La crescita delle esportazioni cinesi è scesa al minimo storico degli ultimi sei mesi. A rivelarlo sono i dati doganali cinesi che ad agosto, con un aumento del 4,4% su base annua, sono inferiori alle previsioni del 5% di un sondaggio condotto da Reuters e in netto calo rispetto al 7,2% di luglio. Il rallentamento della crescita delle esportazioni è in parte dovuto al confronto con i dati eccezionalmente elevati dell’anno precedente, e cioè quando i produttori cinesi avevano accelerato le spedizioni per eludere i dazi. Per quanto riguarda le importazioni invece, sono cresciute dell’1,3%, contro il 4,1% di luglio e una previsione del 3%.
Nonostante il calo, la domanda da mercati alternativi ha offerto un (temporaneo) sollievo all’economia cinese, che ormai fatica sempre più a risollevarsi. Le esportazioni verso gli Stati Uniti sono crollate del 33,12% ad agosto, mentre quelle verso i Paesi del Sud-Est asiatico sono aumentate del 22,5%. Il Partito comunista cinese cerca di attutire il colpo dei dazi americani diversificando le esportazioni verso Asia, Africa e America Latina. Ma con un mare di difficoltà, visto che nessun mercato al mondo è in grado di eguagliare la capacità di consumo degli Stati Uniti, che assorbivano oltre 400 miliardi di dollari di merci cinesi all’anno. Insomma, il regime cinese vuole disperatamente (e finora senza troppo successo) risolvere il problema che affligge la sua economia, fondata sulle esportazioni. L’elemento che prima veniva considerato il pilastro fondamentale della Cina ora è, infatti, diventato il suo punto debole.
«Le prospettive di uno stimolo fiscale sono piuttosto deboli. La Cina dispone ancora di strumenti economici, come crediti bancari e allentamenti monetari, che potrebbero appena bastare a raggiungere l’obiettivo di crescita del 5%», ha dichiarato Xu Tianchen, esperto dell’Economist Intelligence Unit.
Il Pcc sta forzando i produttori cinesi a esportare verso nuovi mercati per contrastare la politica dei dazi di Trump. Dalla tregua stipulata l’11 agosto i dazi di Washington sono ancora fermi al 30% sulle importazioni cinesi e al 10% sulle merci americane, e gli economisti lanciano l’allarme: se i dazi Usa aumenteranno anche solo del 5%, diventeranno proibitivi per gli esportatori cinesi.
Il surplus commerciale cinese ad agosto è salito a 102 miliardi e 300 milioni di dollari, rispetto ai 98 miliardi e 24 milioni di luglio, ma resta comunque inferiore ai 114 miliardi e 800 milioni di giugno. Le importazioni di soia hanno raggiunto il livello più alto mai registrato per il mese di agosto, con acquisti dal Sud America. Allo stesso tempo la Cina ha evitato la soia statunitense, mettendo a rischio miliardi di dollari di vendite per gli esportatori Usa. Le importazioni di minerale di ferro invece restano alte, in vista del picco della domanda di acciaio a settembre, con il regime cinese che spera in un aumento dell’attività edilizia grazie a condizioni climatiche migliori.
Ma il protrarsi della crisi del settore immobiliare, principale riserva di ricchezza delle famiglie cinesi, sta frenando i consumi. Il calo delle entrate derivanti dalla vendita di terreni sta limitando la capacità di Pechino di stimolare la domanda interna attraverso sussidi, come i programmi per la creazione di posti di lavoro. Il Pcc sta esercitando un controllo più stringente sul programma di incentivi per la rottamazione di veicoli ed elettrodomestici, evitando di rifinanziare i fondi esauriti da alcune amministrazioni locali.
«I dati sulle importazioni mostrano un aumento delle spedizioni energetiche, ma questo è stato compensato soprattutto dal calo delle importazioni di chip e metalli industriali, probabilmente dovuto al continuo rallentamento dell’attività edilizia», ha osservato Zichun Huang, economista della Capital Economics.
Col progredire della crisi immobiliare e con delle riforme strutturali lente ad arrivare, il Pcc punta a negoziare una risoluzione della guerra commerciale con l’amministrazione Trump, mentre espande il commercio in altri mercati. «Le esportazioni reggono bene per ora», ha dichiarato Dan Wang, direttrice di Eurasia Group, specificando poi che le spedizioni verso gli Usa «sono in calo, mentre in altri Paesi i risultati sono migliori di quelli dell’anno scorso. Molte esportazioni sono legate a fabbriche cinesi che si spostano all’estero e importano materie prime dalla Cina».