L’Europa si trova oggi a un crocevia decisivo sul fronte delle politiche migratorie. Dopo anni di discussioni e interventi spesso frammentari, l’Unione Europea, a partire dall’Italia, sta mettendo in atto un piano ambizioso che mira a trasferire parte della gestione delle richieste d’asilo fuori dai propri confini.
L’obiettivo dichiarato è di alleggerire il carico sui Paesi membri più esposti ai flussi migratori, garantire una gestione più ordinata degli arrivi e rafforzare il controllo delle frontiere esterne. Un passo significativo in questa direzione è stato compiuto dall’Italia. Il progetto italiano guidato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si basa sul principio del cosiddetto “Paese terzo sicuro”, che consente di trasferire i richiedenti asilo in nazioni diverse da quella in cui hanno presentato domanda, purché tali Paesi garantiscano protezione adeguata. Dopo tre tentativi bloccati da tribunali italiani ed europei, l’inclusione dell’Albania nella lista italiana dei Paesi sicuri e la ridefinizione dei centri di detenzione come «centri di rimpatrio» hanno permesso di aggirare un divieto della Corte di Giustizia europea, nel rispetto del Patto su Migrazione e Asilo dell’Ue, che autorizza accordi con Stati non membri per gestire le richieste di asilo in territori esterni, come il Nord Africa.
I dati forniti da Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, fotografano una situazione in evoluzione. Nel 2024 sono stati registrati poco più di 239 mila attraversamenti irregolari alle frontiere esterne dell’Ue, il dato più basso dal 2021. Le richieste d’asilo presentate lo scorso anno sono state circa 912 mila, in calo del 13 percento rispetto all’anno precedente, con i cittadini siriani al primo posto.
Nel contesto di una crescente pressione politica interna, numerosi governi europei, anche tradizionalmente più “aperti”, hanno rivisto le proprie posizioni in materia migratoria, sostenendo la reintroduzione dei controlli interni nello spazio Schengen e puntando su intese con Paesi terzi per fermare i flussi alla fonte. Nel maggio scorso, quindici Stati membri, fra cui Danimarca, Italia, Paesi Bassi, Polonia e Grecia, hanno formalizzato in una lettera al commissario europeo per gli Affari interni, Ylva Johansson, la richiesta di poter trasferire i richiedenti asilo verso Paesi terzi sicuri, come Egitto, Marocco, Algeria, Mauritania, Senegal e Mali.
In questo contesto, il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato che i migranti provenienti da Bangladesh, Colombia, Marocco, Tunisia, Egitto, India e Kosovo hanno ora scarse possibilità di ottenere asilo in Europa, in quanto tali Stati sono stati inseriti nella lista dei Paesi terzi sicuri. Di conseguenza, le domande di asilo presentate da cittadini di queste nazioni saranno esaminate con procedure accelerate per favorire un rimpatrio più rapido e contenere i flussi prima che raggiungano l’Europa. Ha inoltre suggerito di inviare chi non abbia diritto a rimanere nell’Ue nei centri di rimpatrio in Paesi come Egitto, Marocco, Algeria, Mauritania, Senegal e Mali, ma ad oggi nessuno di questi centri è stato ancora istituito.