L’Europa sottovaluta la minaccia dello spionaggio russo sul proprio territorio e deve approntare un «sistema immunitario» di intelligence per fermare le attività operative di Mosca ai suoi danni. Lo ha detto in un’intervista a Nova l’ex capo del controspionaggio italiano Marco Mancini. «In tutta l’Europa è stata sottovalutata la forza che la Russia ha messo in campo negli ultimi sette-otto anni. Mi riferisco in particolare alla penetrazione dell’intelligence, soprattutto del Gru, cioè il servizio di spionaggio militare, ma anche dell’Svr (il servizio estero) e dell’Fsb (il servizio interno)», ha messo in guardia.
In particolare, «il Gru ha realizzato azioni di vero sabotaggio, attività di reclutamento e soprattutto una massiccia attività di disinformazione, capace di lambire, entrare e perfino sovrapporsi a iniziative di forte influenza sui partiti presenti nei vari Paesi europei». «Queste attività sono davvero sotto il controllo del controspionaggio europeo? Io credo di no. E penso che, prima ancora di decidere quante e quali armi servano per riarmare l’Europa in caso di difesa, occorra piuttosto armare l’Europa di un’intelligence europea forte, competente e capace. Non credo che da soli possiamo sconfiggere né i gruppi criminali né il tentativo che Putin sta portando avanti, anche attraverso Haftar, di collocare missili in Libia puntati contro l’Europa — come voi stessi avete riportato», ha spiegato l’ex dirigente dei servizi segreti. A suo avviso l’Europa è «circondata da una rete di operazioni spionistiche» che, «come abbiamo visto in Ucraina, possono sfociare in vere e proprie guerre attraverso l’azione dei servizi segreti». «Al momento, credo che l’Europa non disponga di un ‘sistema immunitario’ di intelligence sufficientemente forte da fermare queste attività operative», ha avvertito Mancini.