La Nato intende incrementare l’obiettivo di spesa per la difesa dei Paesi membri, portandolo dall’attuale 2% a una forbice compresa tra il 3,5% e il 5% del prodotto interno lordo. Lo ha annunciato mercoledì il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in vista del prossimo vertice dell’Alleanza atlantica previsto per giugno.
Sotto la pressione degli Stati Uniti per un aumento degli investimenti in sicurezza, l’Italia ha dichiarato che raggiungerà quest’anno l’obiettivo del 2% del Pil attraverso una serie di aggiustamenti contabili. Sono state inoltre elaborate proposte per potenziare il bilancio della difesa, cercando di limitare l’impatto sulle finanze pubbliche. «Il governo italiano esprimerà la propria posizione e discuterà le sue proposte al vertice di giugno, dove la Nato prenderà una decisione», ha dichiarato Crosetto, rispondendo a interrogazioni parlamentari nella Camera dei deputati.
Portare il bilancio della difesa italiano al 5% del Pil comporterebbe un impegno finanziario superiore ai 60 miliardi di euro, una cifra che potrebbe rivelarsi ardua da sostenere, considerato che il debito pubblico è previsto salire a quasi il 138% del Pil nel 2026, per poi ridursi leggermente l’anno successivo.
Tuttavia, il ministro della Difesa ha sottolineato che il bilancio della difesa dovrebbe includere voci già presenti nel bilancio statale complessivo, come le spese per le capacità operative, le comunicazioni e le politiche spaziali. Ha inoltre citato gli investimenti destinati a rafforzare la resilienza delle infrastrutture più importanti e a migliorare la mobilità militare.
Rispondendo alle critiche dell’opposizione, che teme un drenaggio di risorse a scapito della spesa sociale, Crosetto ha ribadito che la decisione finale spetta al Parlamento: «Siamo una repubblica parlamentare e il bilancio viene discusso e votato in quest’aula. Prenderò atto di quanto deciso dalla Nato e, successivamente, dal Parlamento».