Il futuro della Non Violenza, «antica come le montagne»

Luigi Lombardi Vallauri è un filosofo dei nostri tempi. Non ha domestichezza con i cellulari, ma conosce bene l’anima del mondo contemporaneo. Secondo il suo profilo Facebook, ama la cioccolata calda, specialmente quella di metà lezione alla Facoltà di Giurisprudenza, a Firenze, dove tiene corsi di Filosofia del Diritto avanzata e Argomentazione giuridica.

Originale ed eclettico, eppure amabile, spassosamente ironico, di una leggerezza pesante di vita vissuta, Vallauri è un uomo che pare approdato alle sponde di una serenità possibile dopo aver attraversato diversi mari in tempesta. Un mondo complicato che nel suo cammino verso l’essenziale si è semplificato e alleggerito.

Sulla Via dell’India. Il futuro della Non Violenza è il titolo di una delle sue attuali conferenze.

Epoch Times lo ha intervistato a riguardo.

«Sono un narcisista», dice. «Essere intervistato fa parte dei miei piaceri mondani».

Inizia a ruota libera a parlare della sua vita e intanto guarda per terra. I tombini. Sì, i tombini di una certa ditta provenzale che dice riproducano nelle stampe i disegni di alcuni mandala tibetani…

Poi si concentra…

Professor Vallauri, Lei come si definisce?

Da un punto di vista umano sono una vita che si accorge di vivere. Sono stato un grande teorico, una specie di gigante della formulazione verbale, adesso sono molto più uno del ‘non discorsivo’ e proprio per questo ho scoperto che il non discorsivo è il 90% di quello che ci succede. Terrò una ennesima conferenza (a Firenze) a Fabbrica Europa proprio questo anno sul ‘non discorsivo’

Però, se dovessi, invece, definirmi filosoficamente di solito dico che sono apofatico; l’apofatismo è quella posizione filosofica secondo la quale l’esercizio strenuo e non scettico della ragione sui problemi ultimi approda all’Irrapresentabile. L’Irrapresentabile è anche il punto di arrivo della scienza, perché la scienza non ha la minima idea di come abbia fatto il Big Bang a schizzare fuori dal nulla, ma anche chi crede in Dio ( io me ne sono occupato moltissimo di Dio), si trova davanti a qualcosa che assolutamente non si riesce a rappresentare. Qualcosa in cui l’esistenza e l’inesistenza sono difficili da distinguere.

Che ruolo dovrebbero avere nella società attuale personaggi come lei?

Beh, io naturalmente penso che il mondo va male perché non fa quello che dico io, quindi, i personaggi come me dovrebbero essere alla guida della società (ahahahah!)…. Beh…come Platone no?

Ha appena tenuto una conferenza dal titolo Sulla Via dell’ India. Il futuro della non violenza. Può riassumere in breve i contenuti della conferenza e in particolar modo quale è, dunque, secondo lei il futuro della non violenza?

Il contenuto della conferenza (eravamo in un ambiente ispirato alla passione e compassione verso gli animali), era la non violenza particolarmente nel rapporto con gli animali, però io l’ho allargato alla non violenza in ogni direzione, quella verso gli altri uomini, quella verso la natura. Ho detto che è passata dall’ascesi alla politica specialmente con Ashoka e con Ghandi, ma il [suo] futuro mi sembra sorprendente. Qualcosa che è nato dalla rinuncia di antichi yoghin, da monaci buddisti e jainisti, è il futuro dell’umanità, perché il rapporto che abbiamo instaurato con gli altri uomini, con gli animali e con il pianeta è manifestamente insostenibile, quindi, discipline assolutamente non spirituali come l’economia politica, la geopolitica e anche certi tipi di terapia, devono passare a poco a poco alla ‘non violenza’. Il rapporto non violento con la realtà è condizione di quello che io chiamo il Pleroma, cioè la pienezza dell’essere e del possibile che secondo me rappresenta l’ideale dell’etica e della politica; per cui “non violenza” e pienezza dell’essere e del possibile si condizionano a vicenda. La violenza riduce la pienezza dell’essere, il Pleroma. Quindi, [la non violenza] è al tempo stesso antica come le montagne e necessaria per un futuro umano e planetario accettabile.

Che cosa possono fare i singoli individui oggi per contribuire alla pace nel mondo?

Intanto possono cominciare da se stessi. Dice bene Aldo Capitini: «C’è almeno un luogo della realtà sul quale non è utopico scommettere e quel luogo sono io». Quindi, la prima cosa che possono fare è essere l’inizio di ciò che desiderano. In secondo luogo direi dovrebbero cambiare il loro desiderio, cioè passare dal desiderio dei beni esclusivi al desiderio dei beni non esclusivi. I beni esclusivi sono quelli il cui possesso da parte di un soggetto esclude il possesso o godimento da parte degli altri e sono la ricchezza, il potere e la visibilità, dove più ne ha uno, meno ne hanno gli altri. Io, invece, sono il profeta dei beni non esclusivi che sono i beni del corpo, della mente e della relazione; per esempio la mia salute non toglie niente a quella di Diana, la mia cultura, mente non toglie niente a quella di Diana e il mio rapporto amichevole con Diana non solo non toglie niente, ma aggiunge a tutti e due. Quindi, di crisi ce ne è assolutamente troppo poca, ce ne vuole molto di più. Ci vuole una decrescita felice nei beni esclusivi e una crescita felice nei beni non esclusivi, altrimenti siamo perduti. E’ quello che volevo dire prima dicendo che l’umanità non fa quello che dico io. Deve assolutamente fare quello che dico io (ahahahaha).

Che cosa pensa della resistenza pacifica dei praticanti del Falun Gong nei confronti della brutale persecuzione che subiscono?

Come ho detto oggi durante la conferenza sono un adepto della ‘Non Violenza’, antica come le montagne e, quindi, penso come diceva Ghandi che l’eroismo del ‘non violento’ sia almeno grande come l’eroismo del guerriero.

Secondo lei che cosa si potrebbe fare di più per sensibilizzare l’opinione pubblica internazionale a riguardo di questa e altre questioni sui diritti umani?

È questione di come sensibilizzare gente che vuole solo vivere e approfittare della vita a questioni come la Grande Compassione del Buddismo Tibetano o la ‘non violenza’ attiva di Ghandi e Capitini. Si deve agire certamente su due piani. Quello della conversione personale e della testimonianza che, comunque, è come una pietra gettata nello stagno da cui partono onde e poi quella dell’azione organizzata che culmina nell’azione legislativa. Io credo che bisogna tenere presenti le due cose.

Intervista rivista per brevità e chiarezza.

 
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