Il 7 giugno un caccia J-15 cinese si è avvicinato a soli 45 metri da un caccia di pattuglia P-3C della Marina giapponese. A dichiararlo è il governo giapponese. Il caccia avrebbe mantenuto la distanza ravvicinata per circa 40 minuti e il giorno successivo un altro caccia cinese avrebbe incrociato a 900 metri diversi aerei giapponesi per 80 minuti.
I velivoli cinesi sono decollati dalla portaerei Shandong, una delle due portaerei del regime cinese inviate nell’Oceano Pacifico per operazioni militari, sollevando non poche preoccupazioni nel ministero della Difesa giapponese. Fortunatamente per ora non sono segnalati danni agli aerei o al personale giapponese. Yoshimasa Hayashi, portavoce del governo giapponese, ha espresso «seria preoccupazione» per gli episodi, chiedendo a Pechino di applicare una serie di misure per evitare il ripetersi di simili accadimenti. Ma secondo il capo di stato maggiore delle Forze armate, generale Yoshihide Yoshida, le manovre cinesi sono intenzionali: «Considerando che si sono protratte per 40 e 80 minuti e per due giorni consecutivi, riteniamo che siano state azioni fatte di proposito».
Durante un briefing a Pechino, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha difeso le operazioni della marina cinese, sostenendo che fossero conformi al diritto internazionale e accusando il Giappone di essere la “causa” dei rischi. «Le manovre ravvicinate di navi e aerei giapponesi durante le normali attività militari cinesi sono la vera origine di questi pericoli», ha affermato, aggiungendo che i ministeri della Difesa dei due Paesi sono in contatto sulla questione.
Ma l’ambasciatore statunitense in Giappone, George Glass, ha condannato le manovre cinesi su X, affermando ironicamente che l’ultima «pericolosa azione di un caccia cinese, che ha messo in pericolo l’equipaggio giapponese, dev’essere un altro esempio di “buon vicino” di Pechino». Glass ha poi aggiunto: «Che si tratti di avvicinarsi alle navi filippine, aggredire pescatori vietnamiti o lanciare razzi contro aerei australiani, Pechino mostra solo un’aggressività sconsiderata, e ben lontana da qualsiasi tentativo di diplomazia e più incline a provocare danni che a costruire relazioni».
Questi “incidenti” non sono senza precedenti. A febbraio, sopra il Mar Cinese Meridionale, un elicottero della marina cinese si è avvicinato a soli 3 metri da un volo di pattuglia filippino, con a bordo personale della guardia costiera di Manila e giornalisti. Solo una settimana prima, l’Australia aveva criticato duramente le azioni di Pechino, dopo che un caccia cinese aveva lanciato razzi di segnalazione a 30 metri da un aereo australiano», un’interazione definita «non sicura e tutt’altro che professionale» da Canberra.
Episodi simili hanno coinvolto anche le forze armate statunitensi. Nel 2023, una nave della marina cinese si è avvicinata a 137 metri da una nave caccia americana in transito nello Stretto di Taiwan, e nel 2022 un caccia cinese si è portato a 6 metri dall’aereo dell’Aeronautica Usa sopra il Mar Cinese Meridionale, costringendo il velivolo statunitense a manovre evasive per evitare una collisione.