L’Fbi indaga sui “burattinai” dei disordini di Los Angeles

di Redazione ETI/Eva Fu
12 Giugno 2025 8:52 Aggiornato: 12 Giugno 2025 8:52

Le proteste scoppiate a Los Angeles contro le politiche di controllo dell’immigrazione hanno riportato all’attenzione dell’Fbi un tema complesso e tutt’altro che nuovo: i soldi che alimentano simili “mobilitazioni”. «Noi stiamo verificando ogni legame finanziario che possa aver contribuito all’organizzazione di questi disordini», ha dichiarato il direttore dell’Fbi, Kash Patel, sottintendendo i crescenti dubbi su un coinvolgimento del regime comunista cinese.

L’indagine della polizia federale si concentra infatti sul Partito per il Socialismo e la Liberazione, una formazione comunista statunitense che ha preso parte attiva nelle proteste, definendo gli arresti di immigrati irregolari una «guerra contro le comunità di immigrati» e accusando la polizia federale per l’immigrazione, l’Ice, di sequestro di persona. Questo partito è collegato a una rete che, secondo diverse inchieste giornalistiche, riceverebbe sostegno da Neville Roy Singham, magnate e imprenditore nel settore tecnologico noto per le sue posizioni filocinesi. Strettamente legato al partito è anche il People’s Forum, organizzazione con sede a Manhattan e anch’essa finanziata da Singham, che ha più volte promosso le posizioni del regime cinese e ha pubblicamente sostenuto le rivendicazioni dei manifestanti. Questo “forum”, ha promosso diverse iniziative in favore della dittatura comunista cinese e ha ospitato eventi in cui l’ascesa del Partito Comunista Cinese è stata celebrata come «una battaglia epocale che ha trasformato la Cina e il mondo». La rete attorno a Singham comprende anche Codepink, movimento cofondato da sua moglie, Jodie Evans, promotrice della campagna China Is Not Our Enemy (“la Cina non è nostro nemico”) e attiva in ambienti vicini agli organi di propaganda della dittatura cinese. In passato, Codepink è finita sotto i riflettori per aver contestato pubblicamente iniziative del Parlamento volte a monitorare le attività del regime.

I legami tra queste realtà e la dittatura cinese sono oggetto di crescente attenzione da parte del Parlamento degli Stati Uniti. In aprile, il senatore repubblicano Chuck Grassley ha chiesto al ministero della Giustizia di valutare se il People’s Forum e Codepink debbano essere registrati come “agenti stranieri” ai sensi delle leggi in vigore. Il 10 giugno, il deputato Anna Paulina Luna ha annunciato una richiesta formale di documentazione a Singham, riguardo ai finanziamenti da lui elargiti a un’organizzazione comunista legata alle proteste di Los Angeles e al Pcc, avvertendo che in caso di mancata collaborazione sarà emessa una citazione in giudizio.

Nel pomeriggio del 10 giugno, il People’s Forum ha invitato la cittadinanza a ritrovarsi a Foley Square, nel centro di Manhattan, per chiedere il ritiro della polizia anti immigrazione clandestina dalle comunità locali. Il volantino diffuso per l’occasione riportava tra i promotori il Partito per il Socialismo e la Liberazione e Codepink. Il People’s Forum dichiara pubblicamente – anzi orgogliosamente – le proprie fonti di finanziamento e la propria linea ideologica, affermando di «non avere nulla da nascondere» e di essere appunto «orgoglioso» dei risultati ottenuti. In un post pubblicato su Instagram nel gennaio 2024, ha ribadito: «noi stiamo dalla parte della Palestina. Ci opponiamo alla strategia bellica degli Stati Uniti contro Russia e Cina. E sì, per l’ennesima volta: abbiamo ricevuto donazioni dal nostro amico Roy Singham, socialista convinto, titolare di un conto alla Goldman Sachs». In attesa che l’inchiesta dell’Fbi faccia chiarezza sui finanziamenti e sui rapporti internazionali delle organizzazioni coinvolte, Codepink ha già reagito ai sospetti che  aleggiano su du esso definendoli «diffamatori» e ha annunciato un esposto contro il deputato Luna.


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