Negoziati tra Russia e Ucraina sotto l’egida di Trump

di Redazione ETI/Reuters
21 Maggio 2025 15:36 Aggiornato: 21 Maggio 2025 15:36
L’annuncio di Donald Trump dell’avvio immediato di negoziati tra Russia e Ucraina per un cessate il fuoco, rappresenta un segnale di speranza in un conflitto che da oltre tre anni insanguina l’Europa orientale. Ma le caute dichiarazioni del Cremlino e la riluttanza di Washington a sostenere nuove sanzioni contro Mosca suggeriscono che la strada verso la pace rimane irta di ostacoli.
Il colloquio telefonico tra Trump e Putin, seguito da un confronto con il presidente ucraino Zelensky e i capi di Stato europei, ha riacceso l’attenzione su un dialogo diretto tra Mosca e Kiev, ripreso di recente in Turchia dopo una pausa di oltre due anni. Trump ha descritto l’iniziativa come un passo verso la fine della guerra, sottolineando che «qualche progresso» è in corso. Putin, dal canto suo, ha accolto con favore la ripresa dei negoziati, pur limitandosi a osservare che il processo è «sulla strada giusta» e richiederà tempo.
Ma questo scambio diplomatico, pur significativo, non ha prodotto la svolta attesa. I vertici europei, guidati dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, hanno optato per un inasprimento delle sanzioni contro la Russia, mentre Trump ha scelto una linea più cauta, evitando misure punitive per non compromettere le prospettive di un accordo. «Imporre sanzioni potrebbe peggiorare le cose», ha dichiarato il presidente statunitense, lasciando intendere che il negoziato sia condizionato da delicati equilibri e da personalità che complicano il dialogo. Le posizioni delle parti restano distanti. L’Ucraina e i suoi alleati chiedono un cessate il fuoco immediato, mentre Mosca pone condizioni rigide, tra cui il ritiro delle truppe di Kiev da quattro regioni che la Russia rivendica. Il Cremlino insiste sulla necessità di affrontare le «cause profonde» del conflitto, un’espressione che riflette la complessità di un accordo che non si limiti a una tregua temporanea.
Nel frattempo, Zelensky ha proposto un vertice di alto livello con la partecipazione di Stati Uniti, Unione Europea, Regno Unito e Russia, potenzialmente ospitato da Turchia, Svizzera o Vaticano, un’idea che per ora resta in fase embrionale. La dinamica di questi negoziati solleva interrogativi sulla loro effettiva portata. Alcuni osservatori, come l’ex primo ministro svedese Carl Bildt, vedono nel dialogo un vantaggio tattico per Putin, che può proseguire le operazioni militari mentre mantiene aperto il canale negoziale. Altri sottolineano il ruolo di Trump, il cui approccio pragmatico potrebbe sbloccare lo stallo.
In questo contesto, il futuro dei colloqui dipende dalla capacità delle parti di superare diffidenze reciproche e interessi contrastanti. La proposta di un memorandum congiunto, evocata da Putin, potrebbe delineare i contorni di un accordo, ma l’assenza di scadenze precise, come sottolineato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, invita alla prudenza.

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