Donald Trump incontrerà Xi Jinping, nel prossimo vertice Apec che si terrà in Corea del Sud, dopo che il Partito comunista cinese ha apparentemente fatto marcia indietro sull’annuncio dell’8 ottobre, che prevedeva un inasprimento dei controlli sulle esportazioni di magneti e terre rare. Lo ha dichiarato ieri il ministro del Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent. «Questo è il segnale che il presidente ha dato», ha detto Bessent su Fox Business, richiamando una precedente dichiarazione di Trump su Truth in cui il presidente affermava che non c’era «nessun motivo» per incontrare Xi dopo l’annuncio cinese sui controlli alle esportazioni.
Il vertice Apec è previsto dal 31 ottobre al primo novembre in Corea del Sud.
Il rappresentante americano per il commercio, Jamieson Greer, il 12 ottobre ha dichiarato che Pechino «ha differito» le restrizioni alle esportazioni di terre rare, a seguito di una telefonata del governo statunitense. I portavoce cinesi, il 13 ottobre, hanno affermato che le limitazioni non rappresentano un divieto assoluto e che desiderano aprire un dialogo. Bessent ha inoltre detto che il Partito comunista cinese potrebbe in realtà stare attuando una banale tattica per sviare l’attenzione del mondo dalla propria grave situazione economica, o dai propri acquisti di petrolio iraniano e russo, definendo l’azione «un errore di calcolo», alla luce della reazione di Donald Trump. Bessent ha inoltre ribadito, facendo eco al presidente, che gli Stati Uniti dispongono di molte altre leve non ancora azionate, come restrizioni su software e servizi finanziari. «È stato un errore di calcolo, ma ora siamo in comunicazione e sono fiducioso che si possa andare avanti» ha concluso il ministro del Tesoro.
Ma secondo Bessent Donald Trump ritiene che all’interno del Partito Comunista Cinese possa esservi discordia e che Trump stesso «pensa che questa mossa possa essere stata compiuta da un funzionario di basso livello». Sembra incredibile ma, dice Bessent, «il sistema cinese è piuttosto fragile, potrebbe non essere stata una decisione presa da Xi Jinping in persona: «Potrebbe essere stata un’iniziativa di qualche falco del partito». Perché, ha osservato Bessent, «anche loro hanno al loro interno degli estremisti che cercano sempre di minare il rapporto».
Bessent ha precisato che le tensioni commerciali si sono allentate e che le trattative tra Stati Uniti e Cina sono già programmate per questa settimana. «Non è detto che venga posto un dazio al 100%» ha poi affermato. «Questa settimana si terranno colloqui a livello operativo e credo che avrò dei contatti con il mio omologo, per poi arrivare all’incontro tra i due capi di Stato.
«Nonostante l’annuncio, la scorsa settimana è stata positiva – ha detto poi Bessent – le linee di comunicazione si sono riaperte […] Un gruppo di burocrati cinesi non può dirci come gestire il nostro sistema di approvvigionamento, né a noi né ai nostri alleati».
Bessent ha anche condiviso la critica di Trump a Pechino per aver annunciato le restrizioni sulle esportazioni proprio mentre si definiva un accordo di pace storico in Medio Oriente: «I cinesi sono molto attenti al simbolismo e posso dire che è stato del tutto inappropriato da parte loro annunciare queste misure proprio nel giorno in cui è stato siglato il trattato di pace, oscurandolo», ha concluso il ministro del Tesoro degli Stati Uniti.