Meloni: sbagliata la decisione della Corte di giustizia Ue

di redazione eti
2 Agosto 2025 7:01 Aggiornato: 2 Agosto 2025 20:29

La Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che l’Italia può accelerare le procedure di espulsione degli immigrati irregolari verso Paesi ritenuti sicuri, ma ha precisato che tali designazioni devono essere sottoposte alla verifica della magistratura per garantire la possibilità di impugnare le decisioni in materia di asilo.

La sentenza è giunta in risposta a un caso riguardante due cittadini bengalesi soccorsi in mare dalle autorità italiane l’anno scorso. L’Italia aveva respinto le loro richieste di asilo, motivando la decisione con la classificazione del Bangladesh come Paese di origine sicuro, in base a un atto legislativo approvato dal governo italiano nell’ottobre 2024. I due uomini erano stati successivamente trasferiti in un centro di detenzione in Albania, in virtù di un accordo bilaterale siglato tra Roma e Tirana nel 2023. Tale intesa consente di trasferire fino a tremila migranti intercettati in mare ogni mese in Albania, dove le loro domande di asilo vengono esaminate.
Una precedente sentenza della Corte aveva già limitato l’interpretazione del concetto di «Paese sicuro», stabilendo che una nazione non possa essere considerata tale se anche solo una parte del suo territorio rappresenti un pericolo per determinate persone. Nel caso di specie, i due cittadini bengalesi hanno presentato ricorso presso un tribunale di Roma, che ha chiesto alla Corte europea di chiarire i criteri per designare i Paesi sicuri e i controlli giuridici necessari. Il giudice ha osservato che la legge italiana del 2024 non specifica i criteri adottati per selezionare i Paesi sicuri, rendendo difficile per i richiedenti asilo o per i magistrati contestare tali scelte. La Corte ha affermato che le informazioni utilizzate per determinare se un Paese sia sicuro devono essere rese disponibili sia ai richiedenti asilo sia ai giudici, in modo da consentire un esame completo della decisione. I tribunali possono inoltre avvalersi di fonti attendibili proprie, purché entrambe le parti abbiano la possibilità di replicare.

Commentando la sentenza su X, Giorgia Meloni ha espresso il timore che indebolisca le politiche volte a contrastare l’immigrazione irregolare osservando: «La decisione della Corte di giustizia dell’Ue sulla designazione dei Paesi di origine sicuri per i migranti irregolari è sorprendente. Ancora una volta, la magistratura, stavolta a livello europeo, pretende di esercitare un’autorità su ambiti che non le competono, di fronte a responsabilità che sono di natura politica». La Meloni  poi ha aggiunto che la sentenza privilegia le valutazioni dei giudici nazionali rispetto alle decisioni del Parlamento: «Così, ad esempio, nell’identificare i cosiddetti Paesi sicuri, si dà precedenza alla decisione del giudice nazionale – anche se fondata su fonti private – rispetto all’esito di indagini complesse condotte dai ministeri competenti e valutate dal Parlamento sovrano».
La sentenza della Cgue è stata emessa a pochi mesi dall’entrata in vigore completa del Patto Ue su migrazione e asilo. Questo permetterà agli Stati membri di concludere accordi con Paesi extra-Ue per gestire le richieste di asilo in modo extraterritoriale, con la possibile istituzione di centri di elaborazione in Nord Africa o altrove. «È significativo che ciò accada a pochi mesi dall’entrata in vigore del Patto Ue su migrazione e asilo, un Patto che introduce regole più stringenti, anche per quanto riguarda i criteri di identificazione di tali Paesi – ha osservato Giorgia Meloni – Nei dieci mesi che restano prima che il Patto europeo diventi operativo, il governo italiano continuerà a esplorare ogni soluzione possibile, tecnica o normativa, per tutelare la sicurezza dei suoi cittadini». Il messaggio del presidente del Consiglio è insomma chiaro: il Governo italiano va avanti.

In aprile, l’Ue ha annunciato che i cittadini di alcuni Paesi, tra cui Bangladesh, Colombia, Marocco, Tunisia, Egitto, India e Kosovo, hanno poche probabilità di ottenere lo status di asilo in Europa, poiché tali nazioni sono definite Paesi terzi sicuri; per cui gli irregolari provenienti da quelle nazioni saranno sottoposti a procedure accelerate di espulsione.
Secondo i dati del ministero dell’Interno, dall’inizio del 2025, in Italia sono entrati 36.557 immigrati irregolari, in aumento rispetto ai 33.781 nello stesso periodo dell’anno precedente, ma in calo rispetto agli 89.165 del 2023. Nel 2025, la maggior parte proviene da Bangladesh, Eritrea, Egitto, Pakistan e Etiopia.


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