L’Fbi si espande in Nuova Zelanda ma Patel non è sempre il benvenuto

di redazione eti/Naziya Alvi Rahman
2 Agosto 2025 20:41 Aggiornato: 2 Agosto 2025 20:41

L’alleanza Five Eyes — che unisce Australia, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Canada e Regno Unito nella condivisione di informazioni di intelligence — si rafforza con nuovi sviluppi nel Pacifico, a valle della visita di “basso profilo” del direttore dell’Fbi Kash Patel in Australia, in cui ha incontrato il ministro degli Interni Tony Burke, per poi recarsi in Nuova Zelanda, dove ha inaugurato un “ufficio regionale” dell’Fbi a Wellington.

L’incontro australiano, svoltosi il 27 luglio durante una cena a Sydney alla presenza del commissario della Polizia federale, Reece Kershaw, è rimasto riservato fino al 31 luglio per «ragioni di sicurezza», ha spiegato Burke all’emittente Abc Radio National. Il confronto, descritto come «cordiale e ad ampio raggio», ha toccato temi cruciali come la lotta al terrorismo, il contrasto alle interferenze straniere e la tutela dei minori. «La cooperazione è concreta e molto solida», ha sottolineato Burke. Nessun impegno formale è stato preso, ma il dialogo ha ribadito la solidità dei legami bilaterali.

In Nuova Zelanda, la missione di Patel ha avuto un carattere pubblico, segnando un passo avanti nella strategia dell’Fbi nel Pacifico. L’apertura del nuovo ufficio regionale a Wellington amplia la presenza dell’agenzia, che dal 2017 operava nella capitale sotto la guida dell’ufficio di Canberra. La nuova sede estenderà la copertura ad Antartide, Samoa, Niue, Isole Cook e Tonga. In un video diffuso dall’ambasciata Usa, Patel ha sottolineato che contrastare criminalità informatica, spionaggio e l’influenza del regime comunista cinese resta una priorità: «L’espansione dell’ufficio di Wellington dimostra la forza e l’evoluzione della nostra partnership, mentre continuiamo a collaborare per affrontare obiettivi di sicurezza comuni», ha affermato il direttore dell’Fbi.

L’incontro tra Burke e Patel ha suscitato critiche dal senatore dei Verdi, David Shoebridge, che ha attaccato pesantemente il direttore dell’Fbi: «È comprensibile che il ministro abbia voluto tenere segreto l’incontro con un difensore dei rivoltosi del 6 gennaio», ha dichiarato a Abc News. Burke ha replicato con decisione: «io non mi troverò mai a dover scegliere tra rafforzare relazioni per la sicurezza degli australiani e sfruttare questioni politiche di un altro Paese».

 


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