Lo scrittore, saggista, filosofo e teologo inglese John Milton quando nel 1667 scrisse Paradise Lost era cieco e in povertà. Il poema si compone di dieci libri e, come scrive nel primo, ha per fine «svelare all’uomo la Provvidenza eterna». Nel corso di tutta l’opera, l’autore invoca occasionalmente una Musa celeste affinché lo ispiri a raccontare la storia della caduta dell’uomo. Anche il Libro VII si apre con un richiamo alla Musa Celeste, che si presenta a lui, scaccia il male che lo circonda e gli mostra una verità, una verità che condivide col suo pubblico, cioè con noi lettori.
In una puntata precedente, abbiamo visto come l’arcangelo Raffaele parli con Adamo della guerra avvenuta in Cielo, e di come, inevitabilmente, gli angeli del Paradiso abbiano sconfitto gli angeli ribelli facendoli sprofondare nell’inferno. Dopo aver ascoltato la Musa Celeste e aver narrato nella sua opera quegli eventi, Milton chiede ora alla sua ispiratrice di riportarlo sulla Terra perché possa completare la sua rivelazione. Il fatto che il Male debba essere scacciato prima che l’autore continui la sua narrazione poetica è un tema ricorrente.
DIO CREA IL MONDO
Le domande che Adamo rivolge a Raffaele non si limitano alla guerra in cielo: Milton immagina che Adamo chieda perché Dio abbia creato il mondo e che Raffaele risponda che uno dei motivi, in seguito alla cacciata degli angeli ribelli, fosse quello di creare una nuova Terra. Questa volta tuttavia, prima di essere accettati in cielo, gli esseri umani appena creati su quella Terra avrebbero dovuto dimostrare il loro merito:
… Posso riparare
Quel danno, se è tale da perdere
Me stesso, e in un attimo creerò
Un altro mondo, da un solo uomo una razza
Di uomini innumerevoli, lì a dimorare,
Non qui, finché per gradi di merito elevati
Non apriranno a se stessi finalmente la via
Verso quassù, sotto lunga obbedienza provata,
E la Terra sarà cambiata in Paradiso, e il Paradiso in Terra,
Unico regno, gioia e unione senza fine.
(Libro VII)
Qui, merito significa obbedienza a Dio: solo attraverso l’obbedienza a Dio per lungo tempo si diventa degni di entrare in Paradiso. Ma l’obbedienza a Dio non influisce solo sull’anima dell’obbediente, ha effetto anche sul mondo stesso, rendendolo un riflesso del Paradiso. All’inizio della creazione, Dio separa la virtù dal vizio:
… Dio creò il cielo, poi la Terra,
Materia informe e vuota: tenebre profonde
Coprivano l’abisso: ma sulla calma acquosa
Le sue ali meditabonde lo Spirito di Dio dispiegò,
E infuse virtù vitale e calore vitale
In tutta la massa fluida, ma verso il basso purificò
I neri residui infernali freddi e grumosi
Avversi alla vita …”
(Libro VII)
La “virtù vitale” di Dio si diffonde nell’abisso oscuro e senza vita. Queste parole chiave, “virtù vitale”, in contrasto con l’abisso oscuro e senza vita, rivelano molto sull’atto della creazione nel poema di Milton: Dio è tutto ciò che è virtuoso e vitale, vale a dire che Egli è tutto quanto di buono e benefico esista per la vita e il suo creato, e questa natura buona e benefica si diffonde in tutto ciò che è oscuro e avverso alla vita, purificandola. La semplice presenza della benevolenza di Dio è sufficiente per eliminare tutte le cose non buone.

Doré illustra la descrizione della creazione di Milton: la luce viene separata dalle tenebre e l’acqua arriva sulla terraferma. La coesistenza di questi opposti fornisce l’ambiente di vita per ogni cosa, mentre emergono gli animali dell’acqua, della terra e del cielo. Le illustrazioni di Doré rivelano interpretazioni dinamiche e ricche di contrasti dell’esuberanza della natura nel suo stato puro. A esempio, Onda dopo onda, dove si incontrano; / Se ripide, con impeto torrenziale, mostra l’acqua, che riflette la luce del cielo, che scorre attraverso rocce scoscese e cade dall’alto delle nuvole. Non si vede ancora nessuna creatura.
Poi, E Dio disse: Le acque generino/Rettili con abbondante prole, anime viventi;/E gli uccelli volino sopra la terra, descrive le creature marine che dimorano tra le onde che si infrangono e gli uccelli che volano in alto mentre raggi di luce cadono dal cielo su tutto il creato. Dio vede che è cosa buona.
Il sesto giorno della creazione, prima di riposarsi, Dio crea l’uomo:
«Facciamo ora l’uomo a nostra immagine,
A nostra somiglianza, e che domini
Sui pesci e sugli uccelli del mare e dell’aria,
Sulle bestie della terra e su tutta la terra,
E su tutti i rettili che strisciano sulla terra.
Detto questo, Egli ti formò, Adamo, te o uomo
Polvere della terra, e nelle tue narici soffiò
Un alito di vita; a sua immagine
Ti creò, a immagine di Dio
Espressa, e tu diventasti un’anima vivente».
(Libro VII)
Dalla polvere della Terra, Dio crea gli esseri umani a sua immagine. Questo, ovviamente, va oltre la semplice apparenza: il soffio che Dio infonde negli esseri umani dà loro un’anima che dà loro la vita, una vita che ha origine in Cielo. Esistendo con corpi provenienti dalla Terra e anime provenienti dal Cielo, gli esseri umani sono il ponte tra il Cielo e la Terra.
Con questo legame divino, essi devono governare la Terra come gli esseri divini governano il Cielo, cioè con benevolenza verso le cose terrene e obbedienza a Dio in Cielo. Facendo questo, dimostrano di essere degni di ascendere al Cielo per sostituire gli angeli ribelli caduti nell’Inferno.
Quando Dio riposa, gli angeli in cielo cantano le sue lodi:
“… ora più grande nel tuo ritorno
Che dagli angeli Giganti; te quel giorno
I tuoi tuoni magnificarono; ma creare
È più grande che creare per distruggere….
Chi cerca di sminuirti, contro il suo scopo, serve
A manifestare maggiormente la tua potenza: il suo male
Tu usi, e da lì crei più bene.
(Libro VII)

Nonostante la guerra appena scoppiata in Paradiso e la cacciata degli angeli ribelli, Dio trova il modo di trasformare questa situazione negativa in positiva mettendo in atto la creazione. Per quanto male e distruzione Gli vengano recati, Egli reagisce solo facendo sì che ne scaturisca qualcosa di positivo, ed è per questo che viene lodato.
IL PRIMO COMANDAMENTO
In precedenza si è detto che prima di creare il mondo Dio ha eliminato tutto quanto esisteva di oscuro e contrario alla vita e che dava agli esseri umani una via per ascendere al Paradiso e, per dimostrarsene degni, essi devono superare la prova decisiva: Dio introduce l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male e chiede ad Adamo ed Eva di non mangiarne il frutto; possono godere di tutto quanto la Terra offre, tranne i frutti di quell’albero:
Questo giardino, piantato con gli alberi di Dio
Delizioso alla vista e al gusto,
E liberamente tutti i loro piacevoli frutti come cibo
Ti ha dato; qui c’è ogni genere che la terra produce,
Varietà senza fine; ma dell’Albero
Che dà la conoscenza del Bene e del Male,
Mangiare non puoi; nel giorno in cui ne mangerai, morirai;
La morte è la pena imposta, stai attento,
E governa bene il tuo appetito, affinché il peccato
Non ti sorprenda, e la sua nera servitrice, la morte.
(Libro VII)
Mangiare quel frutto dà agli esseri umani la conoscenza del Male insieme alla conoscenza di Dio e riporta l’oscurità distruttiva contraria alla vita; porta con sé il peccato e la morte.
In una parte precedente Milton presenta il peccato e la morte come figli di Satana, posti a guardia delle porte dell’inferno mentre attendono che Satana riesca a tentare Adamo ed Eva.
LO STATO NATURALE DELLA CREAZIONE
Il tema ricorrente qui è la creazione attraverso la purificazione dal Male. Milton inizia dicendo che non può ricevere le rivelazioni dalla Musa Celeste senza prima essere stato purificato dal Male. Dio purifica il Paradiso dagli angeli ribelli affinché vi regni la bontà, generando uno stato positivo da uno negativo e ricrea la Terra, ma prima di fare questo purifica lo spazio stesso dal Male.
Gli esseri umani sono creati da Dio a sua immagine, con un corpo fatto di terra e un’anima creata in cielo, e incarna in loro le caratteristiche che più apprezza – la virtù e l’obbedienza – in modo che possano plasmare se stessi e la Terra per essere degni del Cielo. L’obbedienza richiede di eliminare tutte quelle cose che non sono in linea con la benevolenza e la bontà di Dio.
È interessante notare, infine, che l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male non sia l’Albero della Conoscenza del solo Male. A mio avviso, questo indica che, poiché tutto è creato nello spirito della benevolenza di Dio, il male non può mai essere assoluto: il male come qualcosa che distrugge invece di creare deve essere eliminato affinché si verifichi lo stato naturale della creatività.
Nella nostra vita, in ogni istante del giorno potrebbe presentarsi l’opportunità di esplorare questo tipo di creatività, e ascoltando il cuore e la mente fare del nostro meglio per eliminare in noi quelle cose che potrebbero essere contrarie alla vita. Potremmo così guidare cuore e mente verso la virtù e l’obbedienza a Dio. Potremmo tentare di volgere in positivo circostanze negative, ponderando le possibili conseguenze delle nostre azioni, arrivando a eliminare quanto c’è di distruttivo e salvare il Bene creativo.



