Leone XIV e gli ortodossi in cercano dell’unità

di redazione eti/T.J. Muscaro
29 Giugno 2025 14:07 Aggiornato: 29 Giugno 2025 14:07

Dal 1054, il Grande Scisma ha separato la Chiesa cristiana in due grandi tradizioni: la Chiesa cattolica romana — da cui derivano le religioni protestanti ed evangeliche — e le Chiese ortodosse orientali. Il 28 giugno, Papa Leone XIV ha confermato la volontà di porre fine a questa divisione durante un incontro al Vaticano con una delegazione dei leader ortodossi orientali.

«Il mio desiderio è di proseguire nel cammino verso la piena comunione visibile tra le nostre Chiese — ha dichiarato alla rappresentanza della Chiesa di Costantinopoli. — Questo obiettivo potrà essere raggiunto, con l’aiuto divino, solo attraverso un dialogo fraterno e un ascolto rispettoso e costante».

Nonostante le evidenti differenze tra le due tradizioni, in particolare nella celebrazione della Messa, lo scisma si fonda principalmente su due questioni: l’inserimento del termine Filioque nelle versioni del Credo niceno e il riconoscimento dell’autorità universale del Vescovo di Roma.

Leone XIV ha reso omaggio a Papa Paolo VI e al Patriarca ecumenico Atenagora per aver avviato il dialogo che oggi si spera possa ricondurre le Chiese alla comunione. Dal 1991, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli è riconosciuto come guida spirituale delle Chiese ortodosse orientali. «I loro successori a Roma e Costantinopoli hanno seguito con determinazione la via della riconciliazione, consolidando i rapporti tra le due realtà», ha osservato il Pontefice, sottolineando la presenza del Patriarca ecumenico Bartolomeo al funerale di Papa Francesco e alla Messa per la propria intronizzazione.

Il Papa ha evidenziato una «profonda comunione» già esistente, simboleggiata dall’incontro nella festa dei santi patroni condivisi, San Pietro e San Paolo. Si è dichiarato aperto al confronto, affermando: «Ogni proposta sarà accolta, in consultazione con i vescovi cattolici, che condividono la responsabilità per l’unità piena e visibile della Chiesa».

In rappresentanza di Bartolomeo, il metropolita anziano Emmanuel di Calcedonia ha espresso il desiderio di unità della propria Chiesa. «Dal 1964, le nostre Chiese sorelle sono impegnate in un dialogo di carità, seguito dal dialogo teologico ufficiale a partire dal 1980», ha scritto in una lettera al Pontefice. Ha ricordato i sette testi concordati, che rivelano una significativa convergenza su questioni complesse, a lungo divisive, con l’ultimo accordo siglato nel 2023.

Sulle due principali cause dello scisma, Emmanuel ha confermato che la Commissione internazionale congiunta per il dialogo teologico sta analizzando l’aggiunta del Filioque al Credo niceno-costantinopolitano e approfondendo il tema della primazia papale. «Nutriamo una fiducia fondata che la riflessione teologica e la ricerca ecclesiologica di questi decenni possano condurre a un terreno comune e risolvere in modo armonioso queste questioni storicamente controverse», ha aggiunto.

Il metropolita ha sottolineato il riavvicinamento delle Chiese attraverso le comuni istanze di pace in aree a prevalenza ortodossa, come l’Ucraina e il Medio Oriente. Ha espresso, infine, l’attesa per la celebrazione congiunta del 1.700esimo anniversario del Primo Concilio Ecumenico di Nicea, prevista entro l’anno.


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