È ufficiale: il Russiagate contro Trump era un falso

di redazione eti/Joseph Lord
30 Luglio 2025 19:26 Aggiornato: 31 Luglio 2025 9:48

Il 23 luglio 2025, il ministero della Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato la formazione di una commissione per analizzare i documenti desecretati dal direttore dell’Intelligence, Tulsi Gabbard, che smentiscono le accuse secondo cui Donald Trump avrebbe vinto le elezioni del 2016 grazie al sostegno della Russia. In una nota, il ministero ha chiarito che la commissione «valuterà le prove rese pubbliche dal direttore Gabbard e indagherà su possibili azioni legali derivanti dalle sue rivelazioni». Lo stesso giorno, durante un briefing alla Casa Bianca, Tulsi Gabbard ha dichiarato: «Ci sono prove inconfutabili che spiegano come il presidente Obama e il suo team per la sicurezza nazionale abbiano orchestrato a tavolino un’indagine dei servizi segreti volutamente falsa. Sapevano che avrebbe alimentato una versione dei fatti non vera, secondo cui la Russia avrebbe interferito nelle elezioni del 2016 per favorire la vittoria di Donald Trump, presentandola agli americani come vera. Ma non lo era».

Sempre il 23 luglio, l’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale ha pubblicato un’indagine desecretata della Commissione Intelligence della Camera, che evidenzia come tre documenti della Cia, diffusi dopo le elezioni del 2016, contenessero informazioni distorte, poco plausibili o di origine incerta, non conformi agli standard dell’Agenzia. «Qui non è questione di democratici o repubblicani: questo riguarda l’integrità della nostra repubblica democratica e la fiducia degli elettori americani nel valore del proprio voto», ha sottolineato la Gabbard, ex esponente di primo piano del Partito Democratico, e passata ai repubblicani pochi mesi prima delle presidenziali dello scorso anno.
Il ministro della Giustizia, Pamela Bondi, ha assicurato: «Indagheremo a fondo su queste inquietanti rivelazioni, senza lasciare nulla di intentato per garantire giustizia».

Donald Trump e i suoi alleati hanno subito per anni indagini legate alla presunta interferenza russa nelle presidenziali del 2016. Ma la Gabbard sostiene che, sulla base delle informazioni in suo possesso, la Russia considerasse «inevitabile» la vittoria di Hillary Clinton, mirando a minare la fiducia nella democrazia americana piuttosto che a favorire Trump. Se interferenza russa c’è stata, insomma, la prospettiva sarebbe molto diversa. «Interesse principale di Vladimir Putin nelle elezioni del 2016 era minare la fiducia nel processo democratico degli Stati Uniti, non favorire un candidato specifico – spiega il direttore dell’Intelligence –  Infatti, il rapporto mostra come Putin abbia evitato di diffondere materiali compromettenti su Hillary Clinton prima delle elezioni, pianificando invece di divulgarli dopo, per indebolire quella che Mosca riteneva una presidenza Clinton inevitabile».

Un’indagine dell’intelligence del 2017, condotta da Fbi, Cia e Agenzia per la sicurezza nazionale, affermava (falsamente, a quanto pare) che Putin e il governo russo «ambivano a favorire l’elezione di Trump, screditando il ministro degli Esteri Clinton e mettendola pubblicamente in contrasto con lui». Cia e Fbi mostravano alta fiducia in questa valutazione, mentre l’Agenzia per la sicurezza nazionale esprimeva una fiducia moderata. La Commissione Intelligence della Camera ha però stabilito che questo giudizio non rispettava gli standard di un corretto lavoro di intelligence. Tradotto: non era un’indagine credibile.

«Hanno cospirato per sovvertire la volontà degli americani che hanno eletto Donald Trump nel novembre 2016 – dice ora la Gabbard denunciando un vero e proprio disegno eversivo – Hanno agito in collaborazione con i loro amici nei giornali per promuovere questa menzogna, con l’obiettivo di minare la legittimità del presidente Trump e nel tentativo di attuare un colpo di Stato».

L’indagine ora desecretata da Tulsi Gabbard evidenzia poi come i servizi segreti abbiano ignorato o citato selettivamente informazioni serie e fondate che smentivano l’idea che Putin volesse favorire Trump, scartando interpretazioni invece plausibili e omettendo tesi contrastanti. Il rapporto che “inchiodava” Trump quale agente russo, era insomma tanto manipolatorio dei fatti al punto da risultare volutamente falso. John Brennan, direttore della Cia all’epoca, non ha commentato la pubblicazione dei documenti che finora erano rimasti coperti da segreto di Stato; in passato aveva difeso le valutazioni contenute nel rapporto stesso. Il 22 luglio 2025, l’allora presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, tramite un portavoce, ha dichiarato: «Nulla nei documenti pubblicati la scorsa settimana smentisce la conclusione ampiamente accettata che la Russia abbia cercato di influenzare le elezioni presidenziali del 2016, senza però riuscire a manipolare direttamente i voti».


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