Giorgia Meloni striglia la flottiglia

di Giovanni Donato
1 Ottobre 2025 16:52 Aggiornato: 1 Ottobre 2025 19:25

Giorgia Meloni chiede alla “Flotilla” di fermarsi per non compromettere la delicatissima fase della trattativa con Hamas.

Come ormai tutti sanno, la Global Sumud Flotilla, composta da circa 50 imbarcazioni salpate dalla Grecia il 19 settembre, è una missione di attivisti e parlamentari provenienti da tutta Europa, anche se non è ancora chiaro chi siano gli armatori di questa imponente operazione. Gli organizzatori affermano che l’obiettivo sia «rompere il blocco illegale su Gaza via mare, aprire un corridoio umanitario e porre fine al genocidio in corso del popolo palestinese», quasi a intendere che la Fotilla sarebbe in grado di “bloccare” l’esercito israeliano (che accusa di «genocidio») e di aprire un nuovo corridoio umanitario penetrando in territorio israeliano e in zona di guerra.

Il presidente del Consiglio – che ha più volte ribadito, negli ultimi giorni, come la consegna di viveri e medicinali poterebbe avvenire in modo molto più efficiente (e meno rischioso) attraverso i corridoi già attivi – ha dichiarato ieri su X: «Temo che un pretesto per un’escalation possa derivare proprio dal tentativo della flottiglia di violare il blocco navale israeliano». E poi un rinnovato appello al buon senso e alla responsabilità: «Ritengo che la flottiglia debba fermarsi immediatamente e accogliere una delle numerose proposte avanzate per consegnare gli aiuti in sicurezza. Qualsiasi altra scelta rischia di trasformarsi in uno strumento per ostacolare la pace, alimentare il conflitto e, di conseguenza, colpire soprattutto la popolazione di Gaza, a cui si dice di voler portare soccorso. Questo è il momento di agire con serietà e responsabilità».

Senza voler mettere in dubbio le ottime intenzioni degli equipaggi, non si può evitare di notare come il contesto sia obiettivamente molto delicato: siamo nel pieno delle 72 ore di ultimatum date a Hamas dal presidente degli Stati Uniti per accettare o rifiutare il piano di pace a Gaza. Qualunque azione in questo momento rischia di far esplodere in modo irrimediabile la situazione. Soprattutto una provocazione a Israele, come un gruppo di 50 natanti che dovrebbero attraccare, scaricare la merce e portarla nella Striscia di Gaza. Tutte azioni come minimo al limite della legalità, che probabilmente scatenerebbero una reazione israeliana (e Israele, si è capito, in questi casi non scherza) come ha più volte avvertito anche il ministro della Difesa Guido Crosetto.
E infatti, le autorità israeliane hanno ripetutamente dichiarato che non permetteranno alcun tentativo di violazione del blocco navale, né permetteranno l’ingresso di imbarcazioni in zona guerra.

Giorgia Meloni ha espresso ottimismo rispetto al piano di pace per Gaza dell’amministrazione Trump, che Stati Uniti, Israele e gran parte del mondo arabo hanno condiviso e concordato. «Con il piano di pace per il Medio Oriente proposto dal Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è finalmente aperta una speranza di accordo per porre fine alla guerra e alla sofferenza della popolazione civile palestinese e stabilizzare la regione. Un equilibrio fragile, che in molti sarebbero felici di poter far saltare», ha osservato in un post su X il presidente del Consiglio. Che in un post successivo ha rincarato la dose per la Flotilla e i suoi sostenitori politici in Italia, dicendo: «La verità è semplice: quegli aiuti possono essere consegnati senza rischi attraverso i canali sicuri già predisposti. Insistere nel voler forzare un blocco navale significa rendersi – consapevolmente o meno – strumenti di chi vuole far saltare ogni possibilità di un cessate il fuoco. Perciò risparmiateci le lezioni di morale sulla pace se il vostro obiettivo è l’escalation. E non strumentalizzate la popolazione civile di Gaza se vi interessa davvero il loro destino».

Parole dure, condivise dal ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, che ieri ha descritto la Flotilla come un’azione volta a porre in essere «provocazioni» e ha ribadito che gli aiuti dovrebbero essere trasferiti attraverso canali consolidati, come il porto di Cipro o la marina di Ashkelon. La settimana scorsa, Sa’ar ha dichiarato che Israele era pronto a facilitare la consegna degli aiuti «in modo legale e pacifico» e che il rifiuto della Flotilla della proposta italiana di scaricare i rifornimenti a Cipro rivela il suo vero intento provocatorio.

Ma ogni appello sembra essere vano: il primo ottobre, gli organizzatori della Flotilla hanno annunciato di essere entrati in quella che hanno definito una «zona ad alto rischio» vicino a Gaza, un’area in cui precedenti flottiglie umanitarie sono state intercettate o attaccate dalle forze armate israeliane. In un comunicato pubblicato su Telegram, la Flotilla ha segnalato un’intensificata attività di droni sopra la flotta e l’avvicinamento di imbarcazioni non identificate ad alcune delle sue navi. «Continuiamo a navigare verso Gaza, avvicinandoci al confine delle 120 miglia nautiche» dice il comunicato. Il gruppo ha anche dichiarato di essere «in stato di massima allerta» mentre si avvicina a destinazione.

Israele ha accusato la flottiglia di operare spacciandosi per attività umanitaria mentre in realtà è un’operazione al servizio di Hamas. In risposta, la Flotilla ha dichiarato a Epoch Times Usa che non intende commentare quelle che considera tattiche del governo israeliano volte a distogliere l’attenzione dai suoi «crimini di guerra».

Italia e Spagna hanno inviato unità navali della marina per accompagnare la Flotilla, con l’obiettivo di fornire assistenza per eventuali esigenze di salvataggio o umanitarie, ma entrambi i governi hanno precisato che non interverranno militarmente. Naturalmente: commettere un atto di guerra contro Israele per scortare la Flotilla non sarebbe affatto saggio.
Il ministero della Difesa ha specificato che la presenza navale italiana terminerà una volta che la Flotilla si troverà entro 150 miglia nautiche (278 chilometri) da Gaza. Al limite delle acque territoriali israeliane. Dopo, la Flotilla verrà probabilmente “ricevuta” dalla marina israeliana.

 


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