Crescono emissioni ma consumi fermi Prezzi tra i più alti in Europa secondo Enea

di Agenzia Nova
29 Luglio 2025 13:32 Aggiornato: 29 Luglio 2025 13:32

Dopo due anni e mezzo di diminuzioni, tornano a crescere nel primo semestre 2025 le emissioni di CO2 (+1,3 per cento), nonostante i consumi energetici complessivi siano rimasti stazionari (gas +6 per cento, petrolio -2 per cento, generazione elettrica da rinnovabili -3 per cento). Lo evidenzia l’Analisi Enea del sistema energetico nazionale, che rileva, inoltre, prezzi di elettricità e gas tra i più elevati in Europa e un trend negativo per la transizione energetica (-25 per cento) misurato dall’indice Ispred. In particolare, riguardo ai prezzi, quello dell’energia alla Borsa italiana (120 €/MWh media semestrale) è risultato doppio rispetto a quello di Spagna (62 €/MWh) e Francia (67 €/MWh). «Di fatto, ne risente la produzione industriale dei settori energy intensive, che resta inferiore di oltre il 10 per cento rispetto a quella dell’intera industria manifatturiera, già sui minimi di lungo periodo», spiega Francesco Gracceva, il ricercatore Enea che cura l’aggiornamento trimestrale.Dall’analisi emerge che nel primo trimestre le fonti rinnovabili hanno registrato un forte calo della produzione idroelettrica (-20 per cento) ed eolica (-12 per cento), non compensato dall’aumento del fotovoltaico (+23 per cento), che è cresciuto in linea con il progressivo incremento della capacità installata (+3,3 GW). I consumi di gas naturale sono stati invece sostenuti dal clima rigido del primo trimestre 2025, che ha spinto i consumi per il riscaldamento.

Una situazione che rispecchia sostanzialmente il quadro europeo dove l’inverno rigido ha fatto salire il consumo di gas (+5 per cento), mentre sono diminuite le rinnovabili (-3 per cento), con il solo fotovoltaico in crescita (+20 per cento). Segno positivo anche per la produzione di energia nucleare (+2 per cento), legata all’aumento della produzione francese. «Nel complesso i consumi energetici dell’area euro sono stimati stazionari, e così le emissioni di CO₂, un dato in chiaro contrasto con la traiettoria necessaria per il target 2030, che richiede un calo medio annuo di circa il 7 per cento», sottolinea Gracceva.A livello di settori, in Italia si rileva una contrazione dei consumi nei trasporti (-1 per cento), concentrata nel primo trimestre, e un incremento nel civile (+3 per cento), attribuibile principalmente all’aumento della domanda di gas per riscaldamento e alla maggiore domanda elettrica del settore terziario. Nel complesso, nel semestre la domanda elettrica nazionale risulta in lieve aumento (+0,4 per cento), confermando la sostanziale stazionarietà del grado di elettrificazione dei consumi energetici in Italia.

Il peggioramento dell’indice della transizione Enea Ispred è da attribuirsi soprattutto alla componente decarbonizzazione: «Nei prossimi cinque anni le emissioni di CO2 dovranno scendere del 6 per cento, quasi il doppio di quanto fatto negli ultimi 3 anni. Se la traiettoria delle emissioni seguisse il trend degli ultimi 3 anni, il target 2030 sarebbe raggiunto non prima del 2035», prosegue Gracceva.Sul fronte sicurezza energetica, e con particolare riferimento al gas, il sistema è risultato solido anche per la bassa domanda invernale. Un contributo è arrivato anche dall’entrata in funzione del rigassificatore di Ravenna, che a maggio e giugno ha portato il gas liquefatto ad essere la prima fonte di approvvigionamento di gas italiana (35 per cento del totale), superando l’import dall’Algeria. Nel sistema elettrico europeo sono divenute sempre più frequenti le ore con prezzi zero o negativi, fino a un massimo raggiunto in Spagna con una media di oltre 6 ore al giorno. «Si tratta di segnali di un eccesso di produzione di elettricità da fonti intermittenti, in primis il fotovoltaico, e di flessibilità non adeguata a gestire la variabilità delle rinnovabili. Ma è notevole come sul mercato italiano questi effetti risultino al momento radicalmente più contenuti, con prezzi zero solo nello 0,5 per cento delle ore nella zona Sud, a conferma del persistente ruolo del gas nella fissazione dei prezzi sul mercato all’ingrosso», conclude Gracceva.


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