano, avverte che Pechino utilizza i divieti di espatrio per «ottenere un potere di contrattazione sui governi stranieri».

Il Dipartimento degli affari esteri australiano si limita a consigliare ai viaggiatori che si recano in Cina di «esercitare un elevato grado di cautela».

È forse giunto il momento di aggiornare i consigli, tenendo conto dei crescenti rischi che comporta visitare la Cina.

 

I punti di vista espressi in questo articolo sono le opinioni dell’autore e non riflettono necessariamente i punti di vista di Epoch Times.

Articolo inglese: Doing Business in China Is Now That Little Bit More Risky

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