La Nato, col suo deciso aumento della spesa militare, spaventa i dirigenti del Partito comunista cinese. Il regime ha infatti diffuso una serie di dichiarazioni, accusando l’alleanza di «fomentare la tensione».
Gli alleati Nato hanno stabilito di portare gli obiettivi di spesa militare al 5% del prodotto interno lordo, un netto incremento rispetto al 2% fissato nel 2014 in Galles. Il segretario generale, Mark Rutte, ha diffidato la Cina dall’aiutare la Russia, dall’iniziare una corsa agli armamenti e dall’invadere Taiwan.
Il regime cinese ha criticato l’obiettivo Nato del 5% del Pil dicendo: «i Paesi Nato rappresentano già il 55% della spesa militare mondiale nel 2024, eppure si chiede un aumento per costruire una Nato più letale — ha dichiarato Guo Jiakun, portavoce del ministero degli Esteri cinese — Qual è il vero scopo di questa mossa?». Guo ha poi accusato la Nato di avere una «mentalità da Guerra Fredda».
Negli ultimi anni, l’alleanza ha assunto una posizione sempre più decisa contro l’espansione cinese. Rutte ha spiegato che l’aumento della spesa militare è motivato non solo dalle richieste del presidente Trump, ma da necessità strategiche legate alla minaccia russa, all’emergere di nuovi rivali e al «notevole potenziamento militare» della Cina. Nel forum pubblico del primo giorno, ha definito Pechino una minaccia crescente. «Potrebbero usare queste capacità militari in futuro, e i rischi per Taiwan sono chiari», ha affermato. Il Segretario generale della Nato ha poi ipotizzato che, in caso di escalation nell’Asia-Pacifico, Xi Jinping possa rafforzare il sostegno a Mosca per costringere la Russia a mantenere l’Occidente impegnato nel conflitto in Ucraina. Guo ha replicato accusando la Nato di «provocare scontri» e di cercare pretesti per giustificare l’aumento della spesa militare e la propria espansione nella regione Asia-Pacifico.
All’Aia, i membri Nato hanno concordato di destinare almeno il 3,5% del Pil annuale ai requisiti militari di base entro il 2035, con un ulteriore 1,5% per infrastrutture, sicurezza informatica, preparazione civile, innovazione e rafforzamento dell’industria della difesa. Trump ha sottolineato che questi investimenti comprendono la creazione di catene di approvvigionamento sicure per le risorse strategiche: «La crisi ucraina ha reso urgente il rilancio dell’industria della difesa, sia negli Stati Uniti sia tra gli alleati. Non possiamo dipendere da avversari stranieri per le risorse strategiche», ha dichiarato il presidente americano dopo il summit.
La Cina detiene il 70% della produzione mondiale di terre rare e quasi il 90% della capacità di lavorazione, e sfrutta questo dominio in un’arma strategica. Ad aprile, Pechino ha imposto restrizioni all’esportazione di terre rare e magneti in risposta ai dazi di Trump, limitando l’accesso a elementi come samario, gadolinio, terbio, disprosio, lutezio, scandio e ittrio, fondamentali per i settori difesa, aerospaziale e automobilistico americani. Queste restrizioni hanno seguito il divieto del dicembre 2024 su antimonio, gallio e germanio, introdotto in risposta alle limitazioni tecnologiche imposte da Joe Biden contro il regime cinese. Trump ha di recente annunciato che, dopo i colloqui commerciali bilaterali di inizio giugno a Londra, la Cina ha accettato di revocare le restrizioni su magneti e terre rare critiche.