L’Iran messo all’angolo

di Redazione ETI/Reuters
14 Giugno 2025 12:51 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

Gli attacchi aerei israeliani hanno inferto un duro colpo alla leadership militare e nucleare dell’Iran, lasciando Teheran in una posizione di estrema debolezza e con poche alternative di rappresaglia. Una guerra totale, per cui l’Iran non è preparato e che probabilmente perderebbe, appare improbabile, secondo fonti informate. Gli attacchi, proseguiti per la seconda notte consecutiva, hanno portato il confronto tra i due nemici storici a un livello senza precedenti.

L’Iran, evidentemente, fatica a rispondere a Israele con attacchi altrettanto efficaci, poiché le sue capacità missilistiche e la rete militare regionale sono state gravemente compromesse da Israele dopo l’inizio della guerra a Gaza. L’agenzia statale Irna ha riferito che venerdì Teheran ha lanciato centinaia di missili balistici contro Israele in rappresaglia. L’esercito israeliano, tuttavia, ha precisato che i missili erano meno di 100, in gran parte intercettati o caduti senza che causassero danni significativi.

L’influenza regionale di Teheran è stata ulteriormente erosa dagli attacchi israeliani contro i suoi alleati, da Hamas a Gaza a Hezbollah in Libano, dagli Houthi in Yemen alle milizie in Iraq, oltre che dalla caduta del regime siriano di Bashar al-Assad, storico partner dell’Iran. Le sanzioni occidentali hanno colpito duramente le esportazioni di petrolio, pilastro dell’economia iraniana, che è afflitta da una crisi valutaria, inflazione fuori controllo e carenze di energia e acqua. Gli attacchi, mirati a infrastrutture strategiche a Teheran e in altre città, sono proseguiti nella notte di venerdì.

Il leader supremo, l’ayatollah Ali Khamenei, ha assunto un tono di sfida, dichiarando che Israele ha avviato una guerra e ne pagherà le conseguenze. Ma leadership iraniana, umiliata e sempre più concentrata sulla propria sopravvivenza, non può permettersi di apparire debole di fronte alla pressione militare israeliana. Questo aumenta il rischio di un’escalation che potrebbe includere attentati di tipo terroristico contro Israele o, in extremis, un’accelerazione verso la costruzione di un’arma nucleare. Secondo gli esperti, per Teheran la resa non sarebbe esclusa: la teocrazia iraniana deve colpire con forza, ma resta il fatto che i suoi mezzi siano ridotti. Messi all’angolo, i vertici del regime potrebbero decidere di “accelerare” invece di “frenare”: potrebbero cioè decidere per l’uscita dal Trattato di non proliferazione nucleare; il che rappresenterebbe un passo grave, perché equivarrebbe a sconfessare la linea tenuta da Teheran finora, ossia che la ricerca nucleare in Iran avrebbe solo fini di utilizzo civile. Ed è facile immaginare come reagirebbero Tel Aviv e Washington (ma anche il resto dell’Occidente) di fronte a una simile presa di posizione.

Il presidente Trump ha ribadito giovedì la necessità di impedire all’Iran di ottenere un’arma nucleare, minacciando azioni militari. L’Iran arricchisce attualmente uranio al 60% di purezza, vicino al 90% necessario per un’arma nucleare, con materiale sufficiente, se ulteriormente processato, per nove bombe, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. Gli attacchi israeliani di giovedì hanno colpito strutture nucleari, fabbriche di missili balistici, comandanti militari e scienziati. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito l’operazione l’inizio di una campagna prolungata per bloccare le ambizioni nucleari di Teheran. Almeno venti alti ufficiali sono stati uccisi, tra cui il capo di stato maggiore Mohammad Bagheri, il comandante delle Guardie rivoluzionarie Hossein Salami e il responsabile della forza aerospaziale Amir Ali Hajizadeh.

Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times

Consigliati