La diga in Tibet che minaccia il disastro ecologico

di Redazione ETI/Olivia Li
28 Luglio 2025 15:14 Aggiornato: 28 Luglio 2025 15:14

Il regime cinese ha avviato la costruzione di una colossale diga idroelettrica sul fiume Yarlung Tsangpo, in Tibet, ignorando gli allarmi degli scienziati sulla fragilità dell’ecosistema locale e sulle complesse condizioni geologiche della zona. Un idrologo cinese ha definito il progetto «palesemente illegale», denunciando violazioni sia degli accordi internazionali sia delle leggi ambientali del Paese.

La Stazione Idroelettrica di Motuo, situata sul confine orientale dell’altopiano tibetano, ha un costo stimato di 167 miliardi di dollari e punta a diventare la più grande diga idroelettrica al mondo, con una produzione annua prevista di 300 miliardi di kilowattora. Il 19 luglio, il premier cinese, Li Qiang, ha presenziato alla cerimonia inaugurale, definendola «il progetto del secolo», secondo quanto riportato dai media statali. Lo Yarlung Tsangpo è il fiume più alto al mondo, con un’altitudine media di circa quattromila metri. La diga sfrutterà il tratto della Grande Curva, dove il corso d’acqua compie una brusca curva a U e precipita per quasi duemila metri prima di entrare in India.
Il progetto, approvato nel dicembre 2024 dopo anni di pianificazione, ha riacceso forti preoccupazioni legate alla sicurezza, alla fattibilità tecnica e all’impatto ambientale. Esperti di India e Bangladesh, Paesi in cui milioni di persone dipendono dal fiume per irrigazione, acqua potabile e controllo delle inondazioni, temono che la diga possa compromettere la stabilità dell’intero sistema fluviale ed evidenziano l’instabilità geologica della regione, a rischio frane e situata su una faglia sismica, che potrebbe causare gravi conseguenze in entrambi i Paesi in caso di incidenti o alterazioni del flusso idrico. La zona, soggetta a intensa attività geologica, nel gennaio di quest’anno ha subito un terremoto in Tibet, che ha causato 126 vittime; nel 2000 una frana nella contea di Bomi, che ha provocato inondazioni devastanti, e nel 1950 il sisma di magnitudo 8.6, il più potente mai registrato in Cina con dati moderni. Gli esperti sottolineano la pericolosità di costruire mega-infrastrutture in un’area così instabile.

Yang Yong, geologo cinese e direttore dell’Istituto di Ricerca sulle Montagne Hengduan, si oppone da anni ai grandi progetti idroelettrici nella regione: già nel 2014 aveva pubblicato articoli che mettevano in dubbio l’idoneità dell’altopiano tibetano a ospitare opere di questo tipo. Secondo l’esperto, l’area dipende dallo scioglimento dei ghiacciai per l’approvvigionamento idrico, che risulta quindi instabile a causa delle scarse precipitazioni e dell’elevata variabilità stagionale. Questo comporta una bassa affidabilità operativa, produzione energetica incostante e rischi di congelamento e blocchi fluviali durante l’inverno. Inoltre, le complesse condizioni geologiche rendono quasi impossibile la costruzione di bacini di regolazione efficaci, fondamentali per stabilizzare il funzionamento dell’impianto.
Al di là dei rischi geologici, ambientalisti e studiosi lanciano l’allarme sull’impatto della diga su uno degli ecosistemi più ricchi e vulnerabili del pianeta. Wang Weiluo, idrologo residente in Germania, critica il progetto fin dal 2020: «L’area è un tesoro ecologico unico che deve essere preservato con la massima cura». L’idrologo sostiene che il progetto violi sia la normativa cinese sia trattati internazionali, come la Convenzione sulla Diversità Biologica del 1992, la Convenzione Unesco sul Patrimonio Mondiale del 1972 e la Dichiarazione Unesco del 2003 sulla Distruzione Intenzionale del Patrimonio Culturale. L’area del canyon è una riserva naturale nazionale, e l’articolo 32 del Regolamento cinese sulle riserve naturali vieta la costruzione di strutture produttive nelle zone centrali o cuscinetto. Il sito scelto si trova nel Gran Canyon dello Yarlung Tsangpo, il più lungo e profondo del mondo, habitat di numerose specie endemiche e a rischio.
Nel 2021, un gruppo di ricercatori cinesi ha proposto di designare il canyon come parco nazionale e ha sottolineato su Nature l’urgenza di proteggerlo da turismo e infrastrutture. L’impatto ambientale della struttura supererebbe di gran lunga quello della diga delle Tre Gole, data l’unicità della biodiversità locale. Secondo gli organi di propaganda del regime, il progetto dovrebbe deviare 60 miliardi di metri cubi d’acqua a monte tramite tunnel sotterranei per la produzione energetica, garantendo al tempo stesso un flusso a valle di 140 miliardi di metri cubi, così da evitare conflitti sull’utilizzo delle risorse idriche. Ma Wang contesta questi calcoli e sostiene che un tratto del fiume a valle si prosciugherebbe del tutto, causando un disastro ecologico di proporzioni enormi.


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