L’arresto del giudice del tribunale della contea di Milwaukee, Hannah Dugan, ha scatenato un acceso dibattito politico e giuridico, evidenziando le tensioni tra l’applicazione delle leggi sull’immigrazione e l’indipendenza del sistema giudiziario.
Secondo quanto reso noto dall’Fbi, Dugan sarebbe stata arrestata il 25 aprile con l’accusa di ostruzione a un procedimento governativo e di occultamento di persona finalizzato a impedire un arresto. I fatti contestati riguardano l’aiuto che la giudice avrebbe fornito a Eduardo Flores-Ruiz, immigrato irregolare presente in tribunale per rispondere a un’accusa di violenza domestica, favorendone l’uscita da una porta secondaria per sottrarlo all’arresto da parte degli agenti federali dell’immigrazione.
Il direttore dell’Fbi, Kash Patel, ha dichiarato su X che il giudice ha «intenzionalmente sviato» gli agenti federali, mentre il ministro della Giustizia Pam Bondi dice che il giudice Dugan avrebbe aiutato il clandestino a lasciare l’edificio attraverso un’uscita secondaria dei suoi uffici, dopo aver appreso della presenza di agenti federali all’esterno in attesa di arrestarlo. Il clandestino è stato successivamente arrestato nei pressi del tribunale dopo un breve inseguimento.
I ministeri della Giustizia e degli Interni avevano ripetutamente avvertito delle conseguenze del mancato rispetto delle operazioni di applicazione della legge sull’immigrazione irregolare.
LE REAZIONI POLITICHE
Sul fronte repubblicano, diversi esponenti hanno condannato il comportamento attribuito alla giudice Dugan. Il deputato Tom Tiffany ha messo in guardia i dipendenti pubblici, ricordando una recente direttiva del governatore democratico, Tony Evers, che invitava a limitare la collaborazione con gli agenti federali. Tiffany ha sottolineato che chiunque aiuti gli irregolari a sfuggire all’arresto si espone (ovviamente) a conseguenze penali.
Anche i deputati Bob Donovan e Tony Wied hanno criticato la condotta della giudice. Donovan ha parlato di «scelte irresponsabili», mentre Wied ne ha chiesto le dimissioni, denunciando un atteggiamento «inaccettabile» da parte della magistratura.
L’episodio è stato inoltre inquadrato dall’amministrazione Trump come un’ulteriore prova della presenza di giudici politicizzati, accusati di ostacolare l’applicazione della legge in materia di immigrazione. L’arresto della giudice Dugan è avvenuto a poche ore di distanza da un altro episodio simile: l’arresto dell’ex giudice Joel Cano e della moglie in New Mexico, accusati di aver dato ospitalità a un individuo accusato di essere un appartenente all’organizzazione terroristica Tren de Aragua.
LA DIFESA DEMOCRATICA
Di segno opposto le reazioni democratiche. Numerosi esponenti della sinistra hanno espresso preoccupazione per le implicazioni istituzionali dell’arresto, giudicato un atto potenzialmente lesivo della separazione dei poteri. La senatrice Tammy Baldwin ha definito l’arresto di una giudice una «decisione gravissima», che rischia di minare la divisione dei poteri. Il deputato statale Ryan Clancy ha parlato di deriva autoritaria mirata a intimidire il dissenso, mentre il governatore Tony Evers ha ribadito il principio della presunzione di innocenza e ha condannato la “retorica politica” che rischia di indebolire la fiducia nella magistratura.
GLI SVILUPPI GIUDIZIARI
La giudice Dugan è comparsa il 25 aprile davanti al tribunale federale di Milwaukee per un’udienza preliminare, al termine della quale è stata rilasciata. Il suo avvocato, ha dichiarato che la sua assistita «contesta e deplora profondamente» l’arresto, sostenendo che il provvedimento non sia motivato da esigenze di sicurezza pubblica.
La prossima udienza è fissata per il 15 maggio. Nel frattempo, il caso continua ad alimentare il dibattito pubblico, confermandosi come uno dei più delicati episodi di confronto tra i poteri esecutivo e giudiziario.