Aumenta l’attività attorno al buco nero della nostra galassia. Il parere dell’esperto

Al centro della nostra galassia c’è un buco nero, si chiama Sagittarius A*. Negli ultimi tempi l’attività attorno a questo buco nero supermassiccio è aumentata. Lo dimostrano le immagini pubblicate di recente dalla Nasa, nelle quali è possibile notare la scia di luce prodotta dai gas che periodicamente entrano all’interno del nostro Sgr A*.

Queste ‘scie’, nel linguaggio scientifico, vengono chiamate flares (brillamenti solari in italiano). In astronomia, queste emissioni sono dovute appunto al gas che, cadendo nel buco nero, entra in relazione con la sua forza centrifuga, portando allo sviluppo di un’incredibile calore e di un’energia che equivale a decine di milioni di bombe atomiche.

Ora, verrebbe da chiedersi: perché cade del gas nel buco nero? E quali conseguenze può avere questo sul nostro pianeta? Lo abbiamo chiesto a Guido Risaliti, ricercatore all’Inaf e professore di Astrofisica all’Università degli studi di Firenze.

Gli studi attuali – condotti principalmente dal Chandra della Nasa e dall’XMM dell’Esa – si concentrano sull’osservazione di Sgr A* per determinare se l’aumento di attività sia causato dal passaggio di ‘nuvolette’ di gas nelle prossimità del buco nero, oppure, cosa più ‘intrigante’, se vi sia un legame con il passaggio della nube G2. La comparsa di G2 è stata annunciata nel 2012, e si stima che il suo passaggio vicino a Sgr A* potrebbe durare all’incirca dieci anni. Questa nube potrebbe aver perso un po’ di gas, strappato dall’attività gravitazionale del nostro buco nero, oppure potrebbe aver premuto sul gas vicino a Sgr A*, causando la perturbazione visibile nell’immagine.

Risaliti fa anche notare che «questo aumento di attività del buco nero, in termini assoluti, è veramente piccolo». Tuttavia «in nessun altro soggetto potremmo osservare un’attività, e dire che è significativa a questo livello» proprio perché «in questo caso il monitoring di Sagittarius A* è talmente intenso che siamo sensibili anche a queste piccole variazioni».

In altre galassie molto attive, come i Quasar, il gas che cade dentro i buchi neri produce una luce che può essere centinaia di volte più grande di quella dell’intera galassia. Questi fenomeni sono molto più evidenti rispetto ai nostri flares, i quali, se dovessimo vederli alla distanza da cui vediamo i Quasar, sarebbero quasi impercettibili.

Ma allora perché è significativa questa scoperta? La mole di dati accumulata nei quindici anni di osservazione di Sagittarius A* è incredibile e, monitorando il nostro buco nero, è possibile capire se le considerazioni che riguardano le cause di tali eventi hanno un fondamento: «noi pensiamo che questi meccanismi siano veri, però li deduciamo soltanto dalla fisica che conosciamo».  Questo ha importanza anche perché le stesse ipotesi vengono poi utilizzate per interpretare la galassie lontane milioni di anni luce dalla nostra.

Comprendere l’universo non è semplice, ci vuole tempo. Forse, in questa ottica, diventa una buona notizia il fatto che ciò che succede ora «non ha influenze sull’evoluzione della Terra». Quello che abbiamo dinnanzi a noi, quando usiamo i nostri telescopi o quando alziamo gli occhi al cielo «è un laboratorio della natura, il quale ci permette di studiare la gravità. Questi fenomeni legati alla gravità estrema non sono riproducibili in laboratorio. Perché tu puoi riprodurre in laboratorio la situazione che c’è al centro del Sole, a Ginevra al Cern lo fanno, ma non puoi riprodurre gli effetti di grande gravità. Lo puoi fare soltanto guardandoli nello spazio».

Questo fenomeno non ci coinvolge, almeno non direttamente. Perché? «Noi siamo a circa 25 mila anni luce dal centro della galassia»; per cui la Terra non è legata gravitazionalmente a questo buco nero, è troppo lontano. Sagittarius A*, dalla nascita fino a oggi, ha inglobato tantissime stelle, e ora supera di 4 milioni di volte la massa del sole. Tuttavia non crescerà più. Si tratta di un processo che a un certo punto finisce. Il principio è lo stesso per cui la Terra non cade sul Sole: segue la sua orbita abbastanza velocemente da non andarci contro. Potrebbe riprendere soltanto dopo un avvenimento particolare: «se per esempio la nostra galassia si scontrasse con un’altra galassia, il cambiamento di posizione delle stelle potrebbe far sì che tante nuove stelle cadano nel buco nero».

Ora, la domanda che tanti di noi si sono posti: cosa succede dall’altra parte del buco nero? Non si sa. Una volta attraversato l’orizzonte degli eventi, nulla è più osservabile. Da un punto di vista scientifico e osservativo quello che avviene al suo interno – che siano trasformazioni o altro – non ha conseguenze sull’esterno, perché ciò «che noi percepiamo generalmente del buco nero è la sua forza di gravità, tuttavia la sua forza di gravità non è alterata da cosa fa la sua massa all’interno». La domanda rimane quindi senza risposta. Quel che rimane da fare è portare avanti la ricerca. Mentre chi preferisce esprimere desideri guardando le stelle cadenti, può continuare a sognare.

 
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