Donald Trump in Asia per consolidare il rilancio dell’America

di Giovanni Donato
26 Ottobre 2025 8:49 Aggiornato: 26 Ottobre 2025 8:55

Donald Trump è atterrato oggi a Kuala Lumpur, capitale della Malesia, dando ufficialmente avvio al suo viaggio in Asia, che prevede tappe anche in Giappone e in Corea del Sud. Il viaggio è incentrato su diversi colloqui commerciali volti a rafforzare la posizione dei lavoratori e delle imprese americane, a assicurare accordi per l’approvvigionamento di minerali strategici e a rendere più resilienti le catene di approvvigionamento. L’obiettivo, insomma, è quello di concludere accordi che permettano di attuare al meglio il promesso piano di re-industrializzazione degli Stati Uniti.

Dopo l’incontro col primo ministro malese Anwar Ibrahim, Trump parteciperà a una cena di lavoro con i dirigenti dell’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico (Asean), prima di ripartire lunedì per il Giappone, dove sarà accolto dall’imperatore Naruhito.

Martedì il presidente americano incontrerà il nuovo primo ministro Sanae Takaichi, la prima donna nella storia del Giappone a ricoprire l’incarico. La Takaichi è considerata l’erede di Shinzo Abe, il primo ministro assassinato l’8 luglio 2022 mentre teneva un comizio elettorale. Abe e Trump – nel corso del suo primo mandato – aveva stretto un legame di profonda stima e amicizia. Shinzo Abe è stato il più longevo primo ministro del Giappone, e una figura centrale nel consolidamento dell’alleanza tra Tokyo e Washington durante la prima presidenza di Donald Trump.
La neo-premier giapponese così commentato su X la recente conversazione telefonica avuta con Trump: «Ho avuto un confronto sincero e costruttivo con Trump e ho apprezzato sinceramente il suo caloroso messaggio di congratulazioni per la mia nomina. Insieme a lui sono determinata a portare l’alleanza tra Giappone e Stati Uniti a nuovi livelli».

Sono poi in programma ulteriori incontri bilaterali in Corea del Sud, e non è escluso che si aprano ulteriori occasioni di confronto con altri capi di Stato e di Governo. Donald Trump ha infatti dichiarato ai giornalisti di essere «assolutamente disposto» a incontrare il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, se sarà quest’ultimo a fare il primo passo. Intanto, l’accordo commerciale con Seul è «pressoché pronto per la firma», ha confermato Trump.

L’incontro fra il presidente degli Stati Uniti e il presidente sudcoreano Lee Jae Myung avverrà a margine della conferenza dell’Asia-Pacific Economic Cooperation (Apec), dedicata quest’anno al tema “Costruire un domani sostenibile”. Ma dal 26 al 28 ottobre, a Kuala Lumpur, si svolge anche e soprattutto il Business and Investment Summit 2025 dell’Asean, un appuntamento che Trump non poteva mancare, per rafforzare la cooperazione economica e consolidare i rapporti tra Stati Uniti e le nazioni che compongono l’Asean. Gli scambi commerciali tra gli Stati Uniti e gli Stati Asean hanno superato lo scorso anno i 452 miliardi di dollari.

L’ultima tappa del viaggio prevede poi l’incontro con il malandato segretario generale del Partito comunista cinese, Xi Jinping, a Busan, in Corea del Sud. «Abbiamo molti temi di cui discutere, tra cui gli agricoltori, vari accordi commerciali passati, alcuni rispettati, altri meno» ha commentato Trump, aggiungendo: «loro dovranno cedere qualcosa. E forse anche noi». Il presidente americano ha inoltre espresso la volontà di abbassare i dazi imposti alla Cina, posto che il regime inizi finalmente a collaborare con gli Stati Uniti in modo leale. Ma non è chiaro se le attuali moratorie sulle esportazioni tecnologiche imposte dal regime verranno discusse durante l’incontro.

Taiwan, da sempre uno dei nodi più delicati nei rapporti tra Washington e Pechino, sarà con ogni probabilità fra i temi trattati. Il Partito comunista cinese brama da sempre la conquista dell’isola di Taiwan, che di fatto rimane la vera Repubblica di Cina, dopo che Chiang Kai Shek si rifugiò a Taiwan dopo la rivoluzione-golpe del Partito comunista cinese del 1949, in seguito alla quale, sul continente, nacque allora la cosiddetta Repubblica Popolare Cinese. L’amministrazione Trump ha più volte avvisato la dittatura comunista, dicendo che attaccare Taiwan sarebbe un «grave errore» che potrebbe costare molto caro al regime. D’altra parte, sembra improbabile che Xi osi tentare delle operazioni militari di simile portata, proprio quando la fazione a lui avversa ormai ha di fatto preso il controllo delle forze armate.

Infine, non mancherà uno sguardo all’Europa: il presidente degli Stati Uniti ha fatto intendere che potrebbe sollevare la questione delle importazioni di petrolio russo da parte cinese: «oggi la Cina sta riducendo in modo significativo gli acquisti di petrolio russo – ha osservato Trump – mentre l’India li ha sospesi completamente, e noi abbiamo imposto delle sanzioni».

 


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