«Esiste la guerra sul terreno, certo, ma esiste anche una guerra delle parole. Nel momento in cui l’Europa mostra compattezza, ancorando a sé l’America – Trump ha detto che supporterà l’iniziativa dei volenterosi – è assolutamente ovvio che Putin reagisca facendo la guerra delle parole». Lo ha detto Giampiero Massolo, già ambasciatore e presidente di Mundys, in una intervista al Messaggero, dove analizza la minaccia del presidente russo di colpire eventuali spiegamenti di soldati europei in Ucraina. «Putin – ha aggiunto Massolo – non vuole che la guerra finisca, o meglio, ritiene che debba finire alle sue condizioni che sono quelle di un’Ucraina neutrale, non parte dell’Occidente, e in condizioni tali da rendere collettivamente l’Europa più insicura.
Questo, ovviamente, non può essere consentito, non è nel nostro interesse di europei e credo sia stato un bene cercare di mantenere un legame tra Europa e Stati Uniti». Alla domanda sulla natura delle garanzie per l’Ucraina, «possono avere tre forme: la prima è immediata ed è l’armamento, poi c’è una forma di ‘forza di garanzia’ che può scattare solo al termine del conflitto – ma non è dato sapere come verrà strutturata – e, alla fine, una garanzia più ampia di tipo pattizio», ha replicato. «La prima garanzia ha a che vedere con il riarmo e il contributo a rendere l’Ucraina più forte. Si tratta della garanzia che può partire fin da subito ed è la più ‘forte’ perché mira a potenziarla. Il riarmo dell’Ucraina, in sostanza, è possibile fin d’ora e credo che a questo si riferisca il presidente Zelensky», ha concluso.