Nessun panico per i nuovi dazi americani

di redazione eti
7 Agosto 2025 9:56 Aggiornato: 7 Agosto 2025 15:12

A partire dalla mezzanotte del 7 agosto sono entrati in vigore i nuovi dazi degli Stati Uniti. L’ordine esecutivo presidenziale stabilisce aliquote variabili tra il 10% e il 41% per una settantina di nazioni. I beni già spediti verso i porti americani prima dell’entrata in vigore dei dazi saranno esentati, a condizione che vengano immessi nel mercato entro il 5 ottobre. Inoltre, i prodotti soggetti a “transhipment”, ovvero fabbricati in un Paese e reindirizzati attraverso un altro per eludere i dazi, saranno colpiti da un’imposta del 40%, oltre a ulteriori sanzioni. Secondo il Yale Budget Lab, l’aliquota doganale media effettiva è attualmente del 18,3%, il livello più alto dal 1934.

In risposta alle preoccupazioni che le nuove misure possano destabilizzare le imprese e il commercio internazionale, il ministro del Tesoro statunitense Scott Bessent ha commentato giorni fa a Cnbc: «non è la fine del mondo se questi dazi straordinari resteranno in vigore per qualche giorno o qualche settimana, purché i Paesi coinvolti proseguano i negoziati in buona fede». Il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer ha confermato questa linea.

Donald Trump ha anticipato che altre misure doganali sono in preparazione. Il 6 agosto ha annunciato dazi del «100% circa» su semiconduttori e microchip per computer. «Ma se producete negli Stati Uniti, non ci sarà alcun costo» ha poi dichiarato ai giornalisti, senza precisare la data di entrata in vigore. Trump ha inoltre confermato l’introduzione di dazi sui farmaci importati. Secondo il presidente, verrà applicato un «modesto dazio» iniziale, che dopo oltre un anno potrebbe aumentare fino al 250%, sempre con l’obiettivo di incentivare la produzione farmaceutica interna. America first.

Poche ore prima della scadenza del 7 agosto, Trump ha firmato un ulteriore ordine esecutivo che impone un dazio aggiuntivo del 25% all’India, portando il totale al 50%, il più alto di tutti. Il provvedimento cita il fatto che il governo indiano «importa direttamente o indirettamente petrolio dalla Federazione Russa». L’amministrazione Trump sta intensificando la pressione sulla Russia per porre fine al conflitto in Ucraina. Pur definendo il primo ministro indiano Narendra Modi un «amico», Trump ha esortato Nuova Delhi a ridurre gli acquisti di energia russa.
Nel 2024, le importazioni annuali di greggio indiano dalla Russia hanno raggiunto i 53 miliardi di dollari, rispetto a circa 1 miliardo prima dell’invasione dell’Ucraina. L’India è il secondo maggior cliente di petrolio russo, rappresentando oltre un terzo delle esportazioni di greggio di Mosca.

Passando ai vicini di casa, Canada e Messico non hanno ancora raggiunto accordi commerciali con gli Stati Uniti. La settimana scorsa, Trump ha concesso al Messico una proroga di 90 giorni, ma le attuali misure – dazi del 50% su acciaio, alluminio e rame, e del 25% sulle automobili – resteranno in vigore. Col Canada, invece, le trattative rimangono incerte: il primo agosto Trump ha aumentato i dazi sui beni canadesi non conformi all’Usmca dal 25% al 35%, aggiungendo una sanzione del 40% per il transhipment.

Il 6 agosto, prima dell’entrata in vigore dei nuovi (ampiamente previsti) dazi, i mercati azionari americani hanno chiuso in rialzo. L’indice Nasdaq Composite è salito dell’1,2%, pari a 253 punti, raggiungendo quota 21.169. Il Dow Jones Industrial Average è cresciuto dello 0,18%, o 81 punti, a 44.193, mentre l’S&P 500 ha guadagnato lo 0,73%, ovvero 46 punti, attestandosi a 6.345. Nonostante un iniziale crollo dei mercati all’annuncio dell’attuazione dei dazi, gli investitori si mostrano ora molto più ottimisti, come sempre accade in ambienti speculativi. Gli analisti di Wall Street ritengono probabile che questo regime doganale duri uno o due anni.

 


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