Giovanna d’Arco e la sua missione contro la guerra

di Redazione ETI/Gerry Bowler
27 Maggio 2025 20:15 Aggiornato: 28 Maggio 2025 11:12

Giovanna d’Arco, ricordata anche come la pulzella d’Orleans, nacque a Domrémy, nel nordest della Francia, intorno al 1412 da una famiglia di contadini e morì a soli diciannove anni, condannata al rogo. Il periodo storico in cui si svolge la sua breve vita è caratterizzato dalla Guerra dei Cent’anni (che in realtà durò 116 anni, dal 1337 al 1453), tra Francia e Inghilterra.

Nel 1425, appena adolescente, Giovanna iniziò ad avere una serie di visioni: affermava di aver visto strane luci e udito delle voci, provenienti da «messaggeri di Dio», nelle figure di San Michele Arcangelo, Santa Caterina e Santa Margherita. Le dicono che è stata scelta per una «Missione divina»: liberare la Francia dal nemico e riportare sul trono il legittimo sovrano, Carlo VII di Valois, detto il Delfino. Analfabeta, ma ispirata dalla madre a una grande religiosità, fece voto di castità e decise di intraprendere la missione divina. 

Giovanna d’Arco sapeva scrivere solo il proprio nome. Pubblico dominio

La Francia e l’Inghilterra erano in guerra da quasi un secolo, durante il quale il popolo francese aveva subito razzie e devastazioni dagli eserciti rivali che attraversavano il Paese bruciando, saccheggiando, uccidendo e catturando. Gran parte del Paese, compresa la capitale Parigi, era occupata dai soldati del re inglese col supporto dei Duchi di Borgogna che miravano al dominio della Francia.

Il pretendente al trono francese, il delfino Carlo, non potendo essere incoronato nella città di Reims, luogo tradizionale per le incoronazioni dei re francesi, era sotto il controllo del nemico. Inoltre, Carlo non possedeva competenze belliche, né era entusiasta della propria causa, preferendo oziare al sicuro nella corte di Chinon, circondato da consiglieri poco raccomandabili.

Nel 1428, Giovanna, seguendo le indicazioni delle voci, arrivò a Vaucouleurs e qui, dopo mesi di insistenze, riuscì a convincere il comandante della fortezza a fornirle alcuni soldati per scortarla fino a Chinon. Nel frattempo, era riuscita a crearsi un folto gruppo di sostenitori. Si tagliò i capelli e, vestita da uomo, si incamminò attraverso i territori nemici con sei compagni d’arme, arrivando dopo undici giorni alla corte di Carlo VII.

Un Carlo molto scettico era stato avvertito di questo bizzarro visitatore che portava un messaggio degli angeli, si nascose quindi nella sala dei ricevimenti per osservarla, mentre uno dei suoi cortigiani sedeva sul trono al suo posto. Ma Giovanna lo riconobbe subito, si avvicinò e si inginocchiò al suo cospetto, prendendolo poi in disparte per confidargli un segreto che le era stato rivelato nelle sue visioni. Gli propose un piano per liberare Orléans e il Delfino, convintosi infine che fosse stata inviata proprio dal Cielo, le ordinò un’armatura e le affidò un esercito che la giovane avrebbe guidato per rompere l’assedio inglese alla città di Orléans. Era il marzo del 1429.

Ma, prima dell’impresa, la giovane donna avviò una “riforma” dei soldati affidatigli, imponendo col suo esempio alle truppe uno stile di vita rigoroso e quasi monastico: fece allontanare le prostitute che li seguivano, vietò la violenza, il saccheggio e le bestemmie, obbligandoli a confessarsi e riunendoli in preghiera due volte al giorno. Contagiata dal carisma della giovane, sostenuta dalla popolazione di Orléans, tutta l’armata si preparò alla battaglia.

Jules E. Lenepveu, Giovanna d’Arco all’assedio di Orléans. Pubblico dominio

Giovanna inviò una lettera ardimentosa agli inglesi, dichiarando di essere stata inviata da Dio per scacciarli dalla Francia e assicurare il trionfo del Delfino. Guidati da questa sorprendente ragazza e dalla forza che ispirava al popolo, a Orléans le truppe francesi riportarono la vittoria, convincendo molti francesi che fosse realmente una liberatrice divina, mentre gli inglesi ritenevano che fosse posseduta dal demonio. Il 27 aprile 1429 entrò nella città a cavallo del suo destriero bianco, accompagnata da un corteo di sacerdoti, portando viveri ai difensori, tra l’acclamazione della folla.

Jean-Jacques Scherrer, Giovanna d’Arco entra a Orléans. Pubblico dominio

In seguito, Giovanna profuse le sue forze in altre battaglie per liberare la strada verso Reims dove, il 17 luglio 1429, il Delfino potè essere incoronato come Carlo VII. Al suo fianco c’era Giovanna, col suo stendardo bianco, simbolo di purezza, ornato dai santi che le erano apparsi nelle visioni.

J.A.Dominique Ingres, Incoronazione di Carlo VII a Reims. Pubblico dominio

In un certo senso ed entro certi limiti, Giovanna d’Arco riuscì a trasformare il conflitto tra gli eserciti feudali dell’epoca in una guerra che si potrebbe definire di liberazione nazionale, pur tenendo conto che il concetto di nazione non era ancora stato sviluppato pienamente.

Ma, a questo punto, le sorti della Pulzella si oscurano. I consiglieri di Carlo lo esortano a negoziare con i Borgognoni, riuscendo così a consolidare la loro posizione a Parigi e resistendo a un attacco contro la città condotto da Giovanna, che intendeva liberarla dal nemico, ma che purtroppo andò a scapito della sua reputazione. Fu concordata una tregua che durò fino alla primavera del 1430 e, alla ripresa dei combattimenti, Carlo  VII le ordinò di partecipare alla difesa di Compiègne dove fu vittima di un’imboscata e catturata dalle truppe francesi fedeli al duca di Borgogna. Carlo VII non tentò di salvare o riscattare Giovanna dai borgognoni, che la vendettero volentieri agli inglesi i quali la affidarono al vescovo Pierre Cauchon.

Paul Delaroche, Giovanna d’Arco malata viene interrogata in prigione dal cardinale di Winchester. Pubblico dominio

Cauchon trasferì Giovanna a Rouen, in Normandia, dove fu processata da un tribunale ecclesiastico per eresia. Per la causa inglese era importante che non fosse trattata come una semplice prigioniera di guerra, ma come una seguace del demonio. In realtà l’obiettivo del processo era politico, cioè screditare Giovanna significava screditare Carlo VII, il cui successo era dovuto in gran parte all’opera della ragazza: lei lo aveva messo sul trono, quindi non c’era alcuna possibilità che ricevesse un giusto processo e intendevano liberarsi della pericolosa condottiera. Il suo modo di travestirsi (indossando abiti maschili in battaglia), le sue visioni e le sue affermazioni di essere ispirata direttamente da Dio furono tutti elementi a suo sfavore e fu dichiarata colpevole.

Al re di Francia, del resto, non conveniva essere associato a una strega eretica e preferì non tentare alcunché per ottenere la liberazione di Giovanna.

Minacciata di esecuzione immediata, dopo un anno di prigionia, firmò un documento con cui negava le visioni e si impegnava a non indossare mai più abiti maschili. Alcuni giorni dopo però, fu trovata in abiti maschili – probabilmente perché vi era stata costretta – venne dichiarata eretica recidiva e potè quindi essere giustiziata immediatamente. Il 30 maggio 1431, nella piazza del mercato di Rouen la Pulzella d’Orléans fu bruciata sul rogo. Aveva 19 anni.

Giovanna aveva profetizzato che gli inglesi avrebbero presto perso i loro possedimenti francesi e, in effetti, nel 1453 furono sconfitti e scacciati dalla Francia. Vent’anni dopo, con un nuovo processo, la Chiesa francese giudicò Giovanna innocente e nel 1920 fu canonizzata. È la santa patrona della Francia, delle donne, dei prigionieri, delle vittime di stupro, delle persone derise per la loro pietà e dei soldati.

Per i francesi, Giovanna d’Arco è tutt’ora un simbolo e un mito su cui basare la loro coscienza nazionale.

Statua di Giovanna d’Arco. Place des Pyramides, Parigi. Pixabay

Duranti i tre anni della sua inarrestabile missione, qui sintetizzata, fu ferita diverse volte, anche gravemente, ma non si fermò mai, forte del coraggio e della Fede. Determinata, di fronte allo scetticismo e al cinismo dei “potenti”.
In questi tempi di guerre che rispetto a quella dei cent’anni appaiono “brevi”, una figura come Giovanna d’Arco forse può avere ancora un posto, un ruolo, una missione.

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