La corsa al nucleare (elettrico) di Stati Uniti e Cina

di REDAZIONE ETI/John Haughey
16 Giugno 2025 18:40 Aggiornato: 17 Giugno 2025 12:08

Gli Stati Uniti vantano quasi il doppio dei reattori nucleari rispetto alla Cina e ospitano una rete di data center per l’intelligenza artificiale almeno cinque volte superiore. Tuttavia, dal 2000 sono state costruite solo due nuove centrali nucleari negli Stati Uniti, contro le quasi 40 completate in Cina. Wang Yiren, vicepresidente dell’Autorità cinese per l’energia atomica, ha dichiarato che il Partito comunista intende superare la capacità nucleare installata degli Stati Uniti entro il 2030.

L’espansione del nucleare cinese, volta anche a sostenere l’intelligenza artificiale, ha innescato negli Stati Uniti una reazione paragonata a un nuovo “momento Sputnik”. La leadership nell’Ia è vista come una sfida strategica cruciale per la sicurezza internazionale. Gli Stati Uniti rimangono il primo produttore e consumatore mondiale di energia nucleare, con 94 reattori in 55 impianti che nel 2023 hanno generato il 18,6% dell’elettricità nazionale, secondo l’Agenzia per l’informazione sull’energia. Tuttavia, la maggior parte delle centrali, costruite tra gli anni ’70 e ’90, ha un’età media superiore ai 40 anni. L’unico reattore attivato dopo il 2016, il quarto della centrale di Vogtle in Georgia, è entrato in funzione con sei anni di ritardo e un costo aggiuntivo di 16 miliardi di dollari.

La Cina, invece, dispone di 58 reattori operativi e 32 in costruzione, di cui 10 previsti per il 2025, secondo la World Nuclear Association. Durante un incontro a Houston l’11 marzo, organizzato da S&P Global nell’ambito di CERAWeek, esperti cinesi hanno ribadito che il nucleare è centrale per l’obiettivo di Xi Jinping di raggiungere il picco delle emissioni di CO₂ entro il 2030 e la neutralità carbonica entro il 2060. Dal 2020, la Cina ha costruito almeno 5 centrali all’anno, con i suoi 58 reattori che coprono circa il 6% del fabbisogno energetico nazionale. Secondo l’Agenzia statunitense per l’energia e Ember, il 35% dell’elettricità cinese deriva da fonti rinnovabili.

L’efficienza cinese si basa su infrastrutture avanzate e una filiera produttiva capace di completare un reattore in circa 52 mesi, mentre negli Stati Uniti le autorizzazioni della Commissione per la regolamentazione nucleare richiedono tra i 10 e i 12 anni. Gli ordini esecutivi firmati a maggio dal presidente Trump spingono il Parlamento a semplificare le procedure, soprattutto per tecnologie innovative come reattori modulari, al sodio, a fissione veloce e a fusione. Nel dicembre 2024, Last Energy ha denunciato in una causa che normative federali vecchie di 70 anni ostacolano i micro-reattori, spingendo molte tecnologie avanzate verso l’estero, con la Cina come principale beneficiaria.

INNOVAZIONE USA, IMPLEMENTAZIONE CINESE

La Cina eccelle anche nella fusione nucleare, considerata una svolta potenziale per l’energia del futuro. Grazie a un numero superiore di brevetti, una formazione avanzata di esperti e l’accesso a materiali strategici come magneti superconduttori e semiconduttori, Pechino si posiziona all’avanguardia. La rapidità nella costruzione di reattori e l’adozione di progetti sperimentali, spesso incompatibili con le normative americane, amplificano questo vantaggio. Ad aprile, Interesting Engineering ha riferito che la Cina è vicina al lancio del primo reattore al torio al mondo, un impianto non basato sull’uranio che produrrebbe scorie meno radioattive. La tecnologia, sviluppata a partire da studi open source americani mai concretizzati per vincoli normativi, rappresenta un ulteriore passo avanti.

Negli Stati Uniti, tecnologie come i reattori veloci, sviluppate quasi 80 anni fa, non trovano ancora applicazione pratica. L’energia nucleare è cruciale per i data center che alimentano l’intelligenza artificiale, destinata a rivoluzionare economia, industria e difesa. Gli Stati Uniti ospitano tra 2.484 e 5.426 data center, da cinque a dieci volte più di qualsiasi altro Paese, mentre la Cina ne conta meno di 500. Tuttavia, la rapida espansione nucleare cinese potrebbe favorire la crescita della sua rete digitale.

Il modello cinese, caratterizzato da un’autorità centralizzata che coordina costruzioni e politiche, garantisce tempi e costi contenuti, a differenza del sistema statunitense, frammentato tra governo federale e Stati. Sebbene le differenze strutturali tra i due Paesi siano evidenti, una maggiore sinergia tra istituzioni potrebbe consentire agli Stati Uniti di affrontare questa sfida cruciale e accelerare lo sviluppo nucleare per mantenere il primato tecnologico e strategico.


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