Intelligenza artificiale e nuova disoccupazione

di redazione eti/Autumn Spredemann
8 Giugno 2025 12:30 Aggiornato: 8 Giugno 2025 12:30

Internet ha rivoluzionato l’economia. In modo simile, l’intelligenza artificiale sta trasformando il mondo del lavoro, eliminando migliaia di posizioni lavorative. Gli esperti avevano anticipato questa rivoluzione e i suoi effetti si fanno già sentire in diversi settori. Non solo artisti e creatori di contenuti, ma anche professionisti del marketing, della tecnologia, della traduzione e perfino diversi incarichi amministrativi stanno affrontando le conseguenze di un cambiamento che, secondo gli addetti ai lavori, è solo all’inizio.

Nandita Giri, ingegnere informatico presso Microsoft, fornisce una panoramica sui cambiamenti imminenti derivanti dall’adozione dell’intelligenza artificiale nei luoghi di lavoro: «L’Ia eccelle nei compiti ripetitivi e prevedibili, rendendo vulnerabili ruoli come l’inserimento dati, l’assistenza clienti, la trascrizione e la logistica — ha dichiarato. — Nell’ingegneria del software, alcuni incarichi di testing per sviluppatori junior sono stati ridefiniti o sostituiti da strumenti basati sull’Ia. Le operazioni di back-office in sanità, finanza e ambito legale sono altrettanto esposte». Gli strumenti di Ia, sempre più affidabili, gestiscono attività come la pianificazione, la definizione delle priorità e la sintesi, riducendo la necessità di personale dedicato.

Cahyo Subroto, fondatore della piattaforma di estrazione dati MrScraper, basata sull’Ia, condivide questa prospettiva: «Sviluppando sistemi che automatizzano il lavoro, ho visto dove l’Ia aggiunge valore e dove esclude silenziosamente le persone». I ruoli più a rischio sono quelli incentrati su attività digitali strutturate e ripetitive, come analisti alle prime armi, tester di controllo qualità junior, addetti all’inserimento dati e personale di supporto nelle risorse umane o nell’assistenza clienti. Quando l’Ia apprende i modelli di lavoro, li esegue più rapidamente e senza i costi di un salario. «In un’azienda, un cliente ha eliminato tre posizioni di controllo qualità dopo aver adottato uno strumento che generava test automatici e segnalava errori in tempo reale». Queste scelte, guidate dall’efficienza, rendono il cambiamento difficile da contrastare. Subroto ha descritto come l’Ia, usata per la sequenza di compiti e la generazione di codice, abbia permesso alla sua azienda di lanciare funzionalità più rapidamente e correggere errori in anticipo, eliminando la necessità di tester manuali: «Erano persone competenti, ma la struttura del lavoro è cambiata al punto che il loro ruolo non aveva più senso».

A gennaio, il Forum economico mondiale ha previsto che entro il 2030 l’Ia potrebbe far sparire 92 milioni di posti di lavoro nel mondo. L’indagine, condotta su oltre mille grandi datori di lavoro di 22 settori, rappresentativi di 14 milioni di lavoratori, evidenzia però un’opportunità: l’Ia genererà nuovi ruoli e trasformerà quelli esistenti, permettendo ai dipendenti di concentrarsi su attività di maggior valore. Subroto ritiene che il passaggio sarà graduale: «Non si tratta di eliminare le persone, ma di ridisegnare i flussi di lavoro, affidando all’Ia le attività meccaniche e lasciando agli esseri umani responsabilità più generali. È un processo complesso, perché non tutti sono pronti ad adattarsi».

A maggio, Microsoft ha annunciato una riduzione del 3% della forza lavoro, pari a circa 6 mila persone. Un portavoce, in una nota a Cnbc, ha descritto i tagli come «riorganizzazioni necessarie per posizionare l’azienda in un mercato dinamico», escludendo motivazioni legate alle prestazioni. Si tratterebbe della riduzione più significativa di Microsoft dal 2023. Amazon, a sua volta, ha comunicato a gennaio una limitata diminuzione di personale nelle comunicazioni e nella sostenibilità, seguita a marzo dall’annuncio dell’eliminazione di 14 mila posizioni manageriali entro l’inizio del prossimo anno. Tatiana Teppoeva, ex data scientist di Microsoft e fondatrice di One Nonverbal Ecosystem, ha sottolineato che l’aumento dei licenziamenti tecnologici, unito all’adozione dell’Ia, rappresenta un segnale preoccupante: «ci sono dubbi sul futuro bisogno di programmatori umani». I settori con attività ripetitive, come lo sviluppo di software di back-end, l’inserimento dati, la finanza e la logistica, sono i più a rischio: «Il cambiamento più probabile a breve termine riguarda l’automazione di singoli compiti, non la sostituzione completa dei ruoli. Nelle vendite, ad esempio, l’Ia può redigere email o analizzare dati, ma non può replicare la fiducia e la presenza umana necessarie per concludere accordi di valore».

Dallo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood del 2023, l’impatto dell’Ia sulle carriere è sotto i riflettori. Un rapporto di Challenger, Gray, and Christmas, Inc. indica che, degli oltre 80 mila posti di lavoro tagliati a maggio 2023, circa 4 mila erano legati all’Ia. Nel 2024, un’indagine della Society of Authors su 12.500 lavoratori creativi ha rivelato che il 26% degli illustratori e il 36% dei traduttori hanno perso opportunità lavorative a causa dell’intelligenza artificiale generativa.

 


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