Maxi operazione contro la criminalità organizzata a Lecce 18 gli arresti

di redazione eti
30 Settembre 2025 15:22 Aggiornato: 30 Settembre 2025 15:22


Video: Carabinieri

Questa mattina, nei comuni di Racale, Alliste, Taviano, Melissano e Gallipoli in provincia di Lecce e presso la casa circondariale della città, i Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce hanno portato a termine una vasta operazione contro un’organizzazione criminale radicata nel basso Salento. L’intervento ha mobilitato 110 militari, supportati dai comandi territoriali, dallo Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”, dal Nucleo Cinofili di Bari e militari dell’11° Reggimento “Puglia”. Su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce, dietro richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, sono state eseguite misure cautelari nei confronti di 18 persone, 17 in carcere e una ai domiciliari, per un totale di 33 indagati. Gli arrestati sono gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata al traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, lesioni aggravate, tentata estorsione, ricettazione e detenzione abusiva di armi, con l’aggravante del metodo mafioso. L’operazione è iniziata nel marzo del 2022, quando un giovane di 22 anni di Taviano viene attirato in una trappola con un pretesto. All’interno di un’abitazione, viene minacciato e picchiato brutalmente e costretto a consegnare 700 euro, un debito per acquisto di droga. Gli aguzzini lo obbligano a guidare fino a casa per recuperare il denaro, sottraendogli poi le chiavi dell’auto, per impedirgli di fuggire. Quello che sembrava un episodio di cronaca nera isolato si rivela ben presto la punta dell’iceberg di una organizzazione criminale ramificata, capace di muovere ingenti quantità di droga e di esercitare un controllo capillare sul territorio, in perfetto stile Sacra Corona Unita.

L’operazione, chiamata “Pit Bull”, dal nome dei cani di razza Pit Bull che erano a guardia della casa di uno dei complici e che hanno aggredito i Carabinieri durante un primo intervento di ricerca, testimonia la pericolosità e l’aggressività dell’organizzazione. Per mesi i militari dell’Arma hanno seguito le tracce del clan, intrecciando intercettazioni telefoniche e telematiche, pedinamenti, osservazioni discrete e perfino ricognizioni aeree. Un lavoro paziente che ha svelato un intenso traffico di cocaina, eroina, marijuana e hashish, smerciati non solo nei centri abitati ma anche nelle località marine più frequentate della zona. Al vertice della riorganizzata compagine criminale c’è il giovane rampollo 31enne del posto, Vito Paolo Vacca, nome che per il basso Salento suona come un’eredità pesante. Nipote di Vito Paolo Troisi, storico capo dell’omonimo clan, Vacca è considerato l’erede naturale di quella frangia della Sacra Corona Unita che dagli anni ’90 controlla il traffico di sostanze stupefacenti nell’area, avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo mafioso in quanto appartenente alla famiglia Troisi e della disponibilità di armi. Figlio del defunto Angelo Salvatore Vacca, all’ergastolo per omicidio, Vito Paolo ha preso le redini del gruppo dopo la morte del padre, nel 2024, mentre era ai domiciliari per gravi patologie oncologiche. La sfarzosa cerimonia funebre del padre – celebrata nella chiesa San Giorgio Martire di Racale, con una carrozza dorata trainata da quattro cavalli neri – è stata un vero e proprio manifesto di potere, evocativo dei riti ostentati che le mafie utilizzano per riaffermare la propria presenza sul territorio.

Nell’organizzazione, ruolo fondamentale è stato quello delle donne di famiglia. Sei di esse, infatti, tutte raggiunte da misure cautelari, gestivano lo spaccio e lo stoccaggio della droga, controllando approvvigionamenti, consegne e contabilità. In particolare, la moglie di Vito Paolo Vacca sostituiva il marito in sua assenza, occupandosi personalmente della distribuzione delle dosi, del rifornimento delle scorte e della gestione dei proventi illeciti. La droga, chiamata in codice “cento” o “pietre”, veniva prelevata più volte al giorno da nascondigli sicuri, nascosta in buste della spesa o cartoni di vino e detersivi per passare inosservata. Una volta preparate le dosi, il cellophane usato per il confezionamento veniva bruciato per cancellare ogni traccia di odore e residuo.

Un sistema collaudato che ha permesso al clan di accumulare ingenti profitti, fino all’intervento risolutivo di oggi. Infatti, in un’intercettazione, il Vacca parla di un’operazione finanziaria di circa 774 mila euro che, una volta immessa sul mercato, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre due milioni di euro. Il bilancio dell’operazione è imponente: sette arresti in flagranza, il sequestro di 22 chili di cocaina, 10 chili di marijuana, 3 chili e mezzo di eroina, 9 chili di hashish e beni per un valore di circa 91 mila euro.

Il giudice per le indagini preliminari di Lecce, ritenendo gravi gli elementi investigativi acquisiti, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi dal Comando Provinciale Carabinieri di Lecce. Tutti i componenti del clan sono indiziati di gravi delitti, e la loro posizione verrà giudicata in tribunale secondo i principi costituzionali di presunzione di innocenza.

Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times