La guerra del regime cinese contro Shen Yun

di redazione eti/ Eva Fu, Frank Fang
2 Giugno 2025 12:31 Aggiornato: 2 Giugno 2025 12:31

La “guerra” del regime cinese contro la compagnia di danza classica cinese Shen Yun Performing Arts ha raggiunto nuovi livelli di aggressività. Secondo il deputato statunitense Scott Perry, si tratta di una vera e propria «guerra senza limiti», ovvero condotta su ogni fronte possibile. Il Partito comunista cinese sfrutta normalmente strumenti non militari, come il sistema giudiziario statunitense o la libertà di stampa occidentale, per attaccare quelli che percepisce come propri avversari.

La Shen Yun Performing Arts è stata fondata nel 2006 da praticanti del Falun Gong — una via di coltivazione spirituale di scuola buddista perseguitata dal regime cinese dal 1999 — e porta in scena spettacoli che celebrano la cultura tradizionale cinese, antecedente all’avvento del comunismo. Fin dalla nascita, la compagnia è stata oggetto di attacchi sistematici da parte delle autorità cinesi. Negli ultimi mesi, tali azioni hanno assunto un tono più aggressivo: teatri e palestre dello Stato di New York hanno ricevuto minacce di morte e di bombe, mentre agenti del regime attivi negli Stati Uniti hanno cercato di coinvolgere l’Agenzia delle entrate per far aprire un’indagine sulla compagnia. Nella contea di Orange, dove ha sede Shen Yun, sono stati effettuati sopralluoghi per monitorare i praticanti locali del Falun Gong. Contemporaneamente, sui media occidentali sono apparsi articoli denigratori, amplificati da migliaia di account su X sospettati di legami con Pechino.

Il deputato Perry, membro delle commissioni Affari Esteri e Intelligence della Camera, ha evidenziato come le intimidazioni anonime – inviate tramite reti private virtuali che ne celano l’origine – riflettano tattiche di coercizione tipiche del regime cinese. Le autorità taiwanesi sospettano il coinvolgimento di un centro di ricerca legato a Huawei nella diffusione di questi messaggi. Secondo Perry, comprendere la natura dell’avversario è cruciale per gli Stati Uniti e l’Occidente.

Gli spettacoli di Shen Yun raccontano anche le violazioni dei diritti umani subite dai praticanti del Falun Gong, spesso basandosi su esperienze personali degli artisti. Dal 1999, infatti, milioni di praticanti sono stati arrestati, imprigionati o torturati. Il Falun Gong, disciplina spirituale basata su verità, compassione e tolleranza, era praticato da circa 70 milioni di persone prima dell’inizio della repressione.

Craig Haggard, deputato dell’Indiana, ha presentato una risoluzione in favore di Shen Yun e dei valori che rappresenta. Dopo aver assistito a uno spettacolo, ha dichiarato di essere rimasto colpito dalla denuncia del prelievo forzato di organi, una pratica sistematica organizzata dal regime cinese contro i prigionieri di coscienza. Il fatto che in Cina famiglie comuni possano essere considerate nemiche dello Stato e soggette a decisioni arbitrarie da parte delle autorità lo ha profondamente scosso. Shen Yun, ha osservato, promuove la bellezza della Cina tradizionale e allo stesso tempo mette in luce gli aspetti più oscuri del regime. Le minacce contro la compagnia sono state definite una forma di terrorismo, un tentativo di intimidazione che si manifesta anche sul territorio americano. Nonostante la relativa protezione garantita negli Stati Uniti, gli artisti di Shen Yun espongono sé stessi a rischi significativi affrontando apertamente le violazioni dei diritti umani del Partito Comunista Cinese.

Secondo Vicky Hartzler, commissario della Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale ed ex deputata del Missouri, le intimidazioni dimostrano quanto il regime tema l’efficacia di Shen Yun nel promuovere relazioni positive tra il popolo cinese, il pubblico internazionale e i praticanti del Falun Gong. La crescente popolarità della compagnia rappresenta una minaccia per la propaganda del Partito, che risponde intensificando la persecuzione e diffondendo campagne di disinformazione sfruttando la libertà di espressione americana. Hartzler ha sottolineato l’importanza di contrastare tali strategie informando correttamente l’opinione pubblica e mantenendo alta la vigilanza.

Anche il deputato degli Stati Uniti Chris Smith, membro della Commissione Affari Esteri e co-presidente della Commissione parlamentare-esecutiva sulla Cina, ha invocato una risposta più decisa. Ha definito la Cina comunista lo Stato più repressivo al mondo e ribadito l’urgenza di difendere le vittime di torture e detenzioni arbitrarie. Il governo statunitense, ha annunciato, intensificherà gli sforzi per contrastare la repressione transnazionale del regime. Smith ha inoltre espresso l’auspicio che il presidente Trump solleciti personalmente il segretario generale del Partito comunista cinese, Xi Jinping, per la liberazione degli americani detenuti e dei prigionieri per motivi di fede.

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