La von der Leyen propone lo “scudo stellare” europeo

17 Ottobre 2025 15:24 Aggiornato: 17 Ottobre 2025 15:24

La Commissione Europea il 16 ottobre ha proposto quattro progetti di punta per la difesa, tra cui un sistema anti-drone e il rafforzamento del confine orientale dell’Europa. Il nuovo documento intitolato Preserving Peace—Defence Readiness Roadmap 2030 si rende necessario per scoraggiare «l’aggressione russa, prevenire la guerra e mantenere la pace», ha dichiarato il commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, Andrius Kubilius, nel presentare i piani.
I programmi delineano quattro strategie di difesa: l’European Drone Defence Initiative, l’Eastern Flank Watch, lo European Air Shield e lo European Space Shield.
La Commissione dice che questi progetti «rafforzeranno la capacità europee di dissuasione e difesa su terra, aria e mare, a livello informatico e nello spazio, contribuendo direttamente agli obiettivi di capacità della Nato». Ursula von der Leyen, ha detto in una nota: «Dobbiamo proteggere ogni cittadino e ogni centimetro quadrato del nostro territorio».

Tra le quattro strategie proposte, la Commissione ha sottolineato che i progetti più urgenti sono l’Eastern Flank Watch e l’European Drone Defence Initiative, in passato definito dalla von der Leyen e altri come un «muro anti-drone». Quest’ultimo è pensato come un sistema a 360 gradi, stratificato e tecnologicamente avanzato, con capacità interoperabili di rilevamento, tracciamento e neutralizzazione dei droni.
L’Eastern Flank Watch integrerà i sistemi di difesa aerea e anti-drone con una serie di sistemi di difesa terrestri, con la sicurezza marittima nel Mar Baltico e nel Mar Nero, sistemi per una maggiore consapevolezza situazionale e il rafforzamento della sicurezza interna e della gestione delle frontiere.
I due progetti sono interconnessi, poiché le capacità anti-drone costituiranno un elemento centrale dell’Eastern Flank Watch. Il muro anti-drone dovrebbe essere pienamente operativo entro la fine del 2027, mentre le difese del fianco orientale entro la fine del 2028.

Lo European Air Shield garantirà la protezione dello spazio aereo degli Stati membri dell’Ue attraverso la creazione di una difesa integrata, multilivello contro missili e minacce aeree, completamente interoperabile con il sistema di comando e controllo della Nato. La sua entrata in funzione è prevista per il secondo trimestre del 2026. Lo European Space Shield sarà fondamentale per proteggere gli assetti e i servizi spaziali europei da minacce crescenti ed è atteso anch’esso per il secondo trimestre del 2026.

La Commissione ha evidenziato che entro cinque anni l’Europa dovrà disporre di capacità per affrontare una guerra moderna e mantenere una posizione difensiva in grado di scoraggiare azioni ostili e rispondere alle aggressioni, per rispondere al crescente pericolo e alle «minacce in evoluzione».

«Tutto nasce dall’aggressione militare russa su larga scala e ingiustificata contro l’Ucraina, che sta raggiungendo nuovi picchi di brutalità e violenza», si legge nella comunicazione di Bruxelles, «le provocazioni irresponsabili e gli atti di guerra ibrida contro gli Stati membri, dagli attacchi informatici alla violazione dello spazio aereo, sono in aumento. La Russia ha militarizzato la sua economia e la sua società». E, dice la Commissione, una «Russia militarizzata» rappresenta una minaccia costante per la sicurezza europea.

Il piano intende anche istituire un’area di mobilità militare a livello Ue, con regole e rotte armonizzate che permetteranno agli Stati membri di rispondere rapidamente alle minacce al continente, lavorando in stretta cooperazione con la Nato. In tutto questo, gli Stati membri devono poter agire in modo autonomo e assumersi la responsabilità della difesa delle proprie nazioni, nell’ambito di una strategia più ampia che richiede un’azione comune per difendere l’Europa. «Gli Stati membri sono e resteranno sovrani per la loro sicurezza nazionale e difesa», si legge nel documento. «Allo stesso tempo, il complesso scenario delle minacce impone agli Stati membri di agire insieme, piuttosto che frammentare gli sforzi in iniziative nazionali non coordinate».

Il Consiglio europeo, formato dai capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri, deciderà entro la fine del 2025 se approvare le proposte.

 


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